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Confindustria: “Fase di recupero confermata anche nel secondo semestre 2021”

Lorenzo Colombo 6 Febbraio 2022

Economia/Lavoro, Erba

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COMO – Notizie positive quelle fornite dal Centro Studi di Confindustria Lecco e Sondrio e Confindustria Como, riguardanti le tre province. I dati elaborati dell’Osservatorio Congiunturale del secondo semestre 2021 confermano la fase di recupero già evidenziata per i primi sei mesi dell’anno, con indicatori in aumento sia a livello tendenziale, sia sul piano congiunturale.

L’attività produttiva resta intensa e il fatturato cresce nella componete domestica e nell’export. Permangono le criticità legate alle materie prime, a cui si aggiunge il marcato rincaro delle fonti energetiche, che penalizza fortemente le aziende riducendone la marginalità e introducendo complicazioni nella gestione delle attività. Nonostante l’incertezza ancora legata all’andamento della pandemia, le aspettative per il primo semestre 2022 sono nel segno della fiducia e si attestano su valori positivi.

Gli indicatori associati a domanda, attività produttiva e fatturato evidenziano incrementi su entrambi gli orizzonti temporali di analisi: la variazione tendenziale rispetto al semestre luglio-dicembre 2020 si attesta in media al +13,6%, mentre il dato congiunturale risulta mediamente pari al +4,5%.

Le previsioni per i primi sei mesi del 2022 sono positive ed esprimono fiducia: in media i tre indicatori sono attesi aumentare di oltre cinque punti percentuali (+5,5%).

La capacità produttiva mediamente impiegata dalle imprese dei tre territori nel corso del secondo semestre 2021 si attesta all’81%, superando di poco i valori della prima metà dell’anno (79,3%).

Tra le realtà del campione non si riscontrano particolari differenze riguardo l’utilizzo degli impianti produttivi. Le imprese fino a 50 occupati (79,6%) indicano un tasso sostanzialmente in linea con quello delle realtà di maggiori dimensioni (82,8%). Per quanto riguarda invece i settori merceologici, si registra un livello di impiego pari all’83,7% nel caso delle attività metalmeccaniche, al 78,8% per le tessili e all’80% per gli altri settori.

I giudizi sull’andamento del fatturato nella parte finale del semestre, in particolare tra ottobre e dicembre 2021, indicano un quadro in miglioramento sia per il mercato domestico, sia per l’export.

Nel dettaglio, il fatturato in Italia è in crescita per circa tre realtà su cinque (59%), stazionario per il 31,4% e in diminuzione per il restante 9,6%.

Le esportazioni sono invece in crescita per un’impresa su due (49,9%), stabili per il 33,5% e in rallentamento per il rimanente 16,6%.

Tra luglio e dicembre 2021 la quota di fatturato realizzato all’estero è superiore ad un terzo del totale (37,1%), a conferma della marcata apertura internazionale delle imprese. Le realtà di medie dimensioni sono maggiormente attive all’estero, con una quota di export superiore alla metà del fatturato totale (52,1%), mentre la percentuale per le aziende fino a 50 occupati si attesta al 25,9%.

Lo scenario complessivo non è tuttavia privo di ombre. Le imprese hanno infatti confermato anche per il secondo semestre 2021 il persistere della fase di marcata tensione riguardo le materie prime a cui, nei mesi finali dell’anno, si è aggiunto il caro energia.

Gli elementi critici riguardano in primis il forte apprezzamento dei listini delle commodities, ulteriormente aumentati tra luglio e settembre per l’87,2% delle imprese del campione e, tra ottobre e dicembre, per il 96,9%.

A questi aumenti, che hanno avuto impatti significativi sui costi di produzione per l’85,5% delle aziende, si aggiungono criticità già diffusamente presenti nel semestre precedente: l’estensione dei tempi di consegna evidenziata da nove realtà su dieci (90,9%), la diminuzione delle quantità effettivamente fornite rispetto a quelle richieste per il 60,4% e il peggioramento della qualità delle forniture per il 16,8% del campione.

