Erba

Vendite online e nuove strategie, il commercio lotta contro il Covid

Miryam Colombo 10 Aprile 2021

Economia/Lavoro, Erba

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ERBA – È passato poco più di un anno dallo scoppio della pandemia di Covid-19. Un anno in cui, tra lockdown e restrizioni, le attività e gli esercizi commerciali sono stati messi a dura prova, costretti spesso a reinventarsi e a trovare nuove soluzioni per evitare la chiusura. Qual è dunque la situazione a Erba? Ecco le tendenze che riguardano il commercio erbese nell’ultimo anno.

Il quadro che emerge dal confronto tra le pratiche commerciali presentate al Comune di Erba nel 2019 e nel 2020 sembrerebbe non lasciare spazio a dubbi: per quanto possa essere difficile a credersi nell’ultimo anno sono stati registrati 64 richieste di avvio di attività e 41 atti di cessazione a fronte delle 44 aperture e 76 chiusure del 2019.

Dati che sembrano incoraggiare, ma che devono essere maneggiati con una certa cautela, come ha spiegato Andrea Villa dell’Area Servizi al Cittadino – Ufficio Commercio e Polizia Amministrativa del Comune di Erba: “L’avvio o la cessazione di attività non distingue tra apertura di un locale vero e proprio: talvolta si tratta di un avvio all’interno di negozio già attivo e, allo stesso modo, la vendita non alimentare all’interno di un negozio di estetista, acconciatore, artigiano o di altri servizi viene identificato come un nuovo esercizio di vicinato. L’inserimento di un settore (alimentare o non alimentare) quindi è da ritenersi un avvio attività”.

A questo si aggiunge poi il fatto che le cessazioni possono riguardare (oltre ai casi di subingresso o successivo avvio attività da parte di altro titolare) anche il caso di trasferimento fuori comune e che l’analisi effettuata dagli uffici comunali non comprende pratiche di competenza di altri enti.

Guardando i dati un po’ più da vicino, le attività che sembrano resistere e che non hanno subito forti contraccolpi sono quelle alimentari: gli esercizi di artigianato, gastronomia, bar, medie strutture e negozi alimentari sono quindi quelli che non hanno subito gravi conseguenze a livello di “giro economico”.

Purtroppo, stessa sorte non è toccata a bar e ristoranti: se alcuni, a fronte di un calo generalizzato, sembrano tenere, purtroppo altri si sono visti costretti a chiudere o a sospendere l’attività cercando un’altra occupazione o sopravvivendo grazie all’asporto e alle consegne a domicilio. Quasi totalmente sospese anche le strutture ricettive alberghiere e extralberghiere che nella maggior parte dei casi riescono ad evitare la chiusura solo grazie ad altre attività svolte dai titolari. Le agenzie di viaggio non hanno chiuso, ma vedono la propria attività quasi completamente azzerata.

Tra i settori più colpiti c’è poi quello dei servizi alla persona: estetisti e parrucchieri cercano di tamponare i periodi di inattività con l’avvio di commercio di prodotti che abitualmente vendono ai clienti oppure inserendo ex novo attività di commercio al dettaglio. Cosa difficilmente praticabile per i tatuatori che normalmente non vendono prodotti oltre al proprio servizio.

Pesantemente colpito è stato invece il commercio su area pubblica, soprattutto per gli eventi e le fiere temporanee, mentre per quanto riguarda il Mercato è stato penalizzato soprattutto per il settore non alimentare.

Nota particolare di questo periodo è la crescita del commercio elettronico: alcuni negozi in sede fissa hanno cercato infatti di sfruttare il canale digitale per spostare le proprie vendite e nel 2020 si sono registrate 4 pratiche di avvio di commercio online nel settore alimentare e 9 in quello non alimentare.

“A livello di Scia non sembrerebbero quindi registrarsi dati catastrofici nonostante di fatto le attività siano rallentate e diminuite – ha concluso Villa -. Gli esercizi stanno resistendo più di quanto ci si potesse aspettare, anche se probabilmente gli effetti maggiori si registreranno quest’anno”.