CANZO – L’estate offre infinite occasioni di piacevoli gite familiari nella nostra Brianza, tra laghi e montagne, alla ricerca di frescura e alla scoperta di bellezze .
Una meta suggestiva e facilmente raggiungibile è l’Eremo di San Miro a Canzo.Dista pochi chilometri .A Canzo e da qui per Fonte Gajum,all’eremo , ristrutturato e ampliato per offrire ospitalità a gruppi. Al luogo immerso in un bosco di assoluta frescura disseminato di massi erratici conduce una ampia mulattiera in selciato; una fonte attira turisti accaldati a godere di scorpacciate di acqua deliziosa.
Il solo nominare San Miro però risveglia in noi un antico tenace legame con Lui, il Santo della pioggia, nato a Canzo nel 1336 e morto a Sòrico sul lago di Como 45 anni dopo.
Singolare figura di eremita -itinerante, peregrinava confortando e beneficando. In procinto di recarsi pellegrino a Roma, si narra che all’atto del congedo dalla sua gente chiedesse quale grazia particolare impetrare a Dio e che un bambino in braccio alla madre gli gridasse:”Acqua, Miro!” L’acqua: la vita! La sua mancanza avrebbe seccato i raccolti, inaridito i pascoli, affamato bestiame e popolazione, distrutto le fatiche della povera gente e portato miseria, sofferenza, morte.
La preghiera di Miro fu assai feconda dicono i suoi biografi e da allora il suo accreditamento presso Dio per la preziosa pioggia costante e indefettibile conforto dei fedeli sempre più numerosi. Terribile sciagura la siccità , da sempre, ieri come pure oggi.
E’ passata alla storia l’accorata preghiera biblica per la pioggia recitata da Paolo VI all’Angelus domenicale ( 6 luglio 1976), al tempo in cui una vasta perdurante siccità seminava dolore e morte in varie parti del mondo.
L’acqua accompagnerà sempre la vita di Miro, che da Onno, steso il mantello sull’acqua del lago raggiungerà miracolosamente l’altra sponda .Si stabilirà a Sòrico, dove morirà dopo una vita di stenti il 9 maggio 1381. La chiesa che accoglie le sue spoglie è su uno splendido poggio soleggiato. Ricca ed elegante nei decori quanto grezzo e nudo è il grande sasso all’esterno ultimo giaciglio del santo.
La visita della chiesa sorprenderà però con la scoperta di un tesoro di fede,che non è tanto il dipinto del Fiammenghino o quello di Sigismondo de’ Magistris, ma lo stemma della città di Milano impresso sui preziosi oggetti liturgici offerti a San Miro dai Milanesi riconoscenti per la grazia della pioggia ottenuta nel 1624: gran bell’attestato di santa efficacia all’umile Miro. Più volte pellegrini i Milanesi restaurarono e decorarono poi a loro spese la chiesa come attesta una lapide marmorea all’interno datata 1659.
Pur anche l’antica devozione del nostro territorio trova però bei segni visibili: l’ edicola di San Miro a Suello, recentemente restaurata, in cui la raffigurazione del Santo frate penitente con barba corrisponde a quelle classiche rinvenibili nelle chiese e nelle edicole della Vallassina. Nella sacrestia della chiesa parrocchiale di Cesana invero il dipinto secentesco raffigura San Miro giovane vigoroso e con due decisi baffi neri ma poco conta l’estro fantasioso di quel pennello.
La comunità di San Fermo ha testimonianze certe autorevoli e prestigiose da offrire, anche se è difficile accertare a quando risalenti.
Sta comunque scritto negli atti dell’ultima ricognizione delle spoglie del 1933, avvenute a Canzo,Festività dell’Ascensione e presiedute dal Vescovo di Como Alessandro Macchi “al solenne pontificale risultano presenti le Associazioni e le Confraternite…dei paesi( rivieraschi e della Vallassina) e quelli di San Fermo…”: eloquente riconoscimento ufficiale . Ma gratifica enormemente citare il privilegio di ” quelli di San Fermo”, soli deputati alle rogazioni a San Miro per la pioggia.
L’ultima processione penitenziale risale agli anni Cinquanta e avvenne come da tempo immemorabile. Il parroco di San Fermo viene esortato dai parroci vicini a organizzare un pellegrinaggio penitenziale per invocare la pioggia a San Miro .Ancora prima dell’alba, la processione di soli uomini si avvia : avanti la pesante croce della Confraternita del Santissimo Sacramento, seguono i confratelli “del Santissimo”in tunica bianca e mantellina rossa e poi a seguire gli uomini, chiude il Parroco. Dal sagrato fino alla Bagnera poi il sentiero sopra Pusiano, poi a Carella di Eupilio costeggiando il lago del Segrino poi fino a Canzo. Don Mario Vecchio era malfermo e un provvidenziale asino al seguito gli consentì di salire la mulattiera fino all’eremo. Grave, essenziale, sempre uguale fu la supplica davanti al Santo : “Acqua, Miro!”.
