Barni

Un appello per salvare l’orto di don Emilio: “No al parcheggio!”

Miryam Colombo 21 Giugno 2020

Attualità, Barni

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Una foto del presidio organizzato dalle associazioni a febbraio

 

BARNI – Il Gruppo Naturalistico della Brianza e il Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” tornano a far sentire la propria voce contro il progetto per realizzare un parcheggio nell’orto di via Andreoletti a Barni dopo che il Comune ha emesso l’atto di esproprio del terreno su cui sorge l’orto di don Emilio Lorvetti.

Le due associazioni hanno proposto alcune considerazioni e hanno posto precise domande a tutti i soggetti coinvolti: al Sindaco, alla Comunità Montana, alla politica, ma anche a tutta la cittadinanza di Barni.

“Il parcheggio in via Andreoletti, nell’orto già coltivato da don Emilio, sembra la fissazione dell’Amministrazione Comunale di Barni, che lo scorso 17 giugno ha proceduto, di gran fretta, con l’esproprio, nonostante sia pendente un ricorso al Tar: l’Amministrazione del sindaco Caprani ha voluto accelerare per “mettere le mani” sul terreno della Parrocchia, con il decreto di esproprio firmato dallo stesso Caprani in qualità di Responsabile dell’area Lavori Pubblici – hanno fatto sapere dalle due associazioni -. La dichiarazione di pubblica utilità dell’opera non è presente sul sito del Comune, così per chi si chiede perché dovrebbe servire un parcheggio lì in paese è difficile capire, ad esempio, se e quali alternative sono state considerate”.

“Se proprio servono posteggi – hanno proseguito – occorre dimostrare di aver indagato tutte le alternative che permettono di evitare di asfaltare un terreno verde com’è quello di via Andreoletti: ad esempio lì vicino esiste il parcheggio di Piazza Caminada, che potrebbe essere razionalizzato per la possibilità di ricavarne altri posti auto, mentre l’appezzamento che ospita l’orto di don Emilio è in pendenza e pertanto richiede importanti lavori di scavo per la sistemazione”.

A coprire i costi dell’opera ci sono 5.000 euro per la progettazione e 80.000 per i lavori, finanziati dalla Comunità Montana, che distribuisce così i fondi provenienti dai ristorni dei frontalieri: “Il Comune di Barni ci mette la restante parte, ma nessuno in Comunità Montana e a Barni si chiede: sono soldi ben spesi? ci sono alternative per salvare l’orto di Barni? – hanno aggiunto i volontari dei due gruppi – La scelta di impiegare le risorse in posteggi è comunque, purtroppo, prassi consolidata nel tempo, se già nel 2013/2014 l’Amministrazione di Barni aveva ottenuto dalla Comunità Montana 50.000 euro per i progetti di realizzazione di ‘autorimesse interrate e parcheggio a raso in Via Bolgeri” e “spazi di sosta a valenza sovraccomunale in via Bricchi’. La banda larga, che è tema cruciale per lo sviluppo di un territorio, non sembra invece meritare investimenti”.

Riflettendo poi sulla funzione sociale dello spazio le due associazioni hanno aggiunto: “La dotazione di spazi pubblici e sociali a Barni è adeguata? Lo spazio dell’orto potrebbe avere una funzione sociale migliore rispetto alla destinazione a posteggio, potrebbe essere pensato come uno spazio di condivisione, ad esempio per far conoscere ai più piccoli come avviene la semina e la coltivazione. L’orto di don Emilio era proprio questo, una proposta di condivisione, come si può leggere in www.tuteladellambienteundoverecomuneuniversale.it. Il tutto senza escludere un diverso uso dell’area, conservandone però il carattere di condivisione, per esempio con strutture di aggregazione per ragazzi o per anziani, che a Barni richiederebbero una robusta revisione”.

Da qui l’appello: “Visto che è stato finora inutile appellarsi alla ragionevolezza dell’Amministrazione Comunale per attendere almeno l’esito del ricorso al TAR, così ci rivolgiamo a tutta l’Assemblea della Comunità Montana Triangolo Lariano e al Presidente del Consiglio regionale Alessandro Fermi, con cui il sindaco Caprani ha collaborato, affinché provino a suggerirgli scelte e procedure alternative a quelle finora seguite”.