Erba

Frana in Valmalenco. Il pompiere erbese: “Avrei voluto fare di più”

Miryam Colombo 17 Agosto 2020

Attualità, Erba

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Davide Rizzi

ERBA / LECCO – “Ho semplicemente fatto quello che, sono sicuro, avrebbe fatto qualsiasi soccorritore trovandosi in questa situazione. E l’ho fatto perché sentivo che era ciò che era giusto fare”. Queste le parole di Davide Rizzi, il Vigile del Fuoco del distaccamento di Erba rimasto ferito nel tentativo di prestare soccorso alle persone travolte dalla frana abbattutasi a Chiareggio in Valmalenco lo scorso mercoledì e costata la vita a tre persone, tra cui una bambina. Il volontario si trova ancora ricoverato all’Ospedale “Manzoni” di Lecco.

Tutto ha avuto inizio nel pomeriggio del 12 agosto quando sulla piccola località di Chiesa in Valmalenco si è abbattuta una forte pioggia. Davide Rizzi si trovava proprio nella zona con la moglie quando, visto il maltempo, ha deciso di riprendere la propria auto e di rientrare a casa.

“Ad un certo punto, lungo la strada, abbiamo visto un ragazzo e una coppia di adulti che piangevano abbracciati uno all’altra – ha raccontato Rizzi -. Fermata l’auto, ho chiesto al giovane cosa fosse successo: mi ha spiegato che c’era stata una frana e che quattro automobili erano rimaste coinvolte, ma che solo una di queste era occupata da persone, una famiglia insieme alla quale si trovava anche la figlia dei due signori fermi insieme a noi”.

Vigile del Fuoco in forza al distaccamento erbese, Davide Rizzi ha deciso a quel punto di reagire: “Ho detto al ragazzo di rimanere in linea con i soccorsi e di dire loro che avrei tentato di raggiungere l’auto in modo da cercare di estrarre le persone e di segnalare la posizione ai soccorsi – ha aggiunto -. Poi sono sceso lungo il pendio per accertarmi quale fosse la situazione, avendo visto un’auto oltre il torrente di fango. A quel punto sono stato colpito da un sasso e sono stato trascinato per circa 300 metri nel greto del torrente”.

“Come ci insegnano, non ho opposto resistenza alla corrente perché avrei rischiato di essere colpito ancora di più dai massi e dai detriti – ha continuato Rizzi – Più volte mi sono ritrovato con la testa sott’acqua, fino a che sono arrivato sull’orlo di una cascata. Lì sono riuscito a rotolare di lato e a raggiungere la riva, da cui ho iniziato la risalita verso la strada perché purtroppo mi sono reso conto di essere ferito e che non sarei riuscito a raggiungerli”.

Nel risalire il pendio, Rizzi ha incontrato il papà della piccola Alabama, la bambina di 10 anni rimasta vittima della frana: “Era disperato e cercava in ogni modo di raggiungere l’auto – ha raccontato ancora Rizzi -. L’ho fermato e gli ho detto di rimanere al sicuro, avrebbe rischiato di farsi male anche lui. Mi ha toccato davvero il cuore vederlo così e il mio rammarico più grande è proprio quello di non essere riuscito a fare di più”.

Raggiunta la moglie sulla strada, Rizzi, ferito, è stato accompagnato al vicino albergo Genziana dove ha ricevuto assistenza prima di essere elistrasportato all’ospedale di Lecco dove si trova tutt’ora in osservazione con una ferita alla testa, 5 costole rotte, uno pneumotorace, varie escoriazioni, una caviglia slogata e una ferita molto profonda sul fianco.

“Non posso che ringraziare chi, fin da subito, mi ha prestato soccorso – ha sottolineato il volontario -. Il mio ringraziamento va anche al personale dell’albergo e al dottor Besuzio che, trovandosi ospite nella struttura per le vacanze, ha subito medicato la ferita che ho sul fianco”.

“Non sono un eroe e non voglio essere definito così perché ho semplicemente cercato di fare qualcosa per essere d’aiuto alle persone in difficoltà e ai soccorsi – ha concluso Rizzi -. A spingermi è stata la disperazione di quei due genitori che, abbracciati, piangevano chiamando la propria figlia. Il mio pensiero va ora alle vittime e alle loro famiglie. Mi resta solo il rammarico di non essere riuscito a fare di più”.