Civenna e Bellagio: il “sì” definitivo della Regione

Admin Altreforme 21 Gennaio 2014

Civenna, Politica

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Bellagio CivennaCIVENNA – Il Consiglio regionale, martedì 21 gennaio, ha approvato la fusione di Civenna e Bellagio. Dopo il “sì” dei cittadini (vedi articolo sull’esito del referendum), anche la Regione ha dato parere favorevole alla fusione dei due Comuni in uno solo che, come voluto dagli abitanti, si chiamerà Bellagio.

In provincia di Como sono passate 3 delle 7 proposte referendarie sottoposte poi alla Commissione II “Affari istituzionali” e alla Commissione speciale per il Riordino delle Autonomie.

I Comuni di Bellagio e Civenna si sono uniti in Bellagio. Drezzo, Gironico e Parè hanno assunto la denominazione unica di Colverde, mentre dalla fusione di Ossuccio, Lenno, Mezzegra e Tremezzo prenderà forma il Comune di Tremezzina.

Grande soddisfazione dei consiglieri regionali erbesi in riferimento all’approvazione.

L’erbese Daniela Maroni, consigliere della Lista civica Maroni Presidente, ha affermato il proprio gradimento: “Esprimo grande soddisfazione per come le commissioni chiamate a esprimersi hanno condotto l’iter dei progetti di legge. Nell’attuale situazione economica, con la scarsità dei trasferimenti provenienti dallo Stato centrale, è necessario razionalizzare il sistema dei nostri enti locali e quindi anche il tessuto dei nostri comuni. Questa operazione di razionalizzazione non deve tuttavia in alcun modo essere imposta o essere calata dall’alto sulle popolazioni interessate”.

Pieno rispetto per la sovranità popolare e anche per i pareri espressi dai Consigli comunali in primis dunque: “Nessun progetto di fusione – precisa la Maroni – sarà avvallato dal Gruppo Maroni Presidente in questo Consiglio regionale se non con il consenso e il giudizio positivo, espresso democraticamente nelle consultazioni, della popolazione di tutti i singoli comuni coinvolti in ogni progetto di legge”.

L’albavillese Alessandro Fermi di Forza Italia sottolinea a sua volta il concetto: “Parliamo di fusione di Comuni, non di annessione: il rispetto della volontà dei cittadini di ogni singolo comune è fondamentale, pur nella condivisione dell’importanza dei processi di fusione dei piccoli comuni”.

Il consigliere è intervenuto in aula a sostegno del processo di fusione avviato per alcuni comuni lombardi in seguito ai referendum consultivi dei quali la Regione ha recepito l’esito: “Il tema mi appassiona perché sono stato amministratore e so bene che nei piccoli Comuni i soldi non bastano anche solo per coprire i servizi essenziali. Per questo ho sostenuto e sono favorevole ai processi di fusione, perché possono portare risparmi apparentemente piccoli, ma vitali per le amministrazioni, nell’ottica della razionalizzazione delle risorse e del personale. E’ evidente che non si tratta di un risparmio immediato ma di un percorso che, nel medio tempo, potrà portare a economie di scala di grande importanza. Oggi il primo tema da affrontare per i comuni di piccole dimensioni (3.000 abitanti di media) è quello del personale. Mettendo insieme 3 comuni e arrivando a una popolazione complessiva di circa 10 mila persone – ha spiegato Fermi portando un esempio concreto – si avrebbero a disposizione, in un tempo medio di 10 anni, almeno 150/200 mila euro in più da investire in servizi per i cittadini, ossia l’equivalenza di 5/6 dipendenti, che, a seguito di pensionamento o mobilità, potrebbero non essere sostituiti. Sono cifre per nulla trascurabili senza dimenticare le economie di scala virtuose che si andrebbero così a innescare. In questa prospettiva, lo strumento della fusione dei Comuni non potrà che essere sempre più diffuso”.

Fermi ha così colto l’occasione per esprimere, al contrario, un giudizio negativo sull’unione dei comuni: “Uno strumento che in questi anni non ha funzionato, se non per ottenere finanziamenti, ma non ha prodotto risparmi significativi”.