Erba

Traffico di cuccioli, parla l’erbese coinvolta: “Non sono una delinquente”

Caterina Franci 13 Febbraio 2019

Cronaca, Erba

Barbara Boreani

ERBA – “La mia unica colpa? Un contatto sbagliato. Chi mi conosce davvero sa che non sono  una delinquente”. Barbara Boreani, l’erbese ex titolare del negozio di animali Lilli&Il Vagabondo di via Dante, finita al centro di un’inchiesta della Polizia Stradale di  Udine sul traffico illecito di cuccioli di cani, rompe il silenzio e si racconta in quest’intervista a ErbaNotizie.com.

Come noto, lo scorso novembre la Poliza Stradale di Udine aveva chiuso un’importante indagine che aveva smantellato un’associazione a delinquere dedicata anche al traffico illegale di cuccioli di cane, principalmente dall’Est Europa. Tra i nomi delle persone indagate anche quello di Barbara Boreani, di Castelmarte, conosciuta a Erba per l’attività di via Dante.

A fine novembre, come ci ha spiegato lei stessa, è stata scagionata dall’accusa di associazione a delinquere. Oggi su di lei pendono le accuse di traffico e commercio illecito di cuccioli di cane, che Barbara respinge con forza.

“Quando ho saputo che ero indagata per associazione a delinquere sono rimasta basita, scioccata – ha dichiarato – l’unica persona con cui ho avuto a che fare, quando vendevo cani, era il mio allevatore, di Bergamo. Un conoscente diventato poi amico, con il quale avevo un rapporto anche confidenziale, e di cui mi sono sempre fidata. Non avevo idea di cosa ci stesse dietro”.

Subito dopo le misure cautelari (ad oggi revocate) Barbara Boreani, insieme all’avvocato Luciano Paciello di Torino, ha presentato ricorso immediato: “Non ho mai fatto parte di un’associazione a delinquere, io non conosco nessuna delle persone indagate e non ci ho mai avuto a che fare. Credo siano arrivati a me attraverso le intercettazioni, nelle quali parlavo col mio allevatore. Hanno fatto di tutta l’erba un fascio” ha dichiarato.

Le motivazioni contenute nella difesa presentata dall’avvocato Paciello hanno però convinto il giudice che ha scagionato Barbara Boreani dall’accusa più pesante. “Restano le accuse di traffico e commercio illecito di cani – ha ricordato – stiamo aspettando di sapere quando ci sarà l’udienza preliminare. Ci sono cose che non si possono cambiare, io avevo un negozio di cani e altri animali, e ne ho venduti. In alcuni casi ci sono state complicazioni e i cuccioli sono purtroppo morti, ma vorrei specificare che non ho mai venduto deliberatamente cani malati. Mi sento anche di dire che, al di là di quanto emerso dall’indagine della Polizia, quando si lavora col vivo ci si deve aspettare che non fili tutto dritto, gli animali possono anche ammalarsi, se insorgono complicanze o se non vengono curati adeguatamente dagli acquirenti. Chi mi conosce sa che io sono stata prima di tutto una mamma coi miei cani, più che una commerciante”.

“Su facebook – ha continuato – ho letto di tutto: che non avevo cura, che li lasciavo a marcire nelle gabbie. Male lingue. I cuccioli che tenevo in negozio appena chiudevo erano liberi di girare e stavano con me. Tanti clienti mi dicevano che erano stupiti di vederli così vivaci e felici. Lavorare con i cani era la mia passione, mi occupavo anche della toelettatura e di molto altro”.

Per dieci anni, come ricordato, Barbara Boreani è stata titolare dell’attività di via Dante, chiusa a fine agosto 2016: “Ho abbandonato un po’ perché la piazza di Erba era diventata carente e un po’ perché le politiche di vendita del vivo, dei cani in particolare, era cambiata, si faceva tutto su internet e non più tramite vetrina.  Dopo la chiusura del negozio, ho mantenuto la passione per i cuccioli nonostante abbia completamente cambiato settore lavorativo, e ho venduto dei cucciolini tramite internet e passaparola. Ho inoltre avuto anni di esperienza con la razza dei barboncini, a casa ne ho ben otto, più altri due cagnolini. Sono la mia vita, e chi mi conosce davvero lo sa”.

La Boreani ha infine voluto commentare quanto apparso sui social: “Leggere tanta cattiveria nei miei confronti mi ha veramente fatto male – ha detto – ma oggi è così. Basta una parola brutta su di te per farti additare come delinquente, ma della solidarietà che ho ricevuto da amici, conoscenti e clienti storici del mio negozio nessuno ha mai parlato. A chi mi ha insultata vorrei dire di accertarsi delle cose, prima di sparare a zero. Delle persone indagate solo l’unica ad essere stata scagionata dall’associazione a delinquere. Io so chi sono – ha concluso – e rimango quella che sono, aspetto che la giustizia faccia il suo corso”.