Merone

“Anziché il ‘Museo del cemento’ si pensi alle conseguenze ambientali della cementeria”

Redazione 20 Novembre 2023

Ambiente, Lettere, Merone

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L’ingresso del Museo

MERONE – Riceviamo e pubblichiamo:

I progetti delle ‘Vie del cemento’ e del ‘Museo del cemento’ a Merone servono solo ad autocelebrare l’attività della cementeria, ma non tengono conto delle pesanti ferite all’ambiente. Pertanto non si capisce perché i progetti siano stati promossi da un Ente pubblico, ovvero il Comune di Merone.

E’ questo il nostro commento – come Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” – a pochi giorni dall’inaugurazione del ‘Museo del cemento’ a Merone negli spazi del cementificio; ricordiamo che come associazione, dal 1990 e per circa 25 anni, ci siamo occupati delle conseguenze ambientali derivanti dall’attività della cementeria di Merone (https://www.circoloambiente.org/cementeria.html).

La nostra critica al progetto ‘vie del cemento e al ‘museo’, parte dal fatto che l’interesse pubblico non deve essere quello di promuovere l’attività privata di un’azienda, semmai quello di tenere in considerazione (anche) i danni subiti dall’ambiente in conseguenza dell’attività del cementificio. Ci riferiamo ad esempio alle polveri e agli inquinanti emessi, per circa 80 anni, dalla cementeria, che sono ricaduti in particolare sulle teste degli abitanti di Merone, Monguzzo e degli altri comuni del territorio. E poi all’incenerimento dei rifiuti (che allora erano definiti ‘tossico-nocivi’), che è stato autorizzato dalla metà degli anni ’80 ed è poi continuato fino alla chiusura dei forni: in questo periodo sono state bruciate diverse migliaia di tonnellate di rifiuti, soprattutto scarti delle industrie chimiche e altri rifiuti oggi definiti ‘pericolosi’.

E poi, tra le ripercussioni ambientali, non si può non ricordare l’attività di escavazione, che ha lasciato tuttora aperte le ‘ferite’: pensiamo alla ex cava di Baggero (che il marketing dell’azienda ha definito ‘Oasi’, poi donata (!) al Parco Valle Lambro), che si è letteralmente ‘mangiata’ una collina! E poi i pesanti squarci ancor oggi visibili da tutta la Brianza sulle pendici del monte Cornizzolo, con le ex cave e miniere di Pusiano, Suello e Cesana Brianza, le cui ferite resteranno visibili per i prossimi secoli! E poi l’immensa voragine della miniera di Brenno a Costa Masnaga.

Questi sono gli elementi che, secondo noi, un Ente pubblico (ovvero l’Amministrazione comunale) dovrebbe (deve!) contemplare nel ricordare l’attività della cementeria sul territorio! Altro che museo autocelebrativo del cemento!

Circolo Ambiente Ilaria Alpi