Erba

Covid. Gestione tamponi e medici carenti, i sindaci scrivono ad Ats

Caterina Franci 10 Gennaio 2022

Attualità, Erba

foto archivio

ERBA – Ci sono anche diversi sindaci dell’erbese tra i firmatari della lettera inviata ad Ats Insubria relativamente alla gestione della quarta ondata pandemica. Nella missiva, firmata da 105 sindaci delle Province di Como e Varese, si accenna anche al problema dei medici di medicina generale, insufficienti per far fronte alle richieste del territorio.

“La nostra Regione, come tutto il Paese, si trova ormai da alcune settimane nel pieno della quarta ondata e ciascuno dei nostri Comuni sta registrando un numero sempre più alto di positivi, con incrementi medi giornalieri del 10-15%, toccando picchi mai raggiunti nel corso dei mesi precedenti – scrivono i sindaci – in questo contesto, in uno spirito sempre collaborativo e costruttivo, siamo a sottoporvi una serie di criticità che stiamo riscontrando direttamente e tramite segnalazioni pervenute dai cittadini”.

“Il sistema di tracciamento, in capo alla nostra ATS evidenzia fortissime criticità, a causa della evidente mancanza di personale dedicato e formato, oggi inadeguato a sopportare l’aumentato carico di lavoro direttamente proporzionale all’esplosione dei nuovi positivi; in ragione di ciò si deve quanto prima provvedere a incrementare il personale dedicato e formato che si occupa del tracciamento dei contatti. Il numero verde – continuano i sindaci – non è in grado di sostenere il carico di lavoro attuale e sempre più cittadini lamentano o l’impossibilità di avere una risposta o di ricevere solo risposte approssimative. I cittadini hanno la stringente necessità di interfacciarsi direttamente con ATS e ad oggi ciò non avviene, scaricando spesso ogni problema sulle spalle dei medici di medicina generale, a loro volta sovraccarichi di lavoro e innescando così un cortocircuito che va a colpire unicamente il paziente”.

“Molte persone fino a pochissimi giorni fa non riuscivano a uscire dalla quarantena per mancanza di programmazione del tampone (con evidenti ripercussioni sulla vita familiare e lavorativa), assolutamente necessario dall’inizio dell’anno poiché l’assenza dal luogo di lavoro, oltre i giorni di quarantena, non è più coperta dalla malattia. Oltre a ciò, si evidenziano criticità nell’emissione del “green pass”, il cui ritardo può provocare ulteriori problemi per il rientro in ambito sociale e lavorativo. Le ASST non sono responsabili di tale problema, come invece riferito a mezzo stampa”.

I sindaci trattano poi del problema dei medici di medicina generale: “Mancano, questo è e sarà sempre più impattante per il territorio e per i cittadini; il medico di medicina generale è una figura fondamentale e punto di riferimento per il cittadino per l’accesso alle cure del Sistema Sanitario Nazionale e lo è ancora di più in questo periodo storico per garantire un supporto al cittadino e i pochi rimasti sono in difficoltà poiché devono sobbarcarsi compiti (e responsabilità) crescenti; non c’è un adeguato ricambio generazionale e con i pensionamenti dei medici di medicina generale previsti per i prossimi anni la situazione tenderà ad aggravarsi. Mancano giovani medici che abbiano voglia di affrontare una professione che vede aumentare di giorno in giorno compiti burocratici ed oneri, oltre al problema legato all’organizzazione dei concorsi per accedere alla scuola di formazione e alla professione. Questo tema, se non affrontato, genererà un problema sociale potenzialmente devastante e non consentirà lo sviluppo delle case della comunità; in questo contesto è fondamentale che sia aumentato il numero di borse disponibili per la formazione dei futuri Medici di Medicina Generale”.

Mancano medici anche nei presidi Usca territoriali(Unità speciali di continuità assistenziale): “Dopo la forte riduzione di personale (e la chiusura della maggior parte delle sedi) attuata negli scorsi mesi che ha portato a un conseguente peggioramento del servizio di assistenza e gestione territoriale dei pazienti positivi, con conseguenti enormi ritardi nella gestione delle richieste e pericolo per la salute dei pazienti – hanno osservato i sindaci nella lettera – tali carenze stanno provocando un secondo problema che riguarda il sovraccarico dei Pronto Soccorso a cui si rivolgono i pazienti positivi che non trovano adeguate risposte sul territorio“.

L’invito dei sindaci ad Ats è quello di aprire un tavolo di confronto e lavoro con i comuni e le province di Como e Varese, “affinché si possa addivenire quanto prima a una soluzione di cui in prima persona siano i cittadini a beneficiare. Ci preme evidenziare il ruolo che i Comuni hanno svolto e stanno svolgendo da due anni a questa parte, quale prima interfaccia per la raccolta di ogni problema da parte dei cittadini, assumendosi compiti non propri e adempiendo a un fondamentale ruolo di collante sociale grazie alla preziosa collaborazione dei Medici del territorio con cui è stato possibile organizzare e allestire diversi hub vaccinali e provvedere alla vaccinazione domiciliare di numerosi pazienti. Deriva da ciò che sia inaccettabile l’invito a puntare il dito contro i Comuni per le code che si formano fuori dalle farmacie. La tenuta sociale del nostro territorio parte da un concetto di corresponsabilità, quanto mai fondamentale nell’attuale clima di difficoltà e incertezza” hanno concluso.

Tra i sindaci firmatari dell’erbese

Veronica Airoldi, sindaco di Erba, Federico Bassani, sindaco di Lurago d’Erba, Ettore Pelucchi, sindaco di Ponte Lambro, Alberto Rivetti, sindaco di Anzano del Parco, Marcello Pontiggia, sindaco di Caslino d’Erba, Fabio Galli, sindaco di Pusiano, Giuseppe Sormani, sindaco di Sormano, Carlo Ballabio, sindaco di Albese con Cassano, Stefano Colzani, sindaco di Alserio, Giovanni Vanossi, sindaco di Merone, Mario Chiavenna, sindaco di Orsenigo, Sergio Binda, sindaco di Rezzago.