Erba

Erba. L’Ospedale un anno dopo l’inizio della pandemia

Caterina Franci 11 Marzo 2021

Erba, Sanità

Damiano Rivolta

ERBA – “È ormai passato un anno dal primo paziente che si è presentato all’Ospedale Sacra Famiglia di Erba e nessuno, allora, poteva prevedere quello che sarebbe accaduto”. Inizia così la riflessione di Damiano Rivolta, direttore dell’Ospedale Sacra Famiglia Fatebenefratelli di Erba sul 2020 e sulle prospettive aperte da questi primi mesi del 2021. L’ospedale lombardo ha ospitato 700 ricoverati per Covid dall’inizio del 2020 e ha effettuato 31000 tamponiAl momento sono stati vaccinati 523 operatori. L’impegno a contenere la pandemia resta costante, anche perché è in corso una nuova ondata di ricoveri (62, di cui 7 in terapia intensiva), ma si guarda al futuro, alla luce dell’esperienza fatta in quest’anno.

“La gestione dell’emergenza pandemica, nella sua drammaticità, ha portato alla scoperta di risorse inespresse che costituiranno anche le basi per la definizione dell’ospitalità del futuro. Le barriere strutturali, organizzative, gestionali ma soprattutto quelle emotive sono state prima abbattute, poi superate e piano piano rese flessibili e resilienti al grande tsunami covid. L’organizzazione, l’alta specializzazione, la divisione funzionale in reparti è stata completamente rivista per lasciar spazio ad una gestione quotidiana del paziente ma anche della fatica degli operatori. La programmazione a medio/lungo termine è stata completamente annullata, e, conseguentemente, l’organizzazione dei reparti come tradizionalmente la conoscevamo. Gli operatori sono stati la vera risorsa chiave che ha consentito di affrontare la pandemia senza arrivare al default dell’ospedale”.

Fra Giampiero Luzzatto

“Il nostro fondatore San Giovanni di Dio vuole che i suoi figli abbiano un medesimo cuore e una medesima anima – ricorda fra Giampiero Luzzato, priore dell’ospedale -. Nel 2020 abbiamo cercato di affrontare la complessità gestionale, con una adeguata educazione al senso della condivisione come esigenza interiore di una capacità operosa. Questo ha richiesto “audacia” e “creatività”, nonché la forza di abbandonare il “comodo” criterio del “si è fatto sempre così” e di “assumere il rischio della provvisorietà e dell’urgenza. Questa è stata una chiamata, di carattere impellente, di urgenza, nel senso che non si poteva rimandare una risposta al territorio”. Il priore ricorda anche i problemi, a partire dalla scarda conoscenza della malattia e dalla mancanza di ausili di protezione. “Uno dei  momenti più difficili, è stato quello in cui non riuscivamo a recuperare farmaci, mascherine, camici, coscienti che senza protezioni non potevamo far lavorare i nostri operatori” dice, rivolgendo un particolare ringraziamento al Sindaco e all’amministrazione comunale di Erba, a tutta la popolazione, alle associazioni, ai fornitori, alle ditte e ai numerosi benefattori.

La direzione ha già iniziato a ripensare lo sviluppo dell’ospedale per il prossimo quinquennio: “Nuove modalità di accesso, nuovi percorsi per l’urgenza e sdoppiamento della terapia intensiva sono solo alcune delle progettualità che saranno sviluppate nei prossimi anni per portare l’Ospedale di Erba nel futuro dell’Ospitalità mantenendo i valori originali dei Fatebenefratelli” spiega Rivolta.