Erba

Lettera: “Il Lambro in secca per il caldo, possiamo fare qualcosa?”

Caterina Franci 10 Luglio 2019

Ambiente, Erba, Lettere

ERBA – Riceviamo e pubblichiamo:

“Con il caldo di queste ultime settimane il fiume Lambro sta iniziando a prosciugarsi e questo è un problema per la fauna e la flora che lo abitano. Il Lambro, in questa fase del suo percorso, è di fatto ancora un piccolo fiume e quindi, a parte per il torrente Bova, non possiede altri affluenti che lo possono rifornire se non la sua sorgente che si trova sul monte San Primo”.

L’effetto combinato di alte temperature e poche precipitazioni porta dunque il fiume in secca soprattutto nel periodo estivo. La specie che ne risente maggiormente è la trota (così come dicono alcuni ex-pescatori della zona) che, naturalmente, date le dimensione del fiume non riesce a svilupparsi e a raggiungere dimensioni particolarmente grandi: infatti il livello dell’acqua si mantiene sempre molto basso tranne che nei periodi di piena. Si trovano quindi principalmente gli avannotti di trota, cioè i piccoli che nei tratti di fiume un po’ più profondi riescono comunque a crescere un po’ di più”.

“L’elevata evaporazione porta alla morte di tutti questi pesci ogni volta che il fiume va in secca dato che finiscono per trovarsi isolati in pozze con poco spazio a disposizione e una ridotta quantità di ossigeno (troppo scarsa per così tanti pesci). L’esito finale è quindi quello di trovare una marea di pesci esiccati lungo tutto l’alveo, come mostrano le foto a lato! Un altro fattore che potrebbe avere un’ influenza sulla questione è il fatto che, proprio qui a Erba, l’alveo del fiume è artificiale: infatti il corso del fiume era stato deviato (i primi lavori iniziarono già all’inizio del 1800 sotto il periodo di dominio austriaco con Maria Teresa d’Austria) per ovviare ai problemi di esondazione che spesso si verificavano nel passato. In precedenza il corso naturale proseguiva più verso il centro città  mentre ora il fiume viene fatto sfociare direttamente nel lago di Pusiano”.

“Il fatto che non sia il suo corso naturale può avere un effetto significativo dato che, come si può ben vedere nel tratto finale del Lambrone, l’acqua molto spesso non raggiunge più il lago in superficie ma da sottoterra- questo fa capire come il terreno sia molto permeabile (è costituito principalmente da sassi e ghiaie)  e ciò impedisce all’acqua di rimanere in superficie non permettendo ai pesci di vivere: quello che è il loro ecosistema (costituito in realtà da molti altri piccoli organismi acquatici a noi poco visibili) rischia di svanire del tutto. Lungo tutto il tratto sono presenti inoltre delle piccole cascatine che impediscono ai pesci di risalire più a monte verso zone dove più facilmente l’acqua riesce a non scomparire completamente”.

“Il fiume nel tratto di Erba presenta un’acqua di buona qualità (a differenza del Lambro inquinato che troviamo verso Milano) e questo fa si che ci siano le condizioni adeguate ogni anno affinché questi pesci si riproducano e anche in buon numero (la presenza di alcune specie di pesci in un determinato fiume infatti, come ad esempio la trota, è buon indicatore dello stato di salute del fiume stesso). Tuttavia è davvero un peccato che il loro triste destino sia quello di morire (quasi ogni anno) per questa combinazione di effetti!”

“Resta dunque aperta una domanda: possiamo fare qualcosa? Possiamo evitare che questo ecosistema venga compromesso ogni anno nella stagione più calda?”

Alessandro Manea
socio di Legambiente Erbese