Como

Camera di Commercio: niente svolte all’economia comasca nel 2013

Lorenzo Colombo 17 Giugno 2013

Como, Economia/Lavoro

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logo camera commercio comoCOMO – Bisognerà attendere il 2014 per iniziare ad avvertire una inversione del ciclo economico anche se lieve. Sono queste le previsioni sull’economia italiana ed internazionale che si riflettono specularmente sull’economia comasca.

Il 2012, infatti, è stato un anno critico e il 2013, purtroppo, non sarà l’anno della svolta a causa  essenzialmente del difficile contesto nazionale ed europeo. Austerità, incertezza e restrizione del credito hanno simultaneamente influenzato in maniera negativa l’economia lariana che tuttavia, a differenza di altri territori, ha potuto contare su export, turismo, Svizzera, cultura che hanno contribuito in parte ad alleviare il pesante conto della crisi.

Tutti i settori sono ben lontani dai livelli antecedenti al 2008 confermando che la “ripresina” intravista nel 2010 ha perso slancio troppo presto e quello che si configura non è tanto un andamento a “U” quanto a “W”, con due punti di minimo a breve distanza l’uno dall’altro.

Guardando i dati sulla demografia d’impresa il numero delle imprese registrate in Camera di Commercio è calato: il numero delle cancellazioni ha superato quello delle iscrizioni in quanto le prime sono aumentate e le seconde sono diminuite portando il saldo in negativo (-0,3%). Il dato è imputabile quasi esclusivamente alle imprese artigiane (-1,6%) che, data la piccola dimensione aziendale, hanno avuto maggiore difficoltà ad agganciare i segnali di ripresa riscontrabili unicamente sui mercati esteri.
Su 45.149 unità attive (50.353 registrate) a fine 2012, 26.722 del totale sono imprese del terziario (pari al 59%). Seguono per importanza le costruzioni (9.186 unità, con un peso pari al 20%) e il manifatturiero (6.870 imprese, pari al 15% del totale).
Il settore terziario è l’unico a crescere per numero di imprese: +0,4% rispetto all’anno precedente, con un trend crescente e costante, come visibile in grafico.

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Sul fronte del lavoro il quadro è ovviamente in peggioramento, ma non mancano considerazioni positive, se non altro rispetto ai dati nazionali. La disoccupazione a Como aumenta: passa dal 5,4% del 2011 al 6,1% del 2012, ma resta molto al di sotto del dato regionale (7,5%) e italiano (10,7%). Aumentano i disoccupati (sono circa 17.000 persone), ma anche gli occupati (circa 266.000 unità) visto che cresce il numero di chi si mette in gioco per fare fronte a un temuto peggioramento del bilancio economico familiare. Non tutti cercano lavoro nel territorio italiano. Molti guardano oltreconfine e infatti il numero dei frontalieri cresce costantemente, sfiorando i 22.000 permessi G. Cambiano comunque anche le caratteristiche del lavoro, sempre più flessibile e non a tempo pieno. Coerentemente con il quadro economico cresce anche la richiesta di ore di cassaintegrazione (circa 20 milioni; +2,7%).

Tra gli altri indicatori sulla salute dell’economia e della società comasca si segnalano il numero di fallimenti, pari a 143, in aumento rispetto al 2011 e il numero di autovetture immatricolate, in drastica flessione rispetto al 2011 (-20,8%). È calato anche il numero dei passaggi di proprietà (-6,2%): la crisi, quindi, non solo ha colpito i nuovi acquisti, ma anche il mercato dell’usato.

Gli  ammortizzatori su cui Como ha potuto contare per alleviare il pesante conto della crisi sono l’export, il turismo, le relazioni con la Svizzera e la cultura.

Proprio il commercio estero costituisce per Como, provincia con una forte vocazione esportatrice, un primo salvagente: anche se la crescita del 2012 è stata modesta (+1,4%) ed inferiore alla media nazionale, questo indicatore è riuscito finalmente a superare i massimi storici del 2008. Le carte si sono però un po’ rimescolate: tessuti e macchinari sono in crescita, ma lontani dai livelli pre-crisi; i mobili sono in forte difficoltà; la chimica è in espansione e supera per volumi il settore dell’arredo.

Una nota a parte merita la proficua relazione con la Svizzera, Paese che per lo sviluppo di Como gioca un ruolo determinante: per il lavoro (frontalieri), per il turismo (arrivi e presenze), per il commercio (spesa settimanale negli esercizi delle zone di confine), per le esportazioni (+44% in quattro anni).

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Il turismo rappresenta un altro importante fattore di stabilizzazione dell’economia comasca, facendo affluire sul territorio importanti risorse provenienti principalmente dall’estero. I turisti sono aumentati del +1,3% e le loro presenze sono rimaste stabili. Dietro a questi dati medi si celano trend divergenti: da una parte il forte calo dei turisti italiani e della loro permanenza (rispettivamente -1,1% e -6,1% sul 2011); dall’altra la crescita della componente estera, che salva il settore: gli arrivi e le presenze di stranieri crescono di circa il 2,5%.

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Le industrie culturali e creative rappresentano, in ultimo, una possibile leva per il futuro dell’economia comasca. A livello globale, le industrie creative sono in rapida espansione, in particolar modo nelle principali economie emergenti, dove la crescita dell’economia e del reddito disponibile alimenta una nuova domanda di beni e servizi creativi.

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