Erba

Strage: spunta un altro teste che scagionerebbe Rosa e Olindo

Lorenzo Colombo 6 Settembre 2013

Cronaca, Erba

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Olindo-e-RosaERBA – Si torna a parlare della strage di Erba. Ma soprattutto si torna a parlare della possibilità che gli assassini, Olindo Romano e Rosa Bazzi, non siano i colpevoli della mattanza avvenuta in via Diaz l’11 dicembre 2006.

Solo qualche settimana fa, infatti, l’avvocato di Azouz Marzouk Luca D’Auria, era riuscito a rintracciare il supertestimone tunisino che alla vigilia della sentenza di primo grado si era recato dalla madre di Azouz per raccontarle che gli autori della mattanza non erano i coniugi erbesi, condannati all’ergastolo in Cassazione (vedi articolo).

Sulla sentenza pende ora il ricorso alla Corte di Strasburgo, volto a far riaprire il processo.

E proprio mentre si attende di sapere se il processo verrà riaperto, è riapparso un altro testimone, che era irreperibile dalla confessione dei Romano. Secondo il Giornale.it si tratta di Ben Brahim Chemcoum, presente in via Diaz quella notte, e che si recò cinque giorni dopo la strage dai Carabinieri per dire di aver visto due persone di fronte alla corte di via Diaz. A Natale 2006 Chemcoum torno in caserma dando ulteriori dettagli: dichiarò di aver visto un tunisino e un italiano con una berretta e  alcune grida di aiuto. Indico anche l’italiano come il “fratello della morta”, intendendo Raffaella Castagna.

«I carabinieri – riporta “Cronaca Vera” – non gli chiesero quale fratello, Raffaella ne aveva due, Pietro e Beppe, e lasciarono il verbale così. Ovviamente, poteva trattarsi semplicemente di una somiglianza, poteva pure trattarsi di una balla bella e buona, una mera fantasia. Di fatto, però, su quel racconto, nonostante il comandante dei carabinieri abbia dichiarato di aver “lavorato” sull’ipotesi dell’uomo “con una berretta”, non risulta agli atti alcuna ricerca di riscontro. Ma l’aspetto più curioso è un altro: il giorno di Natale del 2006 non c’era ancora un indagato per la strage (Olindo lo sarà il 27), eppure entrambe le testimonianze oculari di Chemcoum restarono stipate nella caserma dei carabinieri di Erba. Lì rimasero anche quando Olindo (e non Rosa) fu indagato, nonostante si ipotizzasse l’esistenza di un complice. Giunsero in Procura solo il 15 gennaio 2007, quando il gip aveva ormai confermato l’arresto del netturbino e di sua moglie, all’epoca rei confessi. Mesi più tardi i due ritrattarono, i Ris non trovarono alcuna traccia che collegasse i Romano alla strage, e i difensori della coppia si misero alla ricerca di Chemcoum, ma di lui si erano perse le tracce. Fino a oggi».

L’uomo potrebbe quindi essere contattato dai legali dei Romano o dall’avvocato D’Auria, visto che da anni Marzouk è si è convinto dell’innocenza dei vicini di casa e potrebbero dunque emergere nuove prove o nuove testimonianze.