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Italia-Svizzera: una mozione in Regione per 60 mila lombardi

Admin Altreforme 1 Luglio 2014

Como, Politica

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Daniela MaroniMILANO – Daniela Maroni e Maria Teresa Baldini sono intervenute in Consiglio sulla questione dei 60 mila lombardi che lavorano oltreconfine.

“Iniziative concrete e immediate a tutela dei lavoratori frontalieri in Svizzera”. A chiederlo a gran voce, attraverso una mozione bi-partisan presentata nella seduta odierna del Consiglio regionale lombardo, è la Maroni, Consigliere Segretario e membro della Commissione speciale per i rapporti tra Italia e Svizzera.

“In ballo c’è il destino di 60 mila e più cittadini lombardi, che ogni giorno fanno la spola con il territorio elvetico per svolgere un’occupazione. Una tendenza che le statistiche registrano in costante crescita, e contro cui negli ultimi mesi si è scatenata parte dell’opinione pubblica e delle forze politiche rossocrociate. Ne è scaturito, a febbraio un referendum “Contro l’immigrazione di massa”, il cui esito è sfociato lo scorso 20 giugno nel voto favorevole del Consiglio federale per l’attuazione di un nuovo articolo costituzionale, che in sostanza determina l’introduzione di nuovi contingenti sul numero dei frontalieri, e istituisce il principio di preferenza verso la manodopera locale“.

La Maroni, esponente del Gruppo Maroni Presidente, risiede nell’erbese, una delle aree più direttamente toccate dalla questione. “Il lavoro all’estero, indubbiamente, per la nostra gente è un’opportunità – ha esordito con fermezza in aula – Per molti lombardi poter lavorare in Svizzera significa la possibilità di avere una vita dignitosa pur continuando a risiedere in Lombardia, che è il luogo degli affetti e della vita familiare, il luogo dove poi viene investito il denaro che si è guadagnato oltreconfine”.

Pur sottolineando come “Noi politici regionali non possiamo certo opporci alle legittime politiche migratorie di uno stato straniero, per quanto vicino, come la Svizzera” la Maroni ha lanciato un invito direttamente al Premier Matteo Renzi e alla squadra di governo: “Dobbiamo stimolare i palazzi romani a interessarsi anche della nostra gente, che davvero troppe volte viene dimenticata, abbandonata se non anche derubata!“. Parole che non suonano sibilline, ma hanno invece un fondamento ben chiaro: “Mi riferisco alla nota questione dell’indennità di disoccupazione dei frontalieri, sparita nelle casse dell’INPS, per la quale abbiamo votato una Risoluzione proprio qui in Consiglio Regionale”.

“E’ nostro dovere controllare che venga tentato tutto il possibile, nei rapporti con il Ticino e con i Grigioni, per tutelare cittadini lombardi che in questi Cantoni lavorano e che questi cantoni arricchiscono con la propria voglia di fare e professionalità”, chiude la Maroni. Un’indicazione che è arrivata chiaramente anche dall’aula, che si è espressa unanimemente compatta a favore della mozione.

maria teresa baldiniTutelare i frontalieri va bene, ma serve anche rilanciare i rapporti con la Svizzera secondo la Baldini del gruppo Misto.

“Un numero così elevato di frontalieri italiani, che quotidianamente attraversano i confini della Lombardia per andare a lavorare in Svizzera, evidenzia come sia alta, in termini di qualità, l’offerta di lavoro da parte dei lavoratori italiani e, al tempo stesso, la domanda dei datori svizzeri”. La Baldini ha dunque votato favorevolmente alla mozione a tutela dei 50 mila lombardi che lavorano oltre confine.

“Certamente in questa prima fase di urgenza tutti gli sforzi devono essere volti a tutelare i nostri lavoratori dal recente venir meno da parte degli svizzeri degli accordi sottoscritti con l’UE in materia di libera circolazione dei cittadini svizzeri e dei cittadini europei negli opposti ambiti”, ha approfondito il consigliere Baldini che ha poi messo in guardia “Ma prima o poi dovremmo anche interrogarci sul perché un così elevato e altamente specializzato numero di lavoratori trova solo nelle vicina Svizzera una risposta alle proprie istanze di lavoro. Un lavoro corrispondente alla propria alta specializzazione e adeguatamente retribuito”.

“Come potremmo essere noi attrattivi agli investimenti delle imprese estere e al mantenimento delle nostre in procinto di andar via, se già una così grande massa di lavoratori trova soddisfazione quotidianamente all’estero per le proprie esigenze?”, ha chiesto il consigliere.

La Baldini ricorda anche quanto la mozione discussa in consiglio impegni il Governo nazionale a imporre alla Confederazione Elvetica di rispettare gli impegni con l’UE del 1999 in materia di libera circolazione delle merci e dei lavoratori e propone di intraprendere un serio lavoro di interscambio su quelle che sono le necessità culturali, turistiche e socio-economiche di potenziale interesse per gli elvetici al fine di compensare lo sbilanciamento dei rapporti che al momento è in essere.

Luogo di studio di questi interventi potrebbe essere la commissione speciale per i rapporti tra Lombardia, Confederazione Elvetica e province autonome.

“Il nostro turismo, ad esempio, costituisce certamente elemento di grande attrattiva. L’impegno deve essere quello di ricreare le condizioni di qualità della vita e il senso di legalità che ci appartenevano e che fanno ancora parte della cultura svizzera”, ha chiuso la Baldini.