Como

Giornata delle api, c’è poco da festeggiare: il caldo compromette la produzione di miele

Federica Lassi 21 Maggio 2022

Como, Economia/Lavoro

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COMO – Il clima non sorride agli alveari lariani: da un’analisi effettuata da Coldiretti Como-Lecco in occasione della Giornata mondiale delle api, celebrata ogni 20 maggio, è emerso che il caldo incide sulle attività delle api, con conseguente riduzione della produzione di miele.

A condizionare l’operato di questi insetti le alte temperature, unite ad altri effetti generati dai cambiamenti climatici come siccità, incendi, bombe d’acqua e gelo, tutti eventi estremi che rischiano di presentarsi insieme nello stesso giorno, compromettendo la vita nelle arnie lariane.

Se la siccità penalizza le fioriture limitando la disponibilità del polline, il caldo incide sulla stessa attività delle api che riducono la produzione di miele“, spiega Coldiretti Como Lecco.  Il risultato di questo fenomeno è la perdita di risorse preziose a livello territoriale per il Lario, non solo in termini economici ma anche identitari, in quanto zona conosciuta per la produzione di miele di acacia, millefiori e castagno, oltre a varietà come il tiglio.

Il quadro nazionale non è altrettanto incoraggiante: nell’ultimo anno si è detto addio a un vaso di miele italiano su tre. A dare prova delle bizzarie climatiche in atto anche un raccolto nazionale al di sotto dei 12, 5 milioni di chili, registrato come il più basso degli ultimi decenni. Di contro, secondo un’analisi della Coldiretti interprovinciale su dati Istat, sono aumentate del 22% le importazioni dall’estero nei primi due mesi del 2022, decollo esponenziale se rapportato al 2021, dove avevano raggiunto il valore di 24 milioni di chili (+15%).

 

Il rischio è quello di consumare miele derivato da coltivazioni Ogm, ammesse in alcuni Paesi esteri come la Cina, pertanto Coldiretti invita a prestare attenzione all’etichettatura di origine obbligatoria: “Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità, consigliamo di verificare con attenzione l’etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. A rendere riconoscibile il miele prodotto sul territorio nazionale è la parola Italia riportata sulla confezione, obbligatoria per legge”.

Se il miele proviene da più Paesi dell’Unione Europea, in etichetta verrà riportata l’indicazione “miscela di miele originari della Ue” con relativo elenco dei Paesi, mentre se giunge da Paesi extracomunitari sulla confezione dovrà esserci la scritta “miscela di mieli non originari della Ue” sempre con il nome dei Paesi. Nel caso di un mix va segnalato “miscela di mieli originari e non originari della Ue”, anche qui con l’indicazione dei nomi dei Paesi.

Analizzando il consumo, è stato stimato che in Italia si acquista mezzo chilo di miele a testa all’anno, un dato che si colloca sotto la media europea di 600 grammi, anche se il Belpaese batte le altre nazioni per biodiversità, con più di 60 varietà protagoniste nel primo salone dei mieli d’Italia aperto a Roma dalla Coldiretti:

“Si va dai mieli a Denominazione di origine protetta Dop a quelli speciali come il miele di alta montagna a diverse altitudine, arrivando fino a quote molto alte “inseguendo” la variegata fioritura dei pascoli alpini”, precisa Coldiretti.

In termini di produzione invece, fa ben sperare la presenza dei giovani nelle aziende apicole, spesso condotte da under 35. Realtà di questo tipo sono aumentate del 17% negli ultimi cinque anni, secondo un’analisi di Coldiretti su dati Unioncamera. Resta invece predominante l’autoconsumo: dall’elaborazione Coldiretti sui dati del rapporto dell’Osservatorio nazionale miele, su 73mila apicoltori che curano 1,5 milioni di alveari, 2 su 3 sono hobbisti.