Lambrugo, Ponte Lambro

Trasloco di Ponte L.: Caccavari risponde all’avvocato Boccarusso

Lorenzo Colombo 4 Novembre 2013

Cronaca, Lambrugo, Ponte Lambro

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LAMBRUGO – “Oltre il danno, la beffa”. Queste le amare parole di Daniela Caccavari, 41 anni, in merito alla brutta storia che l’ha vista protagonista di un’aggressione avvenuta durante il trasloco dall’appartamento di Ponte Lambro dove viveva con la sua famiglia, il 28 settembre scorso (vedi articolo). 

La nostra testata aveva dato voce al suo sfogo, per l’accaduto e in risposta era giunta alla Nostra redazione una lettera da parte dell’avvocato della difesa,  Luciano Boccarusso, che abbiamo prontamente pubblicato (vedi articolo).

Ebbene, la questione non è ancora stata risolta, ci penserà il Tribunale a farlo, ma la signora Caccavari ha voluto replicare alla lettera dell’avvocato del suo ex padrone di casa.

“Non deve essere sempre il più forte a vincere, anche se non siamo industriali, abbiamo la nostra dignità e i nostri diritti. Sfido chiunque a dormire in una camera con l’acqua sotto il letto. Oltretutto sborsando 500 euro al mese – si sfoga la donna, mostrando una pila di ricevute di pagamento di bollette e affitti – Noi abbiamo sempre pagato, non lo abbiamo fatto da quando abbiamo avuto la conferma da parte dell’Asl che le due stanze da letto erano inabitabili”.

Documenti alla mano, l’Asl ha effettuato il sopralluogo nell’appartamento di Ponte Lambro il 7 febbraio e il 12 marzo alla famiglia Caccavari è giunto l’esito che dichiarava appunto inabitabili i due locali.

“Noi non cercavamo grane, abbiamo richiesto più volte un intervento ai proprietari, che non è mai stato effettuato. Così abbiamo interpellato l’Asl nella speranza che con un documento si sarebbero convinti a farci i lavori. In tutta risposta abbiamo ricevuto lo sfratto, per morosità. Ma noi abbiamo smesso di pagare solo dopo il sopralluogo, quando era scritto nero su bianco che quelle stanze non erano agibili. E’ giusto pagare 500 euro senza avere ciò che ci spetta?”.

Risposte arrivano anche in merito ad alcune dichiarazioni dell’avvocato della difesa: “Si parla di un assegno scoperto di 1.500 euro. Voglio specificare che quella era la caparra, che ha tentato di incassare a maggio. Noi l’appartamento lo abbiamo lasciato a ottobre. Inoltre ci hanno accusato di aver lasciato l’appartamento distrutto. Non è vero, e abbiamo tanto di foto e video che lo testimoniano”.

La donna ha avviato una causa nei confronti dei padroni dell’appartamento in cui ha vissuto per qualche tempo. “Noi crediamo ancora nella giustizia, non è giusto che a pagare siano le persone oneste, che lavorano e fanno i sacrifici per pagarsi l’affitto. Ora abbiamo un avvocato e tutti i documenti e le denunce sono state depositate in Procura, nell’attesa che a stabilire dove sta il torto e la ragione siano i giudici”.