Sormano

L’arte ‘invade’ Sormano, l’iniziativa della Fondazione Sormani/Prota Giurleo

Miryam Colombo 26 Maggio 2020

Cultura, Notizie brevi, Sormano

SORMANO – Un’invasione virtuale di immagini sui muri delle case di Sormano: questa l’iniziativa promossa dalla Fondazione Sormani/Prota-Giurleo. Filo conduttore per gli artisti che parteciperanno sarà il mito dell’anguana.

Come spiegato dagli organizzatori, il mito racconta che un tempo viveva, in una zona di montagna, una donna che era rimasta vedova con bambine e bambini da crescere. Un giorno, andando a prendere acqua al ruscello, vide una salamandra in difficoltà. Si accorse che la salamandra era in attesa di partorire e che faceva fatica. Subito la aiutò. In realtà la salamandra era un’anguana, una donna bella e generosa che, riconoscente, regalò alla donna un gomitolo di lana il cui filo non finiva mai. La donna si mise subito al lavoro e confezionò golf, calze , sciarpe e berretti per le sue figlie e i suoi figli e un maglione anche per sé. Generosamente decise di donare ad altre donne, parte del gomitolo in modo che ciascuna potesse realizzare maglioni, sciarpe, calze e berretti per le persone care.

Il gomitolo passò così di mano in mano e si racconta che continui ad essere donato generosamente. Il gomitolo costituisce un patrimonio, una risorsa da usare collettivamente…. è il filo dei ricordi, è la ricchezza dei saperi e delle tradizioni delle quali occorre conservare memoria.

La religione cristiana inglobò il mito dell’anguana nella figura di Maria. La Madonna che fila o che lavora a maglia il vestito di Gesù compare in alcune antiche rappresentazioni dell’Annunciazione. Dopo il Concilio di Trento l’anguana fu accostata a figure cattive, quasi diaboliche, nel tentativo di cancellare la memoria di un mito che restituiva il simbolico delle relazioni tra donne.

Anche in Vallassina si ritrova la figura dell’anguana. A Canzo, in una zona ricca di acqua che ora ha il nome di Santuario di San Miro, sopravvivono due nomi che legano la zona al mito dell’anguana e, non a caso, al lavoro a maglia. Nomi che rimandano all’esistenza del mito e al tentativo di cancellazione: il Cepp dell’Anguana e lo Scalfin del diaul.