Orsenigo

Anzano. Il giovane drammaturgo Diego Pleuteri si racconta

Malaika Sanguanini 26 Agosto 2022

Cultura, Orsenigo

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Diego Pleuteri

ORSENIGO – Dall’idea al testo da rappresentare, dalla parola pensata alla parola che si fa voce e dialogo: è questo il cuore dell’evento pensato da Diego Pleuteri, giovane attore e drammaturgo, volto a far conoscere al pubblico le dinamiche che si celano dietro ad una messinscena teatrale. Venerdì 2 settembre alle ore 20:45 presso il Parco comunale “Di Liegro” ad Orsenigo, Diego darà vita alla lettura scenica di “Madri”, sua opera teatrale presentata già nei pressi di Lodi, al Teatro Carcano di Milano e a Barcellona e vincitrice di due riconoscimenti: la menzione al Premio InediTO – Colline di Torino e il Premio Eurodram.

Classe 1998 e per metà anzanese, Diego inizia ad affacciarsi fin da giovanissimo all’ambiente teatrale milanese e dal 2019 al 2021 frequenta il corso Autore Teatrale della Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi, attualmente studia come attore presso la Scuola per Attori del Teatro Stabile di Torino, città in cui vive.

Facciamo un passo indietro, come e quando è nata la passione per il teatro e per il mondo della recitazione?

Ho cominciato molto giovane, è un po’ strano da spiegare come è nato tutto, però ricordo che quando ero piccolo, ad un certo punto, ho comunicato ai miei genitori il desiderio di voler fare teatro e gli ho chiesto di aiutarmi a trovare un corso di teatro. La cosa strana è che prima di allora a teatro ero stato poche volte e una dei primi spettacoli che ero andato a vedere non mi era nemmeno piaciuto. Se ci penso adesso è stata come una spinta nata all’improvviso, non so dire precisamente da dove è arrivata. Ho iniziato ad interfacciarmi al mondo del teatro attraverso una scuola per ragazzi e ho seguito un corso per attori e poi, mentre gli anni passavano, mi sono reso conto che quella era la strada che volevo seguire, ho cominciato poi a scrivere per il teatro, ho sempre avuto la passione per la scrittura. È stato naturale per me arrivare a scrivere per il teatro.

Com’è nato il testo di “Madri”?

È il testo che più mi rappresenta innanzitutto e nasce in un modo particolare, frequentavo una scuola di teatro di Milano e, una volta terminata, ero rimasto in contatto con una signora di nome Susanna, la quale un giorno mi chiese di scriverle un monologo da portare a lezione. Dunque l’avevo intervistata e le avevo posto un po’ di domande sulla sua vita per capire da dove partire, doveva essere un monologo che partiva dalla sua biografia e quando mi sono trovato davanti al computer per scriverlo, mentre riascoltavo e rileggevo le sue dichiarazioni, mi ero accorto di un piccolo particolare, ovvero che durante l’intervista mi aveva detto una frase che non aveva finito e che non riusciva a ricordare come finisse. Proprio da questo dettaglio sono partito per scrivere il suo monologo ed è diventato proprio questo l’argomento centrale e il nucleo da indagare e da sondare: una donna un po’ smarrita che cerca di ricordarsi la fine di una frase, ad un certo punto entra in scena anche il figlio e da qui i due personaggi si perdono un po’ nella loro quotidianità, nel loro rapporto e in confronti su quello che è stata ed è la loro vita, tutto quello che viene detto è sempre rivelatore.

Cosa vorresti che arrivasse al pubblico che ascolta il testo?

Quello di cui sarei felice è che chi viene ad assistere alla lettura scenica trovi qualcosa di sé in questa quotidianità dei personaggi e che possa far sentire meno solo chi ascolta.

Com’è il mondo del teatro e della drammaturgia oggigiorno per un giovane? Tu come hai vissuto questa esperienza?

È sicuramente complesso ed è un mondo gigantesco, negli ultimi anni diciamo che sta rinascendo un pochino la figura del drammaturgo, c’è sempre di più la ricerca di nuovi testi e c’è un ritorno all’autorialità in Italia, questa è la mia impressione. Detto questo, è difficile, mancano le opportunità e, banalmente, i soldi. Un autore teatrale scrive per il teatro, ma il compimento di quello che scrive avviene quando questo viene rappresentato, manca inoltre anche un pensiero culturale sulla scrittura. Oggigiorno un giovane drammaturgo scrive un testo, lo invia ai premi che ci sono in Italia e spera di vincere qualcosa per farsi notare e per far sì che quello che ha scritto venga rappresentato, però è un lavoro tosto e per un giovane la strada è sicuramente in salita.

La locandina dell’evento