La Maroni sulle Camere di commercio: “Rivedere ma non chiudere”

Admin Altreforme 25 Luglio 2014

Economia/Lavoro

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Daniela MaroniMILANO – “Un nuovo modello di strategie economiche per rilanciare il paese, un taglio ai rami secchi e un accordo con quelle efficienti, questi i punti su cui si dovranno rivedere le Camere di Commercio”. A sostenerlo è Daniela Maroni, consigliere regionale alzatese, sempre più attenta in questi giorni alla questione legata alla chiusura delle Camere di Commercio.

“Come in tutte le cose, anche le Camere di Commercio devono rispondere a un modello di efficienza e di efficacia trovando stimoli, accordi e strategie vincenti per sostenere l’imprenditorialità. Oltre al core business che è rappresentato dagli enti economici, devono rispondere a politiche strategiche di sostegno del sistema imprenditoriale, promozionale e sociale nella sua interezza. L’eventuale chiusura però non deve penalizzare quelle strutture che, da sempre, garantiscono risposte veloci e concrete a un territorio”.

Sarà la vicinanza al sistema delle associazioni da cui proviene, sarà che ha vissuto l’attività delle Camere di Commercio in prima persona, dapprima come consigliere e poi da componente della Giunta camerale, sta di fatto che la Maroni non ci sta e frena sulla chiusura degli Enti. “Perché penalizzare un Ente quando lavora bene, è efficiente e dà risposte veloci? Perché sollevarlo da una competenza che ha sempre espletato con grande attenzione verso il territorio? Non sono d’accordo sulla scelta del Governo, sono convinta che non si arrivi a un risparmio con il taglio di questi Enti. Posso essere d’accordo su una revisione dell’organizzazione, ma non di più”.

Sulla possibile soluzione per contenere i costi, la consigliera Maroni concorda con le scelte adottate in queste settimane da alcune regioni del nord Italia: “Credo che il modello Piemonte, adottato successivamente anche dall’Emilia Romagna e dal Veneto, ma presto anche dalla Lombardia, potrebbe essere vincente. L’idea di accorpare i singoli Enti provinciali in macro Camere di Commercio può essere una valida soluzione alla chiusura totale ed, eventualmente, all’accentramento regionale”.

Consapevole che la manovra del Governo non potrà subire un dietro front repentino, la Maroni ipotizza anche altre soluzioni: “Credo che l’abbattimento del diritto annuale possa essere applicato gradualmente e sono comunque fermamente convinta che i pagamenti di una quota da parte degli imprenditori si dovrà andare a sommare a contributi finalizzati al sostegno e al rilancio del territorio con un ritorno a supporto delle aziende, divenendo, di conseguenza, un incentivo e una forma di sviluppo economico e sociale”. E conclude sottolineando che: “I possibili accorpamenti devono essere una forma di volontarietà, gli organi politici devono avere la consapevolezza che i tagli del Governo non potranno essere azzerati, serve però la giusta consapevolezza per ripartire con ambiziosi progetti perché la riforma deve essere sinonimo di interventi migliorativi fortemente efficienti”.

 

Qui è possibile leggere (clicca qui) il documento sottoscritto da Camera di Commercio di Como e azienda speciale Sviluppo Impresa, il cui personale dipendente si è riunito in assemblea sindacale per valutare le disposizioni previste dal DDL in fase di predisposizione presso il CdM ed esaminare le sue ricadute sul personale e sulle funzionalità dell’Ente camerale, che è stato invitato al Presidente della Camera di Commercio, ai componenti di Giunta e di Consiglio, ai parlamentari del territorio (Chiara Braga, Mauro Guerra, Nicola Molteni), alla Regione Lombardia e ai Sindacati della Funzione Pubblica nazionali.