Il connubio tra rincaro dei costi dell’energia e aumenti delle commodities, presenti già da molti mesi, ha impattato sulle imprese dei tre territori. Nello specifico, il 41,4% delle aziende è stato costretto ad aumentare i prezzi dei propri prodotti e servizi, mentre il 56,1% ha subito un’erosione della marginalità; si attesta invece al 78,4% la quota di imprese che ha sperimentato entrambe le eventualità.

Risulta diffusamente stabile il giudizio sul rapporto con gli Istituti di credito: oltre tre realtà su quattro indicano la conservazione delle condizioni praticate.

Esaminando più nel dettaglio, le spese e le commissioni nonché la richiesta di tassi e di garanzie restano invariati per l’82% del campione, in miglioramento per il 6,6% e in peggioramento per l’11,4%.

Con riferimento alla disponibilità degli Istituti a concedere credito attraverso l’attivazione di nuove linee o l’espansione di quelle esistenti, il 76,6% delle imprese non segnala modifiche, il 13,1% indica una maggior apertura e il 10,3% una minor propensione a dare seguito alle richieste.

I pareri formulati riguardo la liquidità aziendale tracciano un quadro nella norma per oltre una realtà su due (53,6%) e indicano soddisfazione per il 31,8%, mentre il restante 14,6% ritiene che la situazione sia migliorabile.

Gli andamenti positivi registrati tra luglio e dicembre 2021 per gli indicatori associati ad ordini, produzione e fatturato influiscono anche sul versante dell’occupazione.

Nonostante il giudizio prevalente sia stato quello di conservazione dei livelli, segnalato dal 54,9% delle imprese, le indicazioni di aumento (33,1%) incidono maggiormente rispetto a quelle di diminuzione (12%), in linea con quanto era stato registrato durante la fase di recupero che aveva caratterizzato la prima metà dell’anno.

Anche le previsioni per l’andamento dell’occupazione nei primi sei mesi del 2022 registrano un’elevata quota che indica espansione dei livelli (42,9%), mentre la stabilità si attesta al 50,4% e la diminuzione al 6,7%.

 

DOMANDA

Tra luglio e dicembre 2021 la domanda è in fase di aumento sia a livello tendenziale, dove la variazione è più elevata, sia nel confronto congiunturale.

Rispetto alla seconda metà del 2020 gli ordini registrano un aumento di oltre quindici punti percentuali (+15,2%), un dato sostanzialmente in linea con quanto riscontrato tra gennaio e giugno 2021 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+16,9%).

Si attesta invece al +3,2% la variazione misurata rispetto ai livelli dei primi sei mesi dell’anno, leggermente al di sotto delle previsioni formulate a metà anno (+5%).

Le aspettative per il primo semestre 2022 restano positive: in media la variazione attesa è pari al +6,2%.

 

ATTIVITA’ PRODUTTIVA

L’attività produttiva registra andamenti coerenti con quanto esaminato per la domanda e cresce a livello congiunturale e tendenziale.

Il dato misurato attraverso il confronto con il semestre luglio-dicembre 2020 si attesta al +11,7%, mentre il raffronto congiunturale con i primi sei mesi del 2021 rivela un incremento del 5,4%, confermando le previsioni formulate in occasione della precedente edizione dell’Osservatorio (+5%).

Il quadro di miglioramento esaminato per il 2021 dovrebbe protrarsi anche nel corso del semestre gennaio-giugno 2022: le aziende del campione attendono infatti un ulteriore incremento dell’attività produttiva del 5,3%.

Il tasso medio di utilizzo degli impianti di produzione registrato per la seconda metà del 2021 risulta pari al 81%, in linea con quanto esaminato per i sei mesi precedenti.

All’interno del campione la situazione non mostra particolari distinzioni né dal punto di vista dimensionale, né considerando i settori merceologici di attività.

Le aziende fino a 50 occupati rivelano un impiego di capacità produttiva (79,6%) leggermente al di sotto rispetto a quanto esaminato per le aziende più grandi (82,8%); a livello settoriale invece si registra un tasso dell’83,7% per le realtà metalmeccaniche, del 78,8% per le tessili e dell’80% per quelle afferenti agli altri settori.

