Erba

Questione profughi: la Cooperativa Itaca fa chiarezza

Lorenzo Colombo 11 Ottobre 2015

Attualità, Cronaca, Erba

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ERBA – A seguito della questione profughi abbiamo voluto dare voce alla Cooperativa Itaca, che si occupa della gestione degli immigrati alloggiati all’Hotel Erba dove sono scattate le proteste lo scorso mercoledì, 7 ottobre (vedi articolo).

A fare chiarezza è Stefano Paladino, presidente della Cooperativa Sociale Itaca, a cui abbiamo posto alcune domande.

Innanzi tutto ci spieghi in cosa cosa consiste il progetto Itaca:

La Cooperativa Sociale Progetto Itaca Onlus nasce quest’anno sull’esperienza della’Associazione Progetto Itaca Onlus che opera sul Lecchese dal luglio 2014. A oggi si occupa di accoglienze umanitarie ma ha tra i vari progetti la progettazione dell’emergenza freddo su Lecco e comunque di rispondere in maniera efficace a quelle che sono le richieste del territorio.  Tra i vari progetti futuri abbiamo pensato ad un pensionato per padri single, ad un modulo specialistico per dipendenze nonchè ad un centro sanitario.
Da quanto tempo siete operativi a Erba? 
La Cooperativa Sociale ha aperto il progetto a Erba in data 2 luglio 2015, lavorano in tale casa 4 operatori con una presenza ventiquattro ore su ventiquattro.
Vi occupate dell’accoglienza dei migranti anche in altri Comuni? Da quanto tempo? 
La Cooperativa si occupa di accoglienze umanitarie nei Comuni Lecco (in sinergia con Fondazione Progetto Arca Onlus che ci fornisce il supporto logistico) nella struttura denominata Ferr Hotel dal luglio 2015 (tali ospiti erano alloggiati prima c/o la palestra di Via Puccini di Maggianico e c/o la Casa delle Associazioni di Olginate a partire da giugno 2015, la Ex Caserma della Guardia di Finanza di Airuno dal luglio 2015 mentre le strutture   di Calco (con 3 appartamenti da 5 persone l’uno) ed Olginate (con un appartamento di 6 persone)  occupati da ragazzi che sono in una seconda fase di accoglienza e quindi presenti all’interno del nostro programma da più di un anno e la struttura di Ballabio (aperta nell’ottobre 2014, derivante da un trasferimento della Ex Colonia delle Ferrovie dello Stato sempre di Ballabio che aveva aperto nel luglio 2014.
Un gruppo di queste persone ha messo in atto nei giorni scorsi una protesta, seppur pacifica, in Comune. I problemi che hanno palesato corrispondono alla realtà? Se si, di chi sono le responsabilità e cosa si potrebbe fare per garantire agli ospiti una permanenza più dignitosa. 
La protesta messa in atto è dovuta ad una “difficoltà” culturale: spesso alcuni utenti arrivano convinti che le condizioni di accoglienza debbano essere garantite in una certa misura e non conosco spesso cosa voglia dire stare in un centro. Con questo non voglio dire che sono persone pericolose o cattive ma semplicemente persone che sono abituate a non essere prese in considerazione e che per farsi ascoltare e avere garantiti i “diritti” di cui pensano e sperano di essere titolari, chiedono conferme a più attori. Un esempio è la questione legata ai documenti: non è facile spiegare come burocraticamente ci possono essere ritardi nell’acquisizione di tali documenti (visto anche il flusso importante di arrivi); se poi aggiungiamo la confusione che si può creare avendo tantissimi enti anche periferici a cui riferirsi, nella loro difficoltà il Comune viene identificato come un ufficio della Prefettura piuttosto che della Questura e viceversa…. Sinceramente non mi sento colpevole di poca trasparenza nello spiegare le varie figure legali/istituzionali ma mi rendo conto che non sempre tutti (singolarmente) possono capire di cosa stiamo parlando (facciamo fatica anche noi a volte a capire dove dobbiamo rivolgerci per fare cosa). Le proteste erano abbastanza immotivate (il cibo c’è, nessuno ha mai patito la fame), lo screening sanitario è stato fatto in tempi molto ravvicinato in base al loro arrivo (grazie al puntualissimo ufficio di prevenzione dell’Asl di Ponte Lambro), Inoltre abbiamo un medico che gira sulle strutture e filtra i possibili accessi al Pronto Soccorso degli ospedali.
Molti dicono che con 35 euro al giorno si può vivere benissimo e che alcuni pensionati “campano” con molti meno soldi. Ci spieghi come è gestita la quota, a chi sono corrisposti i soldi e quanti invece vanno effettivamente nella mani dei profughi..
Le famose 35 euro non corrispondono alla realtà: quella è la base massima che viene elargita ad ospite al giorno solo per i reali giorni di presenza nelle strutture. Normalmente l’accordo viene chiuso a meno.
In tale cifra bisogna comprendere il costo delle utenze strutturali, il costo del personale, gli accompagnamenti legali/sanitari, tutto l’iter per il riconoscimento dello status (compresi i costi per i permessi di soggiorno pro tempore), il costo dell’insegnamento della lingua italiana e in futuro dei corsi professionalizzanti, il vestiario (anche per questo le donazioni sono sempre ben accette), il costo del kit mensile di igiene personale, il costo dei prodotti per l’igiene ambientali, la lavanderia industriale per gli effetti letterecci (obbligatorio quando si parla di vita comunitaria), il cibo e quant’altro. Ai richiedenti asilo deve essere riconosciuta una diaria giornaliera di euro 2.50 al giorno solo per i giorni di effettiva presenza in struttura.
Ci è stato riferito che l’Hotel Erba funge da appoggio, da intermezzo, per altre strutture e destinazioni e che quindi il numero degli ospiti non è stabile. Quanto tempo in media le persone alloggiano a Erba? Questi continui arrivi e partenze creano disagi per la gestione?
L’Hotel Erba è a oggi una struttