MILANO – La IV Commissione – Attività produttive questa mattina ha ricevuto in audizione il sindaco di Merone Pietro Brindisi e il vice Giovanni Vanossi. Sul tavolo la questione dello stabilimento Holcim Italia Spa, realtà che da generazioni è il volano del lavoro e del benessere per decine e decine di famiglie in paese. Un cementificio aperto nel 1928, e capace di posizionare Merone tra le aree più produttive della Lombardia, con una distribuzione di 50 milioni di euro ogni anno.
Negli ultimi tempi, tuttavia, le strategie aziendali di Holcim, la crisi economica del settore edile e scelte politiche locali poco favorevoli hanno determinato una inesorabile flessione dello stabilimento, che nel solo ultimo anno è sceso da 500 lavoratori (tra dipendenti e indotto) a soli 120. Poche garanzie per il presente, ancora meno per il domani, e per i dipendenti in esubero, che per età e formazione professionale hanno serie difficoltà ad essere ricollocati nel mondo del lavoro.
Gli auditi hanno illustrato le ragioni del problema: gli impianti del complesso consumano molta energia, dunque hanno dei costi fissi elevati, che vengono ammortizzati solo in parte perché lo stabilimento non produce più clinker, la materia prima estratta dalle cave. Il sito di escavazione ci sarebbe, il monte Cornizzolo a Civate, ma manca il “sì” dell’autorità competente, la Provincia di Lecco, che nell’aprile di quest’anno ha adottato il nuovo piano cave. Dall’elenco delle cave è stata però esclusa l’area citata, decisione che di fatto ha portato a una riduzione del 70% del potenziale produttivo dello stabilimento. Stante questa situazione, per la cementeria si profilano prospettive poco incoraggianti , che gli amministratori locali intendono scongiurare: un’eventuale abbandono causerebbe un significativo indebolimento economico per il territorio, e lascerebbe in carico al Comune e ai meronesi un complesso difficile da gestire e oneroso da riqualificare.
Per scongiurare l’ipotesi, Brindisi e Vanossi si sono rivolti ai commissari regionali chiedendo una ridefinizione del piano cave della Provincia di Lecco, in modo da includere anche il monte Cornizzolo. Qualora ciò non fosse possibile, sul tavolo è stato presentato un’interessante progetto di riqualificazione delle aree industriali già ora non più utilizzate, con la Regione che potrebbe collaborare ad un più ampio progetto di rilancio ecosostenibile, realizzato in collaborazione con il Politecnico di Milano, che riguarda la confinante località di Baggero.
La commissione – segnatamente per voce dei rappresentanti del territorio – ha affidato al consigliere Mario Barboni (Pd) e al collega Luca Marsico (Pdl)della commissione Ambiente e Territorio l’incarico di mediare con la Provincia di Lecco e l’azienda per poter trovare un punto d’incontro. Fondamentale sarà capire la volontà da parte di Holcim di mantenere la sua presenza a Merone.
In qualità anzitutto di consigliere comasco, e di componente della commissione, Daniela Maroni (Lista civica Maroni Presidente) promette di dedicare tutto l’impegno sulla questione affinchè si possa giungere ad una soluzione positiva e condivisa.
“Massimo impegno da parte delle istituzioni e un appello al senso di responsabilità, perché un’azienda sana e su cui si regge l’economia di un intero territorio, possa continuare nella sua attività imprenditoriale”. Questo l’impegno espresso dai consiglieri del Popolo della Libertà in Regione Lombardia, Mauro Piazza e Alessandro Fermi, dopo l’audizione. “E’ perlomeno paradossale – ha evidenziato Piazza – che le istituzioni locali, dinanzi ad un’azienda pronta a investire sul territorio, abbiano preferito avallare scelte di carattere demagogico. Purtroppo così facendo si è finito per creare un grande alibi . all’impresa, nel caso in cui voglia portare altrove completamente la sua attività”.
Il lecchese Piazza, al pari del collega comasco Alessandro Fermi, si è detto favorevole ad un’azione di pressione sulla Provincia di Lecco, affinché riveda quanto definito nel Piano Cave.
“Non sarà una cosa facile – ha detto Fermi – in ogni caso, ci dobbiamo provare perché sappiamo bene cosa rappresenta la Holcim per questo territorio”. Tra le questioni sul tavolo, infatti, non solo i 5 milioni di euro all’anno che in termini di benessere economico ricadono direttamente sulla zona, ma anche il riutilizzo di una superficie industriale enorme, nell’eventualità di una dismissione dello stabilimento.
“Da qui il nostro fermo impegno – hanno rilevato Piazza e Fermi – affinché da parte di Regione Lombardia, prosegua il dialogo con l’azienda affinché, anche nella peggiore delle ipotesi, l’area produttiva continui ad essere utilizzata, quanto meno, per le attività residuali del cementificio”.
Da ultimo, Fermi ha garantito il suo impegno perché della vicenda si occupi anche la Commissione VI Ambiente del Consiglio regionale.
“Considerate le tematiche in discussione – ha concluso Fermi – mi pare opportuno che i titolari della Holcim vengano sentiti il prima possibile in Commissione VI, così da definire insieme una strategia condivisa per continuare ad investire in modo assolutamente rispettoso per l’ambiente, ma contestualmente, tenendo in debita considerazione il tema occupazionale e le sue ricadute sull’intera area”.
Le dichiarazioni del consiglieri Piazza e Fermi hanno spinto l’esponente di SEL Ercole Castelnovo ad intervenire a sua volta sulla questione: “Il documento delle controdeduzioni alle osservazioni sul Piano Cave sono state approvate dalla Giunta Provinciale con evidente assenza dell’assessore Signorelli e le notizie di oggi pubblicato sul vostro sito concernenti l’audizione in commissione Attività produttive fanno pensare ad un ripensamento da parte del PDL?” è la domanda che si pone Castelnovo.
“Le scelte politiche del Pdl Regionale corrispondono alla scelte politiche locali o qualche Consigliere Regionale si vuole smarcare? Forse la confusione del Pdl nazionale e i conflitti interni si stanno consumando anche su scelte ormai formalizzate e quasi definitivi ( manca solo l’adozione definitiva del piano cave da parte del Consiglio Provinciale). Ora siamo consapevoli che la partita si sposti in regione Lombardia come sucesse 12 anni fa, ma è significativo che pezzi del PDl si muovano in dissonanza con altri… il caos regna sovrano. Continueremo la battaglia come sempre – ha concluso Castelnovo -anche nelle sedi Regionali per difendere un territorio che ormai tutti o quasi hanno capito che ha già dato e non può più dare contributi alle attività che ormai non hanno più mercato lasciando devastazione ed incuria dell’ambiente”.