Appalti truccati, sfruttamento lavoratori e ambulanze non sanificate: cooperativa sotto sequestro

viviana 18 Ottobre 2021

Fuori provincia

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PAVIA – La Guardia di Finanza di Pavia ha sequestrato una cooperativa del valore di 11 milioni di euro operante nel settore dei trasporti sanitari e beni per un importo di circa 200 mila euro tra cui disponibilità finanziarie.

La Guardia di Finanza di Pavia, nell’ambito di indagini per caporalato e appalti truccati, dirette dal Sostituto Procuratore Roberto Valli e coordinate dal Procuratore aggiunto Mario Venditti, sta ponendo sotto sequestro una cooperativa operante nel settore dei trasporti sanitari, tra i primi operatori nazionali, affidataria di appalti pubblici in tutta Italia e beni per un importo di circa 200 mila euro tra cui disponibilità finanziarie, fabbricati, terreni ed autoveicoli.

L’odierna attività di polizia giudiziaria rappresenta la naturale prosecuzione di un’indagine che, già nel marzo scorso, aveva portato all’arresto di 4 persone, nonché perquisizioni e sequestri di apparati informatici in diverse aree geografiche del Paese (Lombardia, Marche, Lazio e Sicilia), per i reati di turbativa d’asta e frode nelle pubbliche forniture.

Le indagini svolte dai militari del Gruppo di Pavia e della Compagnia di Vigevano hanno permesso di individuare diverse gare d’appalto per l’affidamento dei servizi di trasporto in ambulanza in diverse parti del territorio nazionale (Pavia, Roma, Milano, Perugia, Ancona e Pescara) vinte dalla cooperativa in questione che sarebbero però risultate turbate e per le quali sono state riscontrate diverse frodi nell’esecuzione del servizio pubblico.

In primo luogo, la cooperativa agiva tramite prestanome al fine di occultare la costante presenza ed effettiva direzione aziendale da parte di uno degli indagati, già condannato in via definitiva nel 2017 per turbata libertà degli incanti.

Costui aveva escogitato un metodo infallibile per aggiudicarsi tutti gli appalti a cui partecipava: proporre prezzi talmente bassi che talvolta superavano il limite della anti-economicità e assicurare, solo formalmente, una folta flotta di mezzi. I bassi prezzi erano però ottenuti dallo sfruttamento dei lavoratori e dal numero dei mezzi impiegati che era sensibilmente inferiore a quello previsto da contratto.

Naturalmente, l’esiguo numero di mezzi sanitari presenti sul territorio comprometteva l’efficienza dei soccorsi a disposizione della collettività, con conseguenti e inevitabili disservizi – ritardi e mancate prestazioni sanitarie – confermati dalle segnalazioni dagli stessi pazienti

Emblematico è quanto emerso dalle videoriprese effettuate in talune ambulanze, dalle quale sarebbe emerso che  venivano eseguite raramente le sanificazioni all’interno del vano sanitario, al contrario della prassi da eseguire di norma – e secondo contratto – che prevede la sanificazione dopo il trasporto di ogni paziente (soprattutto in un periodo pandemico).

Solo per dare un’idea della portata del rischio sanitari accertato, una delle ambulanze monitorate, in 20 giorni di lavoro con contestuale trasporto di 92 pazienti è stata sanificata solo in 4 occasioni mentre un’altra, in 9 giorni di servizio ed 86 pazienti trasportati, è stata sanificata un’unica volta.

La cooperativa, inoltre, effettuava a volte il servizio senza aver mai istituito le sedi operative secondarie idonee al ricovero “coperto” dei mezzi e della loro sanificazione, contrattualmente previste ed offerte in sede di gara, tanto che le ambulanze nei momenti di non operatività venivano spesso posteggiate per strada.

Le indagini hanno permesso di dimostrare come la cooperativa indagata e oggi sotto sequestro, abbia potuto far fronte ad un considerevole ribasso rispetto alle tariffe indicate dalle Stazioni Appaltanti attraverso un’illecita manipolazione dei costi del lavoro.

La cooperativa, infatti, remunerava i propri dipendenti con stipendi molto inferiori ai minimi salariali previsti dal contratto collettivo nazionale costringendo, di fatto, i propri lavoratori a prestare anche attività come volontari, traendone un enorme vantaggio concorrenziale.

I volontari-lavoratori, costretti a turni di lavoro massacranti (per oltre 12 ore continuative e senza pause), spesso non avevano altra scelta se non quella di mangiare o dormire, quando possibile, all’interno della cabina sanitaria dell’ambulanza che sarebbe dovuta rimanere sterile. Erano inoltre costretti ad effettuare trasporti che esulavano dal loro impiego (ad es. trasporto di un motore all’interno dell’ambulanza).

In tal modo il servizio veniva espletato, nel pieno della pandemia in corso, in condizioni igienicamente precarie e pregiudizievoli per la salute degli ammalati, in spregio alle più elementari norme sanitarie imposte dalla normativa anti Covid-19.

Uno degli indagati, poco dopo il suo arresto, ha rinunciato alla propria carica di direttore generale nominando altre persone apparentemente in grado di garantire una amministrazione corretta ed imparziale, rivelatesi in realtà persone di fiducia degli indagati.

Ciò è avvenuto anche da ultimo quando è stato nominato un nuovo presidente, sicuramente indipendente dagli indagati, qualificato e in grado di assicurare una corretta esecuzione del servizio, anche se sempre e costantemente affiancato nella gestione della cooperativa da ulteriori persone legate a doppio filo con gli indagati.

Proprio in funzione delle numerose gare d’appalto turbate, delle ripetute frodi nelle pubbliche forniture, della acclarata condizione di sfruttamento dei lavoratori e della corresponsione di retribuzioni in modo palesemente difforme al contratto collettivo nazionale, il Tribunale di Pavia – G.I.P. Maria Cristina Lapi, ha disposto un sequestro preventivo dell’intero compendio aziendale della cooperativa il cui patrimonio è di circa 5 Milioni di euro oltreché il sequestro per equivalente di circa 200 mila euro in capo ai caporali.

Il pubblico servizio svolto dalla cooperativa non verrà comunque interrotto in quanto, lo stesso Tribunale, ha incaricato un amministratore giudiziario per la gestione e la corretta continuazione delle attività di soccorso.

L’inquinamento del settore degli appalti, come risaputo, emargina le imprese oneste dalle procedure ad evidenza pubblica, con l’ulteriore e negativo effetto rappresentato dalla penetrazione di un’economia illegale in settori strategici.

Di contro, il corretto impiego di fondi pubblici aiuta, nell’attuale momento emergenziale dovuto al COVID-19, ad arginare l’impatto negativo della crisi economica e sociale.