Imprenditori in piazza del Popolo: “Non ce la facciamo più”

Admin Altreforme 18 Febbraio 2014

Economia/Lavoro

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Rete imprese Italia Roma febbraio 2014 (1)

ROMA – Anche comaschi e lecchesi a Roma. Per protestare sono arrivati nella capitale artigiani, commercianti e imprenditori da tutta Italia (vedi articolo di presentazione della giornata di mobilitazione nazionale).

Piazza del Popolo gremita: sono state confermate, infatti, le previsioni dei giorni scorsi. Circa 70 mila gli imprenditori scesi per strada a sostegno delle proprie attività oggi, martedì 18 febbraio, alle 12. Tutti insieme rappresentano oltre il 90% del tessuto produttivo italiano e mostrano tutta la drammaticità della crisi che ha investito il Paese. Due numeri su tutti: 370 mila imprese chiuse nel 2013 e 1 milione di posti di lavoro persi.

Proprio le esperienze dirette di alcuni imprenditori hanno introdotto la protesta. Alcune testimonianze, come tante altre, esempi in cui molte delle persone scese in piazza possono riconoscersi. Poi è intervenuto il presidente di Rete Imprese Italia Marco Venturi, i presidenti di Cna Daniele Vaccarino e di Casartigiani Giacomo Basso. Momenti clou sono stati gli interventi  del presidente di Confcommercio Carlo Sangalli e del presidente di Confartigianato Giorgio Merletti.

Compatta e determinata la delegazione di Confcommercio Como, composta da oltre 50 imprenditori, scesa in piazza a Roma per la giornata di mobilitazione nazionale per dire basta a tasse eccessive e burocrazia asfissiante. Le imprese del comasco si sono mobilitate per fermare un fisco che schiaccia l’economia reale e le famiglie, il calvario burocratico e una tassazione locale irresponsabile.

Rete Imprese Italia Roma 18 febbraio 2014

“Senza imprese non c’e’ Italia – ha detto Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio Imprese per l’Italia – le persone in questa piazza non vogliono tirare i remi in barca. Senza occupazione, senza semplificazione, senza riforma fiscale, non c’e’ futuro. Cosa dobbiamo ancora dire per far capire che e’ a rischio la pace sociale?”. E tra gli imprenditori lariani è marcata la sensazione che nulla si sia fatto, in questi ultimi anni, per rilanciare le imprese, che sono la spina dorsale del Paese.

Sono diffuse la rabbia e la stanchezza, come testimoniano alcuni imprenditori che oggi hanno preso parte alla manifestazione. “Siamo stanchi – ha detto Andrea Camesasca, vice presidente dell’associazione Albergatori di Confcommercio Como – Vogliamo che si fermi la burocrazia, ormai diventata superiore al Pil nazionale. Siamo scesi in piazza per manifestare la nostra avversità verso un sistema fallimentare, che non tutela il valore vero del Paese, cioè le imprese. Lo ribadisco con forza: Siamo stanchi. Se ce ne dobbiamo andare, ce lo dicano subito”.

Le imprese di Confcommercio Como ogni giorno lavorano anche per il Paese e danno lavoro a migliaia di addetti. Dalle sorti delle aziende dipende anche il futuro di migliaia di lavoratori, come ha sottolineato Patrizia Sibona, consigliere Publici Esercizi: “Vorremmo essere considerati cittadini e non sudditi – ha affermato – Vorremmo che le imprese fossero messe nelle condizioni di operare per il miglioramento dell’assetto economico del Paese, perché noi con il nostro lavoro vi contribuiamo e diamo lavoro a tante famiglie. Di più. Imprese formate da cittadini che lavorano, e non essere vessati da una tassazione insostenibile, che penalizza sia le imprese che i lavoratori, tutta la rete del lavoro. E’ necessario recuperare l’assetto produttivo del Paese. Chiediamo dunque attenzione affinché le aziende siano sostenute in Italia perché contribuiscono al suo sviluppo”.

La pressione fiscale è uno dei nodi, spina al fianco di molte imprese anche per i sistemi adottati, come gli studi di settore e il redditometro: “E’ giusto pagare le tasse purché siano eque – spiega Claudio Nogara, della Giunta di Confcommercio Como – Due esempi: gli studi di settore e il redditometro. I primi devono calzare perfettamente la situazione dell’azienda, il secondo deve avere valori che non siano sproporzionati. I parametri non devono superare la realtà. L’Imu è raddoppiata, la Tares ha raggiunto livelli elevatissimi. Noi non possiamo più andare avanti in questo modo.  Il Governo dunque deve fare qualcosa per l’economia. Neanche i tecnici che lo hanno preceduto sono stati in grado di dare soluzioni. Chiediamo sviluppo, non l’elemosina”.

“Abbiamo mandato un segnale forte al Paese e alla politica – afferma il presidente di Confcommercio Lecco Peppino Ciresa – Ora aspettiamo che il prossimo governo, finalmente, faccia quello che le imprese aspettano da tempo. Ovvero far ripartire i consumi, tagliare i costi della burocrazia e ridurre il peso del fisco“.

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