Rezzago

Bus in fiamme in galleria, una turista a bordo: “Avrebbe potuto essere una tragedia, quanta paura”

Miryam Colombo 11 Luglio 2023

Cronaca, Rezzago

Tag: ,

La colonna di fumo nero in uscita dalla galleria immortalata da Silvia Chiavetta dalla stazione di servizio

REZZAGO – “Avrebbe potuto essere una tragedia. Non riesco ancora a capacitarmi di quello che è successo”. Queste le parole di Silvia Chiavetta, residente a Rezzago, che la scorsa domenica si trovava insieme alla mamma sul bus che ha preso fuoco in una galleria lungo la A12 in Liguria. 

L’autobus stava rientrando dalle Cinque Terre verso il comasco quando, nel tardo pomeriggio, in corrispondenza della galleria Monte Giugo (Genova) tra Recco e Nervi, ha preso fuoco a seguito di un surriscaldamento. A bordo c’erano in tutto 49 persone tra cui l’autista e la guida turistica.

“Eravamo appena entrati nel tunnel quando ho sentito un rumore sordo – ha raccontato Silvia -. Ero seduta in quarta fila e ho pensato che avessimo bucato anche perché il pullman ha rallentato. Dopo poco, però, una signora che si trovava nella parte posteriore ha iniziato a gridare e, quando mi sono girata, ho visto le fiamme all’interno dell’abitacolo. L’ultima fila era completamente avvolta dal fuoco”.

Immediatamente l’autista ha fermato il mezzo e ha aperto le porte. I passeggeri si sono quindi precipitati verso l’uscita e hanno iniziato a correre seguendo la direzione di marcia.

Eravamo spaventati e c’era una grandissima confusione –  ha continuato -. L’unica nostra preoccupazione era quella di raggiungere la fine della galleria. Dopo pochi secondi, però, è avvenuta la prima esplosione a cui ne sono seguite altre. Ce ne siamo rese conto per i boati e per la folata di fumo nero che ci ha investite. È stato terribile. Il problema più grande è stato che non riuscivamo più a respirare. Ho iniziato a sentire bruciare la gola, come se fosse coperta di catrame, e allora ho tolto la maglietta e l’ho portata davanti alla bocca. Lo stesso ho fatto con mia mamma. Così non siamo rimaste intossicate. La situazione è migliorata quando si sono accese le ventole di areazione”.

Lo scheletro di lamiera del bus

In una corsa disperata che sembrava infinita, le due donne hanno così raggiunto l’uscita e la stazione di servizio immediatamente vicina. Lì sono state accolte in attesa dell’arrivo dei soccorsi.

“I primi a raggiungere il tunnel sono stati i Vigili del Fuoco – ha aggiunto Silvia -. Sono stati momenti davvero brutti. Ho visto pompieri uscire dalla galleria e stare male. Poi sono arrivati la Polizia e i soccorsi sanitari che ci hanno immediatamente visitato e provato la saturazione. Chi tra noi risultava intossicato è stato trasportato in ospedale. Io sono rimasta fino alla fine perché fortunatamente le mie condizioni erano buone. Mi hanno anche assegnato il compito di verificare che ci fossimo tutti dal momento che nella corsa la guida turistica si era infortunata ed è stata portata via subito in ambulanza. Alcune persone mancavano all’appello e l’autista è tornato indietro a recuperarle. Se non fosse stato per lui, non so come avrebbero fatto”.

“La sfortuna più grande è che tutto questo sia accaduto in galleria – ha concluso -. Abbiamo avuto giusto il tempo di scendere e di scappare. Capita spesso di sentire fatti di questo genere, ma mai avrei pensato potessero accadere a noi. È stato davvero terribile, fatico ancora a capire e a spiegare quello che abbiamo vissuto e provato“.


Riceviamo e pubblichiamo un’altra testimonianza arrivata da una giovane di Erba, Sara Binda, a bordo del pullman:

“Ho acquistato il pacchetto per questa gita e ho coinvolto delle amiche a venire con me. La gita è stata bellissima – racconta la ragazza – siamo state a Porto Venere e poi ci hanno portato con il traghetto a visitare le Cinque Terre, ci hanno lasciato a Monterosso qualche ora, successivamente abbiamo preso il treno per Sestri Levante e da lì il pullman è venuto a prenderci per ripartire. Entriamo in questa galleria, io ero in sesta fila, e ad un certo punto sento come in singhiozzo, come se una marcia non fosse entrata correttamente, i passeggeri dietro hanno detto di aver sentito come un botto. Ho iniziato a sentire gridare delle persone da dietro, come mi sono girata c’erano già le fiamme alte, la porta dietro non si è aperta subito, una ragazza mi ha poi raccontato che siccome ha visto che si era aperta leggermente, ha tirato un calcio e l’ha aperta. Io però ho pensato di uscire dalla porta davanti, vendendo le fiamme che avanzavano, ho aiutato prima un signore ad alzarsi e poi sono riuscita a scendere. La mia amica, che era di fianco a me, ad un certo punto non l’ho più vista, ho iniziato subito a correre, mentre correvo ho raggiunto la mia collega che era con la madre che faticava a camminare, ho fatto per fermarmi solo che ad un certo punto è arrivata una folata di fumo che mi è entrata in gola e ho iniziato a far fatica a respirare, lo spirito di sopravvivenza mi ha spinta a mettermi in salvo e a continuare a correre, nel mentre ho iniziato a gridare e a pregare”.

“Ad un certo punto mi sono fermata e ho sentito un rumore, probabilmente le ventole che erano partite, e mi è arrivata una folata d’aria che mi ha ridato un po’ di respiro, ho preso la maglietta e me la sono messa in faccia e ho ripreso a correre, da qui fino all’uscita dalla galleria non ho più ricordi precisi – continua Sara – Per fortuna abbiamo avuto tutta la galleria libera, non c’erano macchine e non c’erano impedimenti e fuori dalla galleria abbiamo trovato un’area di servizio, quindi abbiamo potuto metterci in salvo, stare all’ombra e bere acqua. Siamo tutti vivi anche grazie all’autista, so che qualcuno non voleva uscire dal pullman, e lui, nonostante la fatica, è tornato sul pullman due o tre volte per recuperare tutti i passeggeri”.

“All’inizio sono arrivate tre ambulanze che hanno portato via le persone messe peggio, dopo piano piano hanno provato a tutti la saturazione e la carbossi, per capire quanto fumo avessimo inalato. La dottoressa mi ha detto che era meglio che andassi in ospedale, perché nonostante la saturazione andasse bene, l’altro valore no, mi hanno portata all’ospedale di Genova e lì è iniziato il tour delle visite e degli esami del sangue, io e altre cinque persone abbiamo fatto l’aerosol e sei ore di ossigeno terapia, ci hanno dimesso l’indomani. L’agenzia ci ha messo ovviamente a disposizione un mezzo per tornare a casa. In quei momenti posso dire di aver pensato veramente che era giunta la mia ora” ha concluso la ragazza, ancora sotto shock.