Samarate. Da tempio del cabaret, a tempio dell’evasione fiscale

Lorenzo Colombo 21 Giugno 2016

Cronaca, Fuori provincia

finanzaSAMARATE – Nell’ambito della strategia operativa volta al contrasto al sommerso d’azienda, i finanzieri della Compagnia di Busto Arsizio, durante un’accurata attività di analisi info-investigativa, si sono imbattuti in un soggetto economico titolare d’un famosissimo locale dedito al cabaret e agli spettacoli, con sede in Samarate intuendo immediatamente la presenza di qualche anomalia. La società infatti risultava aver presentato l’ultima dichiarazione dei redditi nel lontano 2010 pur essendo tuttora attiva ed operativa.

La successiva attività di riscontro, effettuata attraverso accertamenti sul luogo nonché l’analisi del sito internet e del profilo Facebook, hanno confermato la piena operatività del locale che affianca, alle esibizioni degli artisti, anche un
servizio di ristorazione di ottimo livello.

Unanimemente considerato il tempio del cabaret italiano, dalla sua apertura nel 1985 ha ospitato e lanciato alla ribalta personaggi come Aldo, Giovanni e Giacomo, Ale e Franz, Flavio Oreglio e Leonardo Manera, Claudio Bisio e Luciana Littizzetto, Antonio Albanese e Gene Gnocchi. Ritrovo di appassionati di musica jazz e di letteratura che nel tempo hanno avuto modo di ammirare le performance di Tullio de Piscopo e Massimo Morriconi o di incontrare Andrea de Carlo, Camilla Cederna e Giampaolo Pansa, solo per nominarne alcuni tra i più noti.

In occasione dell’intervento delle fiamme gialle, effettuato in orario serale, circa cento clienti stavano assistendo all’esibizione di alcuni famosi artisti dopo aver cenato. In quella circostanza, oltre ad aver accertato che nessuno dei clienti era provvisto di documentazione fiscale o del previsto biglietto relativo al pagamento della quota relativa all’ingresso, sono stati individuati anche tre lavoratori in nero. Come è stato riscontrato in seguito, anche attraverso l’analisi dei personal computer e delle agende, le prenotazioni venivano effettuate anche per battesimi, cene di lavoro e addirittura cenoni di capodanno, ove si registrava il massimo degli incassi.

Grazie ad un’ accurata attività di polizia tributaria, la Guardia di Finanza bustocca ha ricostruito puntualmente – seppur in presenza di scarsa documentazione contabile e ricorrendo al riscontro incrociato con la documentazione di natura extracontabile acquisita – l’ammontare del reale volume d’affari e della connessa evasione perpetrata dalla società, constatando elementi positivi di reddito non dichiarati pari a circa 1.500.000 euro. Tra imposta sui redditi, I.V.A. e I.R.A.P., la società ora dovrà versare all’Erario oltre 250.000 euro.

La rilevante evasione fiscale accertata ha comportato anche la denuncia del rappresentante legale della società all’Autorità Giudiziaria di Busto Arsizio per il reato di cui all’art. 5 del D.Lgs. 74/2000 (omessa presentazione della dichiarazione dei redditi).

Il contrasto al sommerso d’azienda rappresenta una delle linee fondamentali nell’ambito delle funzioni di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza perché consente, da un canto, di recuperare i tributi sottratti al bilancio dello Stato e degli Enti locali, ma anche di arginare la diffusione dell’illegalità e dell’abusivismo che minacciano un sano sviluppo del sistema economico, a tutela delle imprese e dei professionisti che operano nella piena e completa osservanza della legge e le cui prospettive di sviluppo sul mercato sono seriamente compromesse da chi svolge attività in “nero”.