BUSTO ARSIZIO – Continua incessante la lotta della Guardia di Finanza alle frodi fiscali e ai fenomeni evasivi più gravi, caratterizzati da condotte criminali fortemente aggressive e connesse all’utilizzo di false fatturazioni su vasta scala, all’utilizzo di società cartiere, di prestanome e al mancato adempimento degli obblighi fiscali.
Proprio in tale contesto, la Guardia di Finanza di Busto Arsizio, grazie ad un’accurata attività di analisi info-investigativa e l’utilizzo mirato delle banche dati in uso, ha condotto mirate indagini di polizia tributaria, mediante verifiche fiscali nei confronti di due società attive nel settore del commercio dei minerali metalliferi e ferrosi, caratterizzate da elevati indici di pericolosità fiscale, con sede a Busto Arsizio.
Grazie alla tipica azione trasversale del Corpo, che combina l’esercizio di funzioni investigative di polizia giudiziaria e quelle tipiche della polizia tributaria, gli investigatori si sono concentrati su particolari indici di anomalia: le società risultavano essere evasori totali seppure le banche dati evidenziavano rapporti commerciali milionari con svariati clienti, tra i quali alcuni grandi gruppi del settore, dislocati in tutto il nord Italia, che riuscivano ad ottenere la materia prima a prezzi notevolmente inferiori rispetto a quelli di mercato.
I successivi approfondimenti investigativi, l’analisi della scarsa documentazione e dei flussi finanziari, ma soprattutto l’attività basata sull’accertamento della veridicità di tali rapporti commerciali, hanno consentito di determinare con esattezza i reali volumi d’affari conseguiti negli anni dalle società, nonché individuare i reali amministratori delle società stesse.
Infatti, al fine di eludere i controlli e le connesse responsabilità, gli ideatori della frode avevano frapposto, tra se stessi e le società, uno schermo di duplice natura: oltre ad aver fittiziamente intestato la società a prestanome, detenevano le quote societarie attraverso due società fiduciarie milanesi, con l’intento di occultarne la reale proprietà. Il sistema di frode, forte di tali schermi, era basato essenzialmente sull’acquisto di materie prime direttamente dall’estero, soprattutto paesi dell’Europa dell’est, destinate alla vendita in Italia a prezzi molto vantaggiosi, grazie al fatto che le due società operavano in spregio di qualsiasi normativa fiscale, previdenziale e commerciale.
Anche le modalità di trasporto erano state attentamente studiate in modo da non consentire, in caso di controllo su strada, la riconducibilità delle merci in capo ai due soggetti economici. Il trasporto era infatti interamente affidato a terzi, che consegnavano direttamente al cliente nazionale, con documentazione di trasporto in parte falsificata, in modo tale da non permettere l’identificazione del reale destinatario.
In tale contesto, la Guardia di Finanza bustocca ha ricostruito esattamente, seppur in presenza di scarsissima documentazione contabile e commerciale, l’ammontare del reale volume d’affari e della connessa evasione perpetrata dalle società, constatando elementi positivi di reddito non dichiarati pari a circa 22 milioni di euro e stimando un’imposta evasa pari a oltre 6 milioni di euro, Iva dovuta all’erario per oltre 4 milioni di euro oltre che Irap pari ad euro 853.810.
La rilevante evasione fiscale riscontrata ha comportato, oltre alla denuncia di cinque soggetti, per reati fiscali di cui al D.Lgs. 74/2000, tra amministratori di diritto e di fatto delle società verificate, alla competente Autorità Giudiziaria, anche l’approfondimento delle singole posizioni di quelle società clienti che si avvalevano del sistema fraudolento concorrendo slealmente con gli altri imprenditori del settore, creando grave nocumento allo specifico settore.
Difatti l’attività di contrasto all’evasione fiscale, condotta nell’alveo della più ampia strategia del Corpo volta alla tutela dei distretti industriali italiani, quali autentici pilastri del sistema economico domestico, non si pone dunque solo lo scopo di recuperare i tributi evasi, ma è volta soprattutto a incidere concretamente sulla diffusione dell’illegalità fiscale, finanziaria ed economica e sugli effetti negativi che essa produce per l’economia, alterando il normale gioco competitivo degli attori del sistema, e a tutelare, proprio, quelle imprese, quei professionisti e quei cittadini che operano nel pieno rispetto della legalità.