Erba

Il nuovo DG del Fatebenefratelli: “Puntiamo ad essere riferimento sul territorio”

Miryam Colombo 20 Maggio 2020

Erba, Sanità

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Damiano Rivolta

ERBA – Rendere l’ospedale di Erba un punto di riferimento per tutto il territorio: questo l’obiettivo del nuovo Direttore Generale del Fatebenefratelli di Erba, Damiano Rivolta. A circa due settimane dall’inizio del suo mandato, gli abbiamo rivolto qualche domanda sulla situazione presente e sul futuro della struttura ospedaliera.

Questo al Fatebenefratelli di Erba è il suo primo incarico di Direttore Generale di una struttura ospedaliera, come si sente?

“Innanzitutto, sono onorato di aver ricevuto questa proposta dall’Ordine Ospedaliero Fatebenefratelli. Credo che l’esperienza maturata in passato possa essermi molto di aiuto in questo ruolo, in questa sfida che ho deciso di accettare dopo anni di direzione, anche se non generale, all’Istituto Scientifico Medea di Bosisio Parini. Si tratta di due ambiti completamente diversi, ma sono convinto che l’esperienza come consulente presso strutture sanitarie e poi come direttore e la formazione ricevuta alla scuola per direttore di azienda sanitaria riconosciuta da Regione Lombardia mi aiuteranno in questo compito”.

Per quanto ha avuto modo di conoscere in queste due settimane dall’inizio del suo mandato, quali sono le criticità e le priorità di intervento nella struttura ospedaliera erbese? Quali invece gli elementi di potenzialità?

“Ho preso servizio a Erba il 4 maggio, in corrispondenza con l’inizio della Fase 2. In questi mesi di emergenza l’ospedale ha subito un notevole cambiamento per fronteggiare la lotta al Covid-19 e ora sta lavorando per questa fase di ripartenza. Sicuramente, faremo tesoro di quanto vissuto finora per capire come sarà la nuova attività quando riprenderemo a pieno regime ad erogare i nostri servizi. In queste prime settimane, sto privilegiando la conoscenza delle persone, che sono la parte più importante di una struttura, e da loro sto capendo come sia l’ospedale per poi riprogettarlo sulla base delle linee già definite nel piano quinquennale attivato nel 2019”.

“L’idea è quella di unire strategie attualmente in essere e già definite con le nuove esperienze maturate in questi mesi per far sì che questo ospedale diventi sempre più un punto di riferimento in grado di fornire risposte a questo territorio, senza che gli utenti siano costretti a spostarsi altrove per trovare l’assistenza di cui hanno bisogno”.

“Per quanto riguarda gli aspetti di criticità al momento non posso fare una valutazione obiettiva perché non ho ancora visto l’ospedale nella sua attività ordinaria, quindi non di emergenza. In questa fase, stiamo cercando di riattivare i servizi garantendo la sicurezza di pazienti e operatori secondo le direttive di Regione Lombardia e Ats. Ci sono poi progetti già in corso: entro fine giugno completeremo la sezione di diagnostica per immagini rinnovandone gli ambienti ed è in fase di aggiudicazione la realizzazione della seconda sala angiografica. Per quanto riguarda l’emergenza Coronavirus, invece, la scorsa settimana Regione Lombardia ci ha dato l’autorizzazione per tamponi e test sierologici: ora cerchiamo di aiutare il territorio con l’etica professionale e l’attenzione che ha sempre contraddistinto questo ospedale per dare risposta a queste esigenze del territorio rivolgendoci in particolare alle Rsa, ai Comuni e alle imprese”.

Tornando all’emergenza legata al Covid-19, qual è attualmente la situazione all’ospedale di Erba?

“Il reparto dedicato alla cura dei pazienti Covid conta ora circa 18 pazienti quando, nel pieno dell’emergenza, si è arrivati ad assistere fino a 80 pazienti. In terapia intensiva, invece, ad oggi (ieri per chi legge, ndr) è presente un solo paziente quando, durante il picco del contagio, sono stati occupati 7 posti”.

“In questi mesi il presidio ha risposto all’emergenza, ma anche  la popolazione ha risposto al presidio: tantissime sono le donazioni che abbiamo ricevuto e, solo per fare un esempio, la stessa macchina per l’esecuzione dei tamponi è stata acquistata grazie ai fondi offerti da Fondazione Comasca, che raccoglie i contributi dei cittadini stessi. La gran parte di queste donazioni è stata impiegata per il rifornimento dei dispositivi di protezione individuale, di cui abbiamo costante bisogno dal momento che non sapremo ancora per quanto tempo saremo chiamati ad operare in questo modo. Straordinaria è stata poi la grande reazione umana di tutto il personale”.

Un’ultima domanda. Il mondo sanitario ha attraversato una vera e propria tempesta con l’emergenza sanitaria Covid, secondo lei cosa ha funzionato e cosa no?

“Al momento mi sento di poter dare solo una risposta di breve periodo. In questa fase, l’ospedale sta continuando a tenere a disposizione le strutture per un’eventale ripartenza dell’epidemia e, accanto alle prestazioni urgenti per i pazienti non Covid, sta progressivamente riattivando i propri servizi ordinari. A livello più generale, alcune strutture ospedaliere sono state dedicate alla gestione dell’epidemia, mentre altre hanno continuato a garantire la normale attività, ma al momento è difficile pensare se il sistema sanitario manterrà aperti alcuni presidi o meno. Sicuramente si terrà conto dell’esperienza acquisita in questi mesi per le valutazioni future”.