Erba

Giornata contro la violenza sulle donne, Il Giardino delle Ore lancia “Menarca”

Miryam Colombo 16 Novembre 2022

Cultura, Erba

Tag: , ,

Simone Severgnini, direttore artistico della compagnia teatrale Giardino delle Ore (foto archivio)

 

ERBA – “La violenza parte dalle parole per poi sfociare in azioni e il teatro, come luogo della parola e dell’azione, deve dare il proprio contributo nel rimarcare l’importanza di questi temi”. Con queste parole il direttore artistico Simone Severgini ha lanciato “Menarca”, lo spettacolo che la compagnia teatrale Il Giardino delle Ore metterà in scena in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

L’evento, che si terrà domenica 27 novembre nell’ambito della rassegna “Incursioni teatrali”, vuole essere un momento di riflessione introspettiva sul concetto di violenza di genere in una prospettiva “particolare”: “Abbiamo percepito forti i desideri del pubblico di comunità e di leggerezza – ha spiegato Severgnini -. Proveremo a mettere insieme questi due desideri affrontando un tema profondo e serio partendo da una riflessione che abbia come spunto l’ironia”.

Da questa prospettiva nasce la proposta di “Menarca”, uno spettacolo che, come sottolineato dal direttore artistico, richiamando il nome della prima mestruazione, innesca la riflessione su quanta violenza possa esserci nell’uso delle parole, nel detto e nel non detto, negli stereotipi di genere.

“Si tratta di un tema che appartiene a tutti – ha continuato Severgnini-. Mi piacerebbe che questa fosse una bella provocazione d’arte che parta non dalle testimonianze, pur importanti, ma dalla riflessione su quanto anche noi mettiamo in atto una violenza di genere parlando o non parlando di temi di questo tipo. Mi sembra bello e importante farlo anche in un momento in cui, mentre una donna vuole essere chiamata “signor presidente del Consiglio” e una ministra delle pari opportunità vuole che ci sia ‘un’avvocatessa’, i giovani parlano per asterischi. C’è un grande dibattito sulle parole: il punto è che la contemporaneità è fatta di rispetto, di neologismi creati per essere inclusivi e quindi vorremmo anche noi inserirci in questo discorso”.

La locandina: