INVERIGO – Una vera e propria gerarchia, con tanto di capo e associati, alla base della piramide c’erano le prostitute. Ragazze reclutate dall’Est e trascinate in Italia con la favola di poter avere un futuro migliore.
In realtà per loro la vita era un vero e proprio inferno, costrette il più delle volte a stare in strada per ore senza cibo e persino quando erano “indisposte”.
L’indagine dei militari dell’Aliquota Radiomobile del N.O.R.M. di Cantù, diretti dalla Procura di Como, Dott. Astori, unitamente ai militari della Stazione Carabinieri di Turate, coordinati dalla Procura di Monza, Dott. Bellomo, ha portato nella giornata di ieri all’arresto di 13 persone, di cui 7 eseguiti proprio sul territorio comasco (V.A., classe 1977, domiciliato a Cantù; C.A., classe 1989, domiciliato a Mariano Comense; nel milanese: C.G., classe ’85, domiciliato a Milano; H.E., 1988, domiciliata a Senago; P.G., 1982, domiciliato a Senago; M.K., 1988, domiciliato a Senago; Z.C., nata in Romania nel 1991, domiciliata a Casnate con Bernate; V.SH., 1991, domiciliato Varedo; V.SE., 1991, domiciliato a Monza; V.A., 1979, domiciliato Cesano Maderno; S.A., 1986, domiciliato Milano; H.P., 1986, domiciliato Monza; V.D., 1983, domiciliato Pogliano Milanese).
I reati? Associazione a delinquere in primis, ma anche induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.
I militari sono riusciti a tessere le fila delle organizzazioni che operavano in diverse località: lungo la “Novedratese”, come anche lungo la S.P. 23 di Appiano Gentile, la S.P. 33 di Lomazzo e la S.P. 41 di Inverigo. Luoghi in cui il fenomeno della prostituzione è da sempre al centro di discussioni e polemiche.
Nel comasco e canturino erano molte le “leggi” della strada, fatte rispettare anche con le armi, la violenza e il sangue. A volte gli errori venivano pagati con la vita e tutt’oggi i Carabinieri stanno facendo luce sull’omicidio di un albanese avvenuto a Lentate e dietro cui ci sarebbe appunto uno degli arrestati.
Come funzionavano le organizzazioni? Nella gerarchia, il vertice agiva direttamente dall’Albania: faceva la spola in Italia per portare le nuove ragazze reclutate in Ucraina, Romania e Albania.
Certamente le meno ripagate erano le stesse prostitute, a cui spettava persino pagare l’affitto per la propria postazione, chiamata anche “casa”. Erano loro stesse a difendere il proprio “territorio”, facendo attenzione a non fare accedere nelle loro zone altre prostitute non aderenti alle bande, a meno che non pagassero anch’esse l'”affitto”. Si parla di circa 50 euro al giorno, anche se le tariffe potevano variare in base a quanto si utilizzava la postazione.
I “protettori” invece, che arrivavano a gestire sino a tre donne, spartivano il ricavato delle prestazioni e i gradini più alti della piramide. Nulla o quasi per chi svolgeva il “lavoro” vero e proprio.
Stando a quanto hanno scoperto i Carabinieri durante un anno di indagini e intercettazioni, sembra che tra protettori e ragazze si verificavano sempre due fasi. La prima quella dell’arrivo in Italia e l’inizio della prostituzione, in cui la donna veniva anche protetta con promesse di una vita migliore e di guadagni futuri. Dopo qualche tempo entrava però in gioco una seconda fase, ovvero quella della violenza nei confronti delle prostitute che volevano scappare da quell’inferno.
Nel corso dell’indagine è emerso anche che alcuni dei protettori avevano messo a segno furti in tutta la Lombardia. Molti degli uomini arrestati, infatti, oltre a gestire e sfruttare le loro donne, compivano razzie negli appartamenti delle province di Como, Monza, Sondrio, Verona e Brescia, tutti tra agosto e novembre 2013. Uno degli arrestati nella giornata di ieri era un membro della banda tratta in arresto dai Carabinieri di Erba lo scorso ottobre, ad Albavilla (vedi articolo).
I riscontri ottenuti durante le indagini hanno consentito, pertanto, di chiudere il cerchio non solo intorno al fenomeno della prostituzione ma anche a un’agguerrita banda di ladri.
I 13 albanesi sono stati tutti arrestati e tradotti nelle carceri di Como e Monza.
Nel pomeriggio di oggi, venerdì 24 gennaio, intorno alle ore 17.30, i militari della Stazione Carabinieri di Turate hanno individuato un albanese che ieri mattina era riuscito a sfuggire alla cattura. Diversamente dagli altri 13 connazionali arrestati per lo sfruttamento della prostituzione, R.A., del 1988, residente a Milano, è stato trovato a Desio. Immediatamente tratto in arresto dai Carabinieri di Turate, fa, infatti, parte del filone d’indagine seguito dalla quella Stazione e coordinato dalla Procura di Monza, l’albanese ha seguito lo stesso destino dei suoi connazionali e ora si trova nel carcere del capoluogo brianzolo.