
LAMBRUGO – Una passione per la poesia coltivata sin dai 20 anni e riscoperta dopo la pensione ha regalato a Emanuele Ratti il terzo posto al concorso letterario internazionale “J. Prévert” 2014 (sezione Poesia) e la realizzazione di un sogno: la pubblicazione di un libro.
“Ho iniziato a scrivere tanti anni fa – racconta l’uomo – E ho continuato a farlo, tanto che nel 1984 ho avuto la possibilità di pubblicare le mie poesie, ma ho rinunciato essendo un progetto troppo oneroso”.
E così, quando nel 2010 Ratti è andato in pensione, ha estratto dal cassetto tutti i suoi appunti e ha deciso di dedicarsi a questa grande passione.
“Ho avuto la possibilità di partecipare a diversi concorsi – ricorda – Sono arrivato al decimo posto a un concorso di poesie sulle montagne con uno scritto su don Guanella e al quinto posto a un concorso che aveva come tema la violenza”. Inoltre è arrivato finalista in diverse occasioni e alcune delle sue poesie sono state raccolte in un’antologia.
Una serie di “situazioni favorevoli” le definisce Ratti, ma la vera differenza l’ha fatta la partecipazione al famoso premio “Prévert” dell’associazione culturale Il Club degli Autori. “Ho consegnato le mie poesie nel dicembre 2013 e a metà del 2014 ho saputo di essere arrivato al terzo posto – afferma Ratti – E’ stata una bella soddisfazione, che si è completata a dicembre dello scorso anno con la pubblicazione del libro “Storie di uomini e vicende d’Italia” (disponibile in un’edicola di Lambrugo) con la Montedit, che ringrazio per avermi dato la possibilità di realizzare quello che era sempre rimasto uno sogno nel cassetto”.
Lo scorso 31 gennaio, presso l’auditorium “Recagni” della scuola sociale Accademia delle Arti di Melegnano è avvenuta la cerimonia di premiazione.

“Il volume è una raccolta di venticinque poesie – spiega Ratti – Lo possiamo definire un libro della memoria, sia per gli uomini che sono citati, sia per le vicende ricordate”.
I versi di Ratti infatti “parlano di Resistenza e di guerra, di storia collettiva e di storie individuali – si legge nelle motivazioni del premio – Nei suoi semplici versi, che si sviluppano come piccoli racconti, l’autore rievoca figure di partigiani giustiziati, di uomini e donne deportati verso il nulla, di sacerdoti e di bandiere di Liberazione. Poi la sua narrazione in versi continua, ripercorrendo i drammi del terrorismo rosso e nero e arrivando fino al dramma attuale, meno cruento ma non meno pericoloso: la perdita di valori e di significati morali, civili e politici…”.
“Sono partito da Giancarlo Puecher – sottolinea l’autore – e sono arrivato a Grazioso Rigamonti. Poi ho parlato di Mauthausen e Dacau, sulla base dei ricordi di una mia visita risalente agli anni ’80, e poi di vicende storiche, come la morte di Aldo Moro e la PI 38. Fino ad arrivare a riflessioni che hanno sempre caratterizzato la mia vita, con un pensiero ai funzionari comunali e ai cattolici”.
Un testo, insomma, che si inserisce nella linea della poesia civile e che rievoca le figure dei partigiani della zona e una serie di vicende storiche che presuppongono la conoscenza del passato. “Mi sono ispirato in particolare a un volume di Pietro Arienti dedicato alla Resistenza”, chiude Ratti.
Ora la sua produzione continua. Oltre alle poesie, sta allargando il proprio orizzonte anche ai racconti: uno di essi è già stato segnalato.