L’attività gestita in outsourcing determina un contributo alla produzione di circa nove punti percentuali (8,8%), che si aggiungono a quella diretta. Le pratiche di subfornitura coinvolgono prevalentemente partner italiani (6,5%) e in misura più limitata soggetti esteri (2,3%).

FATTURATO

Nel secondo semestre 2021 il fatturato mostra andamenti coerenti con quanto esaminato per gli indicatori associati a domanda e produzione, con crescite su entrambi gli orizzonti temporali di analisi.

Il dato tendenziale misurato rispetto ai livelli della seconda metà del 2020 è pari al +13,9%.

La variazione congiunturale con i primi sei mesi del 2021 si attesta invece al +5,9%, confermando le previsioni precedentemente formulate (+3,7%).

Positive anche le ipotesi espresse riguardo l’andamento delle vendite nel corso dei primi sei mesi del nuovo anno: le aziende dei tre territori attendono un ulteriore incremento del +5,1%.

I giudizi sull’andamento del fatturato nella seconda metà del semestre, in particolare tra ottobre e dicembre 2021, delineano un quadro in miglioramento che interessa sia il mercato domestico, sia l’export.

Le vendite in Italia sono considerate in aumento in circa tre casi su cinque (59%), stabili nel 31,4% dei casi e in rallentamento per il rimanente 9,6% del campione.

Le esportazioni segnano invece una crescita in un caso su due (49,9%), una situazione di equilibrio in un caso su tre (33,5%) e diminuzione per il rimanente 16,6%.

Oltre un terzo (37,1%) del fatturato realizzato nel secondo semestre 2021 è legato a clienti esteri, a conferma della marcata propensione al commercio internazionale che caratterizza i territori.

L’export risulta principalmente diretto verso i paesi dell’Europa Occidentale (17,7%), che rappresenta il principale mercato di sbocco oltre i confini nazionali. Seguono per rilevanza Stati Uniti (3,7%), Est Europa (3,5%), BRICS (2,4%), Asia Occidentale (2,1%) e America Centro-Meridionale (1%).

ferro metallo materie prime

MATERIE PRIME

Nel secondo semestre 2021 le imprese di Lecco, Sondrio e Como hanno continuato ad operare facendo fronte a criticità legate all’approvvigionamento delle materie prime.

In linea con le rilevazioni della prima parte dell’anno, agli aumenti dei prezzi delle commodities si accompagnano la scarsità delle merci, l’estensione dei tempi di consegna e, in minor misura, la diminuzione della qualità delle forniture.

Nel dettaglio, oltre l’87% del campione ha rilevato aumenti dei listini tra luglio e settembre, mentre il 96,9% li ha sostenuti tra ottobre e dicembre.

Per l’85,5% delle aziende l’aumento del costo delle materie prime ha causato impatti significativi sui costi di produzione, oltre che sulla marginalità.

Il quadro è stato inoltre aggravato dall’estensione dei tempi necessari ad approvvigionare le merci, che ha penalizzato oltre nove realtà su dieci (90,9%), dalla diminuzione delle quantità effettivamente consegnate rispetto a quelle richieste, indicata da tre realtà su cinque (60,4%), e dal peggioramento della qualità dei prodotti, segnalata dal 16,8% del campione.

Nei mesi finali dell’anno si sono aggiunti i pesanti rincari di energia elettrica e gas.

La combinazione di questi fattori ha determinato un adeguamento al rialzo dei prezzi di vendita per il 41,4% delle aziende e un’erosione dei margini di profitto per il 56,1% del campione; per il 78,4% delle imprese del campione i due effetti si sono sommati.

OCCUPAZIONE

Il secondo semestre 2021 segna andamenti in miglioramento anche sul versante occupazionale: l’indicazione prevalente è di stabilità, segnalata dal 54,9% del campione, mentre in caso di variazione le indicazioni di aumento dei livelli (33,1%) sono maggiormente diffuse rispetto a quelle di quelle di riduzione (12%).

Le aspettative occupazionali per il periodo gennaio-giugno 2022 confermano il permanere di questo quadro: a fianco del 50,4% di imprese che attende una conservazione dell’occupazione, il 42,9% prevede un incremento e il rimanente 6,7% una diminuzione.