ERBA – Sera del 20 febbraio 2020, all’Ospedale di Codogno viene individuato il primo caso di Coronavirus in Lombardia. Si tratta di un 38enne del luogo, rientrato dalla Cina da pochi giorni. I sintomi sono quelli di una polmonite ma ad un esame più approfondito e in seguito a tampone il paziente risulta positivo al Covid-19. La notizia verrà diramata solo l’indomani da Regione Lombardia. Altre due persone, la moglie del paziente 1 e un amico, risultano positive, 250 persone vengono messe in quarantena.

E’ l’inizio dell’emergenza sanitaria nel nostro paese, un’emergenza che dura da un anno esatto e che ha colpito in maniera particolarmente grave la Regione Lombardia. E’ il 23 febbraio, il presidente Attilio Fontana prepara ed emette un’ordinanza urgente per il contenimento del virus. In tutta la Regione vengono chiuse le scuole e i luoghi di aggregazione. I contagi, quel giorno, in tutta Italia, sono oltre 130. I comuni di Codogno, Castiglione d’Adda e Casalpusterlengo, nella bassa lodigiana, diventano ‘zona rossa’: gli abitanti hanno il divieto di lasciare il comune e di uscire di casa se non per urgenti motivi.
I sindaci sospendono le sfilate di Carnevale con la speranza di poterle recuperare a breve. Non sarà così. In un clima di panico crescente tra la popolazione a Erba come altrove inizia la corsa al supermercato, dove in poco tempo gli scaffali resteranno vuoti. A ruba pasta, riso, passata di pomodoro e lievito.

Solo pochi giorni più tardi, l’11 marzo 2020, il premier Giuseppe Conte durante una conferenza stampa in diretta nazionale annuncia la ‘chiusura dell’Italia per Coronavirus’. Una misura estrema per contenere l’emergenza sanitaria che sta mettendo a dura prova la tenuta degli ospedali, in particolare modo in Lombardia. Il lockdown durerà fino ad aprile inoltrato. Mesi lunghi, caratterizzati dal via vai delle ambulanze lungo le strade deserte e silenziose, dai dati dei malati e dei decessi, regione per regione, provincia per provincia, puntualmente comunicati a fine giornata. I mesi della speranza, della solidarietà, del motto ‘Andrà tutto bene’ dipinto dai bambini su fogli e lenzuola appesi fuori dalle case. Vi abbiamo chiesto, in quelle settimane, di condividere il vostro ‘lockdown’ con l’iniziativa ‘Io sto a casa’. In tantissimi avete risposto, le vostre fotografie ci hanno fatto sentire tutti più vicini, seppur ‘a distanza’.
Tutte le amministrazioni comunali si attivano e mobilitano per dare una mano alle persone e alle famiglie colpite dal contagio attraverso la costituzione dei Coc, i centri operativi comunali, in cui i volontari della Protezione civile si trasformano in angeli tutto fare, portando spesso e volentieri spesa, farmaci e mascherine a domicilio delle persone in difficoltà.

Il lockdown si protrae fino all’inizio di maggio: la Fase 2, annunciata dal Governo, comincia il 27 aprile con le prime timide riaperture che riguardano alcuni settori dell’industria. La data che segna l’atteso ritorno alla normalità è il 18 maggio, con la riapertura, dopo negozi e altre attività, di bar e ristoranti. Una normalità parziale, segnata dall’utilizzo delle mascherine, sia al chiuso che all’aperto, dal distanziamento obbligatorio, dagli ingressi contingentati. E’ la normalità che segna i mesi estivi, durante i quali l’Italia ‘riapre’ anche agli spostamenti tra le Regioni, possibili dal 3 giugno.

Una stabilità che con l’arrivo dell’autunno viene nuovamente minacciata dal virus. A settembre l’atteso ritorno in classe degli studenti dopo mesi di didattica a distanza viene in poco tempo messo a dura prova dai contagi che costringono diverse classi, in diversi istituti, in quarantena. I casi crescono di giorno in giorno e in molti puntano il dito sul sistema dei trasporti, inadeguato a garantire il rispetto delle distanze. Il presidente della Regione Attilio Fontana firma l’ordinanza che prevede lo stop delle lezioni in presenza per tutti gli studenti delle scuole superiori.

Dal mese di ottobre un deciso rialzo del numero di contagi, preoccupante non solo in Lombardia ma in diverse altre regioni italiane, spinge il Governo a prendere nuovi provvedimenti per fronteggiare l’arrivo della temuta ‘seconda ondata’ dell’epidemia. A fine ottobre in Lombardia viene introdotto il coprifuoco dalle 23 alle 5. Pochi giorni dopo il Governo firma un nuovo Dpcm che, oltre ad anticipare alle 22 l’inizio del coprifuoco, ‘divide’ le regioni in zone di rischio dove, a seconda dell’andamento epidemiologico, vengono applicate misure restrittive più o meno stringenti. E’ l’oramai noto schema ‘a colori’, tutt’oggi vigente in Italia: la Lombardia, nuovamente tra le regioni con il numero di contagi più alto, a novembre torna a rivivere un nuovo lockdown, seppur ‘mite’, in zona rossa. Per un allentamento delle misure restrittive bisogna attendere il mese di dicembre quando, prima di Natale, la regione passa in zona gialla.
La battaglia contro il Covid spinge il Governo a mantenere la linea ‘dura’ durante la delicata fase delle vacanze natalizie, segnate dal cosiddetto ‘Decreto Natale’: un pacchetto di misure studiate per contenere la diffusione del virus ed evitare una nuova, pesante, ricaduta della situazione epidemiologica, ad ora sotto controllo. Un Natale insolito e ‘casalingo’ per tanti italiani, impossibilitati a spostarsi dal proprio Comune nei giorni di ‘zona rossa’ e costretti a limitare gli incontri in famiglia.

Prima della fine dell’anno, una buona notizia: il 27 dicembre prende il via la campagna vaccinale contro il Coronavirus. Anche a Como i primi operatori sanitari ricevono il vaccino Pfizer, messo a punto dagli Stati Uniti e distribuito in tutta Europa. Il piano vaccini, messo a punto dal Governo e dalle Regioni, prosegue poi a gennaio.
Mentre le regioni continuano a cambiare colore a seconda della situazione epidemiologica (non senza ‘intoppi’, come accaduto in Lombardia, classificata nuovamente ad alto rischio e collocata in zona rossa dopo le vacanze di Natale per via di un errore nella trasmissione dei dati), gli operatori sanitari, in prima linea contro il Covid, vengono man mano vaccinati nei presidi ospedalieri. All’Ospedale Sacra Famiglia di Erba le prime somministrazioni vengono date a partire dall’11 gennaio.

Si prova a ripartire anche con la scuola in presenza per tutti, studenti delle superiori comprese. La data della ripartenza, originariamente fissata per il 7 gennaio, slitta tra ordinanze regionali e classificazioni in zona rossa, al 25 gennaio. In cabina di regia la Prefettura a cui spetta il compito di coordinare le esigenze degli istituti con quelle delle società di trasporti potenziando le corse in modo da conciliarsi con gli ingressi e le uscite scaglionate.
E, giusto per non farsi mancare niente, l’incubo delle varianti con il loro elevato tasso di contagiosità. Nel mezzo un cambio di governo con la fresca nomina di Mario Draghi a presidente del Consiglio e, qualche settimana prima, un cambio di assessore al Welfare in Regione con Giulio Gallera sostituito dall’ex sindaco di Milano Letizia Moratti.

Al termine della ‘fase 1’ e ‘fase 1 bis’, dedicata agli operatori sanitari e agli ospiti delle Rsa, in Lombardia il 18 febbraio, a quasi un anno dall’inizio dell’emergenza sanitaria, si apre una seconda ed importante fase della campagna vaccinale, dedicata alla popolazione anziana over 80.