MILANO – Sospendere l’obbligo di accettare pagamenti elettronici tramite POS (Point of sale) per commercianti e artigiani sino a quando i costi del servizio non saranno in linea con la media europea e introdurre la deducibilità dei costi del servizio. E’ quanto chiede la mozione presentata questa mattina in aula di Consiglio regionale lombardo, approvata con 44 voti a favore e 16 contrari, con primo firmatario Dario Violi del M5S e sottoscritta anche dal consigliere segretario Daniela Maroni.
“Si tratta di una novità – sottolinea l’esponente del Gruppo Maroni Presidente – che riguarda milioni di imprese e che ovviamente ha scatenato una tempesta di proteste soprattutto per i maggiori costi che le imprese e i professionisti si troveranno a dover affrontare. La Cgia di Mestre riferisce che il costo medio per ciascuna impresa o studio professionale si aggirerà intorno ai 1.200 euro l’anno, importo che potrà raggiungere i 15.000/20.000 euro annui nel caso, tanto per citare un esempio, di stazioni di servizio di carburanti dotate per esempio di 4 apparecchi POS”.
Ma non è solo una questione di costi, che non è poca cosa, a ciò si aggiungerebbero infatti anche le difficoltà pratiche: “Pensiamo alle notevoli problematiche per quelle attività che si svolgono fuori sede: idraulici, elettricisti, falegnami, antennisti, manutentori di caldaie, nonché dipendenti e collaboratori, che spesso si recano nelle case o nell’immobile del committente. Ciascuna di queste persone dovrà essere dotata di un Pos. Ma il legislatore ha una vaga idea di quali costi dovranno sostenere queste aziende?”.
Nella mozione le richieste sono chiare: d’accordo la moneta elettronica, d’accordo la tracciabilità, ma tutto ciò non deve andare a discapito delle aziende. La finalità della norma è condivisibile, si legge nella mozione, ma non attuabile tramite questo strumento, che aggiunge invece un altro peso e un ennesimo onere ai commercianti e agli artigiani. La mozione impegna, inoltre, la Giunta ad attivarsi in Parlamento per rinviare il provvedimento fino a quando il costo dei servizi POS non siano allineati a quelli europei e la impegna ad avviare un’indagine a livello regionale sui costi praticati dai principali istituti di credito per arrivare a una revisione delle commissioni bancarie su queste modalità di pagamento.
La dotazione del POS dovrà inoltre essere obbligatoria, ma, sottolinea ancora Daniela Maroni: “La norma scatta a metà: per le attività che non si doteranno di POS, infatti, non è prevista alcuna sanzione. Ciò significa che, nonostante vi sia un obbligo, lo Stato di fatto non è in grado di farlo rispettare”. Un dubbio che si estende all’efficacia del POS come deterrente contro l’evasione fiscale. Attualmente nel nostro paese ci sono 1,4 milioni di Pos e 34 milioni di carte Bancomat che salgono a 90 se si aggiungono quelle di credito o le prepagate. ”Non vorremmo, il dubbio è lecito, che questo ulteriore pasticcio sia un altro di quelli che servono ad innalzare artificiosamente i redditi di taluni, le banche, a scapito dei soliti paganti, cioè coloro che non possono evadere perché censiti con regolare partita Iva e codice fiscale. Ricordo infine – conclude il Consigliere – come molte attività di intermediazione lavorino con margini percentuali del 8%, e anche inferiori come ad esempio le stazioni di servizio che hanno il 2,5% e, se teniamo conto che la commissione ordinaria dovuta alle banche per le transazioni POS è del 2,5% il tutto ci sembra veramente ridicolo e un’ennesima mortificazione per chi lavora sotto la luce del sole. Il POS si può accettare, ma solo quando i costi del servizio verranno allineati al ribasso alla media europea“.
(Vedi anche Maria Teresa Baldini sul Pos)