Erba

Stasera la presentazione dei Quaderni erbesi in sala consiliare

Lorenzo Colombo 18 Dicembre 2013

Cultura, Erba

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civico museo erbaERBA – Si terrà questa sera, alle 20.30, la presentazione del volume 2013 dei Quaderni Erbesi, anno VI nuova serie, Beni comuni dell’antico Comune di Erba.

L’evento si terrà presso il Municipio, presso la sala consiliare. 

Ecco il lavoro che sarà presentato dal Museo Civico di Erba:

1. Barbara Cermesoni (Civico Museo di Erba): Attività annuale del Civico Museo di Erba
2. Dario Cremaschi (già Ordinario di Fisiologia generale – Università degli Studi di Milano): Genere Homo: chi parlò per primo.
Per parlare con un linguaggio articolato è necessario possedere insieme organi della fonazione adeguati e adeguati centri cerebrali che li comandano. Tenendo ben presenti questi requisiti, ci si chiede quale specie del genere Homo abbia parlato per prima.
Le scimmie producono poche vocalizzazioni elementari, inadatte a costruire un linguaggio articolato, sia perché i loro organi della fonazione sono inadeguati sia perché le loro vocalizzazioni sono involontarie, in quanto di origine cerebrale non corticale e quindi sorgenti in centri cerebrali non omologhi ai nostri dedicati alla parola, che invece sono corticali. Nel cervello delle scimmie i centri omologhi ai nostri centri della parola governano invece il linguaggio gestuale muto, che quindi è alla base del nostro linguaggio articolato vocale.
Le prime specie umane (Homo rudolfensis, habilis, ergaster, erectus) avevano già un cervello conformato come il nostro, con le stesse circonvoluzioni, ma era un cervello molto più piccolo e che si sviluppava ancora troppo in fretta. Probabilmente i loro centri cerebrali omologhi dei nostri centri della parola svolgevano ancora la funzione di governare il linguaggio gestuale muto, come nelle scimmie. Inoltre, osservando alcune tracce che ci fornisce la conformazione della loro base del cranio, si conclude che avevano ancora una laringe e una faringe scimmiesche, inadeguate al linguaggio articolato.
H. heidelbergensis, cioè la specie da cui deriviamo, per primo mostra di avere avuto centri cerebrali della parola non solo di grandezza adeguata, ma anche attivati per governare un linguaggio vocale. Anche i suoi organi della fonazione, benché non ancora perfettamente equilibrati, erano già sufficienti per produrre molti fonemi, cioè molti suoni elementari diversi, necessari per costruire, messi insieme, un linguaggio articolato. Probabilmente non parlava proprio come noi; però parlava.
H. neanderthalensis, “figlio” di H. heidelbergensis e quindi nostro “fratello”, nella sua versione asiatica doveva parlare come suo “padre”, mentre nella sua versione europea doveva essere regredito e parlare molto peggio.
Quanto alla nostra specie, H. sapiens, ci sono consistenti indizi che mostrano che dobbiamo avere cominciato a parlare come ora tra 100 e 70mila anni fa, mentre tra 200mila anni fa (quando siamo comparsi in Etiopia) e 100mila anni fa parlavamo nel modo stentato di H. heidelbergensis.
Ricavare tutte queste informazioni funzionali non osservando e sperimentando direttamente su cervelli e organi della fonazione funzionanti, bensì in base a tracce lasciate in crani fossili, rappresenta una bella sfida.
3. Adriano Gaspani (I.N.A.F – Istituto Nazionale di Astrofisica – Osservatorio Astronomico di Brera, Milano): Forum Licinii: una città costruita sotto gli auspici di Venere?
La reale ubicazione della città romana di Forum Licinii è un problema archeologico e storico ancora aperto anche se attualmente gli studiosi sono più o meno concordi nell’affermare che la città scomparsa sia da identificare con l’abitato di Incino un attuale sobborgo di Erba (CO). Questa attribuzione deve molto ad argomenti di tipo toponomastico più che ad effettivi ritrovamenti archeologici che ne documentino in maniera sicura l’effettiva ubicazione. Forum Licinii è stata menzionata da Plinio il Vecchio nella sua “Naturalis Historia” (N.H. III, XVII), ma in realtà non si hanno prove certe a conferma della corrispondenza tra il borgo di Incino di Erba e la città romana. Nel presente lavoro è stata eseguita l’analisi archeoastronomica tesa ad identificare l’ubicazione del primo nucleo della città romana e a mettere in evidenza i criteri astroinomici di orientazione del reticolato romano primigenio. La città fu fondata durante gli ultimi secoli del I millennio a.C. codificando nella sua orientazione un simbolismo astronomico basato sulla visibilità periodica del pianeta Venere nel cielo.
4. Clelia Orsenigo: Erba e il suo territorio fra Tardoantico ed Altomedioevo attraverso le testimonianze del Museo di Erba.
Il periodo che va dal III al VII secolo d.C. è uno dei più complessi della storia antica. In questa fase si verifica la progressiva crisi dell’impero romano che porterà alla definitiva conclusione dell’età antica e alla transizione verso l’età altomedievale. Attraverso le testimonianze archeologiche provenienti da Erba e dal territorio circostante si cercherà di ricostruire i cambiamenti che si sono verificati nel corso di questa delicata fase di passaggio, analizzando le scelte insediative e difensive, i mutamenti del costume funerario e la progressiva cristianizzazione della popolazione.
5. Roberto Andreoni: La Cappellania Collativa con carico scolastico sotto il titolo di S. Francesco della Parrocchiale di S. Vittore a Villa.
La Cappellania di S. Francesco di patronato Sacchi viene istituita nella seconda metà del sec. XVI° dal sacerdote Baldassare Parravicini, il quale con geniale disposizione obbliga il Cappellano ad istruire gratuitamente i fanciulli di Villa nella grammatica, nei buoni costumi e nella disciplina ecclesiastica. L’articolo passa inoltre in rassegna la serie dei Titolari, la dotazione con le rendite del
Beneficio, le informazioni genealogiche relative alla famiglia dei Patroni e gli adempimenti testamentari dettati dal Fondatore.
6. Giulia Caminada: Storia di una speràda. La raggiera dei Firlinfeu di Pusiano in ventuno scatti.
L’articolo è un viaggio in trentasei scatti nel mondo della speràda, la ricca e articolata acconciatura femminile a raggiera che veniva ancora usata nella Lombardia contadina dei primi del Novecento, il tentativo di dare nuova vita all’ornamento attraverso la ricostruzione fotografica dei gesti che hanno forgiato, negli anni Ottanta, quelle del Gruppo Folcloristico “Firlinfeu” di Pusiano, in provincia di Como. Una struttura posticcia, ormai, fissata a una crocchia all’altezza della nuca, espressione di un suo nuovo significato.
7. Raffaele Serio: Dalla Manica alla Brianza: il vento della Battaglia d’Inghilterra – Parte Seconda.
Fortunatamente, durante la seconda guerra mondiale la zona lariana non subì significative distruzioni. Non venne però risparmiata dagli allarmi aerei per la vicinanza all’area industriale e urbana di Milano, ricca di obiettivi. Vi furono anche incursioni aeree, concentrate negli ultimi mesi del conflitto, salvo le poche eccezioni qui presentate. L’agosto 1940 portò infatti i primi bombardamenti sulla Brianza lariana: dopo aver affrontato gli episodi di Merate e Olgiate Molgora (16 agosto), trattiamo ora l’incursione su Mariano Comense (25 agosto), offrendone una ricostruzione storica basata su fonti recenti e documenti d’archivio inediti (italiani e inglesi). Come già rilevato in precedenza, queste missioni – provenienti direttamente dal Regno Unito e spinte fin sulle regioni dell’Italia settentrionale – ebbero scarsi effetti materiali e ancor meno militari. Evidenziarono tuttavia la debolezza della preparazione italiana nel campo della difesa antiaerei. Quali azioni di disturbo e propaganda, conseguirono invece un primo risultato psicologico sulla popolazione civile che le subì, nel quadro più ampio delle reazioni strategiche britanniche alle fasi acute della Battaglia d’Inghilterra. Smorzatasi questa – che non si limitò, come si ritiene comunemente, alla sola difesa dei cieli inglesi – fino all’ottobre 1942 non si avranno più attacchi aerei sul territorio comasco e lecchese.

8. Barbara Cermesoni (Civico Museo di Erba), Paolo Oppizzi Parco Geologico delle Gole Barbara Cermesoni (Civico Museo di Erba),  Fondazione Valle MorobbiaMorbio Inferiore, Alberto Pellegrini, (Collaboratore del Civico Museo di Erba): La miniera “Roncaiolo” a Canzo (CO): inquadramento geologico e rilievo delle incisioni sulla parete. Canzo (CO): inquadramento geologico e rilievo delle incisioni sulla parete.
Recenti indagini condotte dal Civico Museo di Erba  a miniera “Roncaiolo” hanno permesso di realizzare un rilievo della stessa, di ottenere nuove informazioni riguardanti la caratterizzazione mineralogica del minerale che veniva estratto, infine di rilevare la presenza sulla parete di una serie di incisioni di cui è stato effettuato il calco.

9. Marzio Merazzi, Luana Aimar, Antonio Premazzi, Alessandro Marieni (Speleo Club CAI Erba): Il carsismo del Monte Panigaa.
L’area del Monte Panigaa (Sudalpino, Lombardia) è interessata da diffusi fenomeni di carsismo superficiale e profondo ma, nonostante l’elevato numero di cavità, nessuna raggiunge sviluppi importanti. Lo scopo del presente contributo è quello di descrivere il carsismo del Monte Panigaa, attraverso i dati speleologici, geologico-strutturali e idrogeologici raccolti in trent’anni di attività in zona.

10. Simona Roda, Viola Bernasconi, Anna Bruzzone, Camilla Cassanego, Alberto Ciceri, Marta Conti, Fabiana Lania, Giada Morrone, Federica Riva, Alessandra Valtolina (Liceo “Carlo Porta”, Erba): Scopriamo l’arte della preistoria: il Paleolitico. Dalla collaborazione tra il Civico Museo di Erba e il Liceo Carlo Porta è nato un progetto didattico destinato agli alunni delle scuole primarie e secondarie.