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Nel cuore della Grigna. Intervista alla speleologa erbese Pamela Romano

Caterina Franci 13 Gennaio 2017

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Pamela Romano in una foto di Andre Moretti

 

ERBA – Ha preso parte alla spedizione firmata InGrigna! che, pochi giorni fa, ha permesso di scoprire nelle viscere della Grigna una nuova galleria, ribattezzata per la sua ampiezza “Autostrada del Sole”.

Lei è Pamela Romano, 45 anni, erbese ma residente a Como. Diplomata al conservatorio, disegnatrice di capi d’abbigliamento. Una delle poche – ma in aumento, parrebbe – quote rosa che praticano speleologia in Italia. Insieme ad altri sette “colleghi”, ad inizio gennaio si è infilata per quattro lunghi giorni in “W le Donne”, la seconda grotta più profonda d’Italia, che si snoda nelle viscere della Grigna Settentrionale (Grignone). Il motivo? Scoprire un mondo nascosto e inesplorato, che con l’ “Autostrada del Sole” è divento un po’ più conosciuto.

Nell’Autostrada del Sole

 

Pamela, partiamo dalla tua passione: come mai la speleologia? 
“Ho cominciato da non molto a dire il vero, 6 anni fa mi sono iscritta allo Speleo Club di Erba, era un semplice corso di introduzione alla speleologia. Ho iniziato ad andare in grotta con loro e poi mi sono appassionata. Non alla semplice discesa, ma all’aspetto esplorativo, che trovo molto entusiasmante. Sulla terra alla fine è stato tutto scoperto, andare nel sottosuolo è per me un po’ come andare nello spazio, provo l’emozione di varcare le soglie di un ambiente mai visto prima. Così dalle semplici discese in grotta per vedere ho iniziato ad unirmi a gruppi che procedevano in esplorazione”.

Con il compagno e speleologo Fabio Bollini

 

Com’è entrata a far parte del progetto InGrigna! e quindi del team che ha scoperto l’Autostrada del Sole?
Tengo a precisarlo: io sono davvero l’ultima arrivata in questa cosa! Gli altri erano impegnati da due anni nel progetto, io mi sono avvicinata grazie al mio compagno, Fabio Bollini, che in grotta ci va da quando ha 16 anni e mi ha fatto conoscere l’ambiente delle Grigne. Con lui sono scesa in ‘W le Donne’ ad agosto e quindi a gennaio. Non sono stata di grandissimo e concreto aiuto nelle operazioni di svuotamento del sifone, ma per me è stata un’esperienza importantissima: ho affrontato una discesa lunga, fino a 1.200 dosando bene le mie energie e riuscendo a risalire”.

Pamela impegnato in W le Donne (foto di Fabio Bollini)

 

Immaginiamo sia un’attività impegnativa dal punto di vista fisico e anche psicologico. Come vi preparate?
“Facciamo di tutto, ogni tipo di allenamento va bene! Trekking, nuoto, bici. Fare speleologia richiede una resistenza lunga, lo sforzo che si compie nel scendere e poi nel risalire è lento ma costante e nel caso di lunghe discese in profondità la filosofia che seguo, grazie al mio compagno, è quella della non fretta. Ci sono due modi per andare in profondità: fare una tirata unica fino al fondo e poi risalire oppure andare per tappe, creando dove si riesce campi per riposarsi, dormire e riprendere le energie. Grazie a questo sistema ho potuto partecipare all’impresa del progetto Pompa a ‘W le Donne’ “.

Quindi avete allestito un campo nella grotta?
“Esattamente. L’idea è nata da una disavventura in effetti. Fabio, il mio compagno, due anni fa durante una punta (discesa, ndr) in W le Donne si è sentito male. In seguito a quell’esperienza si è deciso di allestire un campo intermedio nella grotta, per fa sì che chiunque fosse in difficoltà potesse ripararsi dal freddo e fermarsi per riposare”.


Come si sta in grotta? Siamo curiosi.

“In grotta fa un freddo pazzesco, soprattutto in W le Donne, che trovandosi in Grigna è una grotta in quota. La temperatura viaggia intorno ai 2 gradi, occorre avere il materiale e l’abbigliamento giusto, anche perché l’umidità è altissima e si è spesso bagnati. Ci portiamo tende, sacchi a pelo, sacchi termici, abbiamo fornelli per scaldarci. L’importante è muoversi sempre, se ci si ferma si può andare in ipotermia in breve tempo. Nelle grotte di mare la situazione cambia, fa più ‘caldo’, si arriva anche ai 15 gradi. Al Pian del Tivano, dove ho iniziato a fare le discese, invece ce ne sono 8, poiché sono grotte a bassa quota”

E riesci a riposarti quando vi fermate al campo?
“Dormo davvero bene in grotta! Mi rilassa. In più mi piace prendermi cura degli altri, cucinare loro qualcosa di buono, per quello che posso. Visto che non sono di grande aiuto per le altre operazioni mi dedico alla cucina al campo”.

Cosa mangiate?
“Naturalmente occorre valutare bene cosa portarsi dietro: occorrono cibi energetici ma di peso leggero, per evitare di appesantire gli zaini, già enormi. Vanno molto le minestre liofilizzate, che sono anche salutari, poi io porto il pane, lo faccio a casa, con le uvette e la frutta secca. E’ l’unica cosa che si mantiene sotto terra, abbiamo provato a portare di tutto, biscotti, frutta normale, ma tra umidità e il resto si frantumano. Il pane fatto così è l’unica cosa che resiste. In molti preferiscono andare di tonno ma io penso che sulla lunga permanenza in grotta mangiare decentemente sia importante per il fisico: meglio una minestra calda!”.

I tuoi compagni di spedizione torneranno in grotta a febbraio, li seguirai?
“Penso di no, ne sto parlando anche con Fabio ma penso rinuncerò. Con la neve l’avvicinamento si fa più difficoltoso, idem quando si esce dalla grotta non è finita, c’è tutta la discesa fino valle. In più per motivi di lavoro i giorni disponibili sono quelli che sono…invece abbiamo già in programma un campo bello lungo, di 8 giorni, sempre in W le Donne, li ci sarò sicuro!”.

Qual è secondo te il futuro delle quote rose nella speleologia?
“Difficile a dirsi, per quello che ho potuto vedere sono sempre di più le donne che praticano questa attività e si rivelano anche molto in gamba. Forse sono avvantaggiate per certi versi dalla corporatura più minuta che consente di passare agilmente anche attraverso gli spazi più stretti. Pesando in generale di meno le donne devono calibrare meglio le proprie energie e proseguire piano piano. Ma non c’è limite, tutti possono fare speleologia, basta volerlo ed allenarsi!”.

Qualche aneddoto che ti viene in mente da raccontarci capitato in grotta?
“Bè in grotta ho conosciuto Fabio per la prima volta. Eravamo su due corde diverse, a Trieste, e ci siamo ritrovati a parlare. Poi in realtà ci siamo avvicinati in pronto soccorso, due anni fa, dove era stato ricoverato dopo aver avuto quel malore in ‘W le Donne’. Niente di grave per fortuna, solo una febbre molto alta, lo avevano portato in ospedale e tenuto sotto osservazione. Lì è iniziata la nostra storia, è entrato single ed è uscito fidanzato! Sono andata a recuperarlo in pronto soccorso, non aveva neanche le scarpe… mi confessò che di motivi per uscire (dalla grotta e dall’ospedale) ne aveva parecchi…”.