Longone al Segrino

La Lettera di Mauro, omosessuale, a Don Stefano Dolci: “Dio benedice l’amore”

Lorenzo Colombo 29 Gennaio 2016

Attualità, Longone al Segrino

letteraLONGONE AL SEGRINO – Riceviamo e pubblichiamo,

“Ho letto gli interventi di Don Stefano Dolci, parroco di Ponte Lambro, sul tema ‘Unioni Civili’ (vedi allegato 1allegato 2 allegato 3 – per aprire i file in modalità differente dalla galleria, tasto destro, apri in un’altra finestra) e da cittadino omosessuale, che abita nelle vicinanze, vorrei fare alcune osservazioni. Per amor di verità, ricordo a tutti che il DDL Cirinnà non abilita l’adozione dei bambini alle coppie omosessuali, secondo quanto afferma il sacerdote. Semplicemente, e giustamente, si limita a riconoscere che nella società esistono situazioni in cui dei bambini vivono già con i genitori dello stesso: il ddl Cirinnà cerca di garantire a questi bambini la possibilità di una continuità affettiva e parentale nel caso di difficoltà. E’ una legge che va nella direzione di preservare e difendere i figli.

Don Stefano si scaglia accanitamente contro l’estensione dei diritti alle persone omosessuali e sostiene che il DDL Cirinnà sia una minaccia alla famiglia, addirittura arriva a sostenere che riconoscere il diritto alla relazione alle coppie dello stesso sesso equivarrebbe, secondo lui, in futuro anche il riconoscere diritti alla mafia. Forse mi sbaglierò, ma credo che si stia un po’ esagerando o meglio, don Stefano come tanti altri, stanno utilizzando l’arma della paura e della disinformazione solo per allarmare le persone e non riconoscere diritti alle coppie omosessuali. Mi piacerebbe infatti capire per quale motivo il riconoscimenti di un diritto, a me omosessuale, limiterebbe il diritto delle altre famiglie? Sarebbe come credere che quando anni fa si decise di estendere il diritto di voto alle donne si volesse allora minacciare e ridurre il senso ed il valore del diritto di voto degli uomini. Il diritto è un valore primario delle democrazie occidentali e l’estensione di diritti riservati ad alcuni ad altri dovrebbe essere considerata, in un paese civile, un passo in avanti e non un pericolo, o una minaccia.

Poi per quale motivo l’istituzione del matrimonio eterosessuale dovrebbe sentirsi minacciata dal riconoscimento di alcuni diritti alle coppie omosessuali? Il senso ed il valore di un istituzione dovrebbe essere insita ed intrinseca a se stessa, non avere un valore aggiunto semplicemente in riferimento a ciò che non è, oppure solo perché viene considerata un privilegio limitato ad alcuni. E poi gentile don Stefano le porgo questa domanda: è proprio sicuro che la minaccia alla famiglia arrivi unicamente dal fatto che possa esserci una legge che garantisce alcuni diritti alle coppie gay? Non vi sono forse altri problemi legati alla incapacità di riconoscersi nel valore della fedeltà per tutta la vita, oppure alla difficoltà di saper vivere le relazioni con serenità e rispetto, oppure alla precarietà delle situazioni economiche? Forse i problemi più gravi sono legati alla perdita di lavoro di alcuni padri ancora giovani ma giudicati troppo vecchi per il mondo del lavoro; alla impossibilità dei nostri figli di trovare un lavoro che non sia precario e sottopagato; alla mancanza di potersi permettere una casa o accedere ad un mutuo che quando ti viene concesso, magari con l’aiuto dei soldi dei tuoi genitori, ti vincola per venti o trent’anni a sacrifici e difficoltà per te e per i tuoi figli. Non sono questi i problemi più urgenti che pesano sulla vita delle nostre famiglie? Ma su questi temi vige un silenzio imbarazzante.

Perché mai, gentile don Stefano, qualcuno dovrebbe recitare la preghiera che Lei ha distribuito, per evitare l’approvazione della legge sulle unioni civili, quando nessuna preghiera è stata preparata per accompagnare l’approvazione della legge contro la violenza sulle donne o sui minori, e nessuno ci ha chiesto di recitare una preghiera composta per liberare la Chiesa dal grave problema della pedofilia che per anni vescovi e sacerdoti hanno coperto e taciuto? Vorrebbe farci credere che il buon Dio è più infastidito dal veder un focolare domestico occupato da due persone dello stesso sesso che dal vedere donne o minori che subiscono violenza? Personalmente continuo a credere che non sia così e che se Dio esiste è quello che il vangelo ci ha insegnato: il Dio che ama, predica e benedice l’amore. Non importa da che parte sia, se dalla parte di un pubblicano o una prostituta, basta che sia amore”.

Mauro Pirovano un cittadino omosessuale di Longone al Segrino