Salgono i numeri del contagio, in Lombardia 13.272 malati

Caterina Franci 15 Marzo 2020

Sanità

COMO – Una crescita costante, ma lieve quella dei contagiati da Coronavirus nella Provincia di Como. E’ quanto emerso dal bollettino sanitario diffuso puntualmente oggi, domenica, dall’assessore al Welfare Giulio Gallera. 184 i malati nella nostra Provincia, 30 in più rispetto a ieri, sabato.

In tutta la regione sono 13.272 i positivi, 1587 in più rispetto a ieri, sabato. 4898 sono i pazienti ricoverati, 602 in più, 757 si trovano in terapia intensiva 25 in più in un giorno solo, come evidenziato dall’assessore. Superano quota mille i decessi, che sono 1218: “Questo è un dato che avevamo previsto – ha detto Gallera – è uno dei peggiori da quando è scoppiata l’emergenza. Solo nelle ultime 24 ore sono decedute 252 persone”. I dati, come ricordato, potrebbero essere parziali per le diverse tempistiche con cui i tamponi vengono processati nei diversi laboratori di analisi.

Restano le Province di Bergamo e Brescia le più critiche a livello di contagi, come dimostrano i dati diffusi dall’assessore Gallera: a Bergamo i malati sono 3416, con un aumento di 552 in un solo giorno. A Brescia 2473 (+351). Seguono Cremona (1792 contagi, +227), Milano (1750 contagi, di cui 711 a Milano città, per una crescita totale di 200 casi in un giorno) (Lodi (1320 contagi, +45), Pavia (722 contagi,+100), Lecco, con 344 contagi e una crescita di 57 casi in un giorno, Mantova (327 contagi, + 60), Como 184, come Varese, e infine Sondrio, 45.

Nel mostrare la fotografia della nostra Regione l’assessore Gallera ha commentato: “Nei prossimi giorni, da giovedì in poi in particolare, vedremo se il trend rallenterà. Da parte nostra continua la strategia di alleggerire gli ospedali, che ancora oggi hanno significativi flussi al Pronto Soccorso. Dopo il grande sforzo fatto nei giorni scorsi oggi, domenica, abbiamo trasferito 60 persone: 14 da Crema, 15 dall’Asst di Bergamo Est (Seriate e Anzano, ndr), 17 dal Papa Giovanni sempre a Bergamo. Ognuno dei nostri presidi disponibili viene utilizzato al massimo della disponibilità. Tanti trasferimenti sono stati effettuati nelle strutture private accreditate come il Policlinico di Monza e il San Raffaele. Per quanto riguarda la ricerca di personale sanitario – ha continuato Gallera – abbiamo ricevuto un totale di 1900 domande, ne abbiamo selezionate 832, già inviate alle aziende ospedaliere”.

“L’aspetto più delicato, anche se non l’unico, restano le terapie intensive. Oramai – ha dichiarato l’assessore – abbiamo gli ospedali allo stremo, dopo 24 giorni sono saturi. Ma non molliamo, stiamo facendo uno sforzo davvero titanico, che sorprende, stupisce e a tratti commuove”. I numeri ben lo riassumono: dall’inizio dell’emergenza Coronavirus in Regione Lombardia i posti di Terapia Intensiva aggiunti sono stati 1200, di cui 924 dedicati al Covid19. “Un aumento – come sottolineato da Gallera – pari all’80%, dovuto alle grandi capacità del nostro sistema sanitario e di tutti gli operatori di dare risposte”. In preparazione immediata, come spiegato, altri 16 posti letto al San Carlo e 20 al Papa Giovanni di Bergamo, mentre al San Raffaele saranno collocate alcune tensostrutture che ospiteranno altri 14 posti letto di Terapia Intensiva.

“Da una parte abbiamo un progetto molto ambizioso, si tratta di un grande ospedale con 500 posti letto tutti per la Terapia Intensiva. Gli spazi già li avremmo, il vero ostacolo al momento è il reperimento dei macchinari che servono, come i respiratori, e del personale. Speriamo di riuscire a trovarli in tempi brevi per partire con la realizzazione” ha detto Gallera. L’altro piano prevede invece la creazione, su un lasso di tempo più dilatato, di altri 192 posti letto di terapia intensiva in ospedali quali il San Carlo, il Policlinico, il Niguarda, il San Matteo e il San Gerardo: “90 siamo in grado di realizzarli in sette giorni, altri 77 in almeno undici giorni e altri 26 in venticinque giorni” ha detto Gallera.

Infine Gallera ha parlato delle mascherine, sulle quali proprio ieri aveva polemizzato: “Medici e infermieri stanno facendo un lavoro encomiabile per il quale non basteranno mai le parole, ma necessitano degli adeguati presidi di protezione individuale che non possono arrivare a singhiozzo né tanto meno essere inadeguati allo scopo. Le mascherine che ci sono state date dalla Protezione Civile – ha specificato in merito alla polemica sollevata nei giorni scorsi – erano assolutamente inadatte al lavoro che medici e infermieri svolgono a fianco dei malati e, senza voler fare entrare nella polemica, ci è parso giusto sottolinearlo. La Protezione Civile Nazionale ha già consegnato 500 mila mascherine, abbiamo apprezzato moltissimo il gesto ma la verità è che in Lombardia ci servono almeno 300 mila mascherine al giorno, e recuperarle è quello che cerchiamo di fare dall’inizio dell’emergenza. Sentirsi dire quotidianamente dai medici e dai direttori sanitari che i presidi di protezione sono al limite è avvilente, ve lo assicuro” ha concluso.