Como

Multe sulla pubblicità. Daniela Maroni: “è inaccettabile”

Lorenzo Colombo 25 Ottobre 2013

Como, Economia/Lavoro

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Daniela Maroni consigliere regione Lombardia orizzoCOMO – Nei giorni scorsi a Como decine di esercizi commerciali si sono visti recapitare una lettera da ICA, la società che dal Primo Gennaio 2013 riscuote i tributi per conto del Comune di Como. Aprendo le buste, i titolari delle attività commerciali e di service si sono ritrovati la notifica di sanzioni per centinaia se non migliaia di euro. La causale: pagamento dell’imposta di pubblicità, accertamenti per l’utilizzo di insegne che – in realtà poi si scopre – le norme in vigore stabiliscono essere in molti casi esenti dal tributo.

“Considerato il periodo di crisi, con i piccoli esercizi in grande sofferenza è inaccettabile quanto si sta verificando a Como – commenta Daniela Maroni, Consigliere Segretario di Regione Lombardia – Mi chiedo perché il Comune debba delegare ad una società esterna la riscossione dei tributi, con addebito del 1%, attività che fino allo scorso anno veniva gestita senza problemi dagli uffici comunali”.

La casistica delle riscossioni demandate a ICA comprende imposta comunale sulla pubblicità, diritto sulle pubbliche affissioni, canone di occupazione del suolo pubblico. Alcuni esercizi si trovano addebitata persino una sanzione per aver mancato di richiedere l’autorizzazione a posizionare qualcosa che invece altre normative impongono: per esempio, ristoranti che espongono all’esterno il menu delle consumazioni e relativi prezzi, farmacie che installano la croce verde identificativa.

La Maroni individua delle specifiche responsabilità: “In Regione ci stiamo impegnando tutti per promuovere un modo nuovo di fare politica, più efficiente e più vicino ai reali bisogni della società lombarda. L’appalto affidato a ICA dimostra invece che gli amministratori di Como non seguono questa direzione, non vengono incontro agli esercenti, e inevitabilmente penalizzano gli affari dei negozi”.

Gli esercenti contestano e si lamentano, molti si sono rivolti a Confcommercio Como, che giudica tempi e modi sbagliati, e analizzando alcuni casi ha già individuato delle incongruenze. Il consigliere sostiene il coro degli scontenti: “Mi chiedo il motivo per cui questi accertamenti non siano stati comunicati preventivamente. Spero vivamente che vengano eseguite delle verifiche più approfondite, in linea con le normative vigenti, e senza calcare la mano sulle sanzioni, laddove vengano accertate.”