Merone

Crisi del cemento: “Se ne uscirà solo con l’innovazione”

Lorenzo Colombo 10 Luglio 2013

Economia/Lavoro, Merone

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MERONE – Le segreterie regionali di Fillea, Feneal e Filca si sono dati appuntamento mercoledì 10 luglio alle 9.30, presso l’auditorium della scuola media in via Aldo Moro, per un incontro pubblico. Al centro del dibattito i cambiamenti, a partire da gennaio 2019, introdotti dalla direttiva europea n. 31 del 2010 sulla costruzione di edifici neutrali energicamente.

A prendere subito la parola è stato Ivan Comotti, segretario regionale Fillea Cgil: “Questa è la prima delle tre iniziative in programma per cercare di affrontare e trovare una via d’uscita dalla crisi del settore calce e gesso. Abbiamo discusso del calo dei volumi di produzione e di conseguenza dell’organico. Moltissime aziende della Lombardia hanno chiesto la cassa integrazione, la mobilità… Eravamo troppo presi dagli esuberi che non abbiamo avuto il tempo di studiare gli scenari futuri. Ora quello che dobbiamo fare è pensare al futuro, all’innovazione dei materiali. E’ chiaro che i volumi non torneranno mai come quelli degli anni 2000 e secondo gli studi, questa crisi persisterà fino alla metà del 2014. Dobbiamo agire adesso, prima che sia troppo tardi“.

Comotti ha lanciato un vero e proprio appello alle aziende per cercare di garantire un futuro nel settore: “Servono dei progetti  di ricerca sui nuovi materiali, investimenti importanti per soddisfare le nuove richieste del mercato. Se così non sarà nel 2019 nei cantieri useremo semilavorati perchè la nostra industria non avrà conoscenza per produrli”.

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“Questa non è una crisi congiunturale ma strutturale – ha dichiarato nel suo intervento Mario Giudici, della Federmaco – La quantità di invenduto è davvero troppa. Le diminuzioni occupazionali le abbiamo gestite con gli ammortizzatori sociali. Ora bisogna avere degli obbiettivi precisi, bisogna avere delle normative adeguate. La ricerca è costosa, specialmente in un momento difficile come questo, ma è fondamentale. Bisogna che chi investe abbia sostegni pubblici. Bisogna riuscire a estraniarsi dalle logiche delle competenze e mettere in piedi un processo dinamico nel quale tutti i soggetti operano per una visione comune”.

Presenti all’incontro tutte le Rsu del comparto cemento, calce e gesso (in rappresentanza dei circa 3.000 lavoratori del settore), le istituzioni, i rappresentanti delle aziende che hanno dato testimonianza di un settore in grave difficoltà.

La scelta di Merone non è certo casuale, ma è anzi l’emblema che rappresenta la gravità della crisi del comparto in Lombardia. Il 31 luglio infatti si spegnerà il forno dello stabilimento Holcim e 140 lavoratori che si troveranno senza un lavoro.

Questo il commento dei sindacati: “Sembrano tanti 5 anni e mezzo, ma per trasformazioni di questa portata sono pochi. Dal 1 gennaio 2019 per gli edifici pubblici e dal 1 gennaio 2021 per quelli privati, le tecniche di costruzione dovranno rendere autonomi energicamente gli edifici agendo sull’auto approvvigionamento dell’energia e impedendo la dispersione termica. Non sarà più possibile aumentare lo spazio occupato da nuove abitazioni, si dovrà intervenire sul patrimonio esistente e intervenire sugli abbattimenti di edifici presenti e poi ricostruire“.

A intervenire sulla delicata questione anche il primo cittadino di Merone, Pietro Brindisi, che ha vissuto in prima linea la vertenza Holcim: “Non si può rimanere insensibili a questa situazione. Ogni giorno incontro gente che mi racconta che ha perso il lavoro: questa crisi è economica, ma anche sociale. Spero davvero che per il futuro ci siano prospetti migliori”.