Erba

Medici di base: “Serve un cambio radicale per rendere la professione più attrattiva”

Caterina Franci 6 Luglio 2023

Attualità, Erba

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giuseppe rivolta
Il dottor Giuseppe Rivolta

ERBA – “Il problema del medici di base non è risolvibile in tempi brevi, ciò che serve è un cambio radicale per fare sopravvivere questa professione “. Lo sostiene il dottor Giuseppe Rivolta, medico di medicina generale erbese, interpellato sull’emergenza che sta interessando anche il nostro territorio (leggi qui).

“Sul Ambito territoriale di Erba/Pusiano eravamo fino a pochi mesi fa in dodici medici, dopo i recenti avvicendamenti siamo dieci e si può ragionevolmente ipotizzare che circa 1000, 1200 persone siano senza assistenza malgrado due colleghi hanno accettato 200 assistiti più del massimale. Gli altri medici invece ha preferito declinare l’invito perché il carico di lavoro è già eccessivo e finisce per influire sulla qualità del servizio già in sofferenza. Con tante persone in carico personalmente ritengo che il rapporto umano 1:1 tra il medico di famiglia e i suoi assistiti, che è il grande valore aggiunto della nostra professione, non possa realizzarsi”.

“Il medico di base non è una figura che esiste in tutto il mondo, ma solo nei Paesi più evoluti – prosegue Rivolta – ed è preziosissima. Dove c’è un medico di medicina generale autorevole, è dimostrato scientificamente che migliore è la prestazione sanitaria generale offerta, i pazienti vengono curati con minore spesa e più efficienza e la comunità di riferimento di fatto ne trae beneficio sia in termini di salute che socialmente. Però è innegabile che da alcuni anni questa professione è sempre meno performante a causa del mancato finanziamento governativo e la relativa rarefazione della Sanità Pubblica. In questo scenario quindi la medicina generale è sempre meno attrattiva per giovani medici che dovrebbero la sceglierla”.

“Tornando alla situazione del nostro territorio si spera che nei prossimi giorni i due medici incaricati prendano la convenzione a tempo indeterminato e sia insediato il collega trasferito dalla provincia di Lecco. Fino all’autunno gli ex assistiti della dottoressa Impellizzeri avranno la soluzione tampone dell’ambulatorio di via D’Azeglio, si spera poi di trovare medici  fra i nuovi laureati che non entrano in specialità o trasferimenti e altre collaborazioni continuative in attesa dei prossimi concorsi”.

Il lavoro da portare avanti è duplice, per Rivolta: da un lato predisporre un piano per affrontare l’attuale emergenza ed evitare che i pazienti restino senza medico, dall’altro progettare a medio termine. “E’ chiaro – spiega – che bisogna pensare ad un cambio radicale, partendo subito con una programmazione che restituisca un “proprio” medico di qualità alle famiglie in cinque anni. Questa operazione è molto complessa perché non basta aprire le porte della università a più studenti, bisogna finanziare il loro percorso formativo. Per quanto riguarda invece il progetto dell’impegno dei medici di famiglia nel nuovo progetto regionale delle Case di Comunità, è ancora molto nebuloso e non potrà come dicono molti sostituire il medico di famiglia, ma sarà solo un ambito nel quale il medico potrà collaborare con gli specialisti e gli infermieri di comunità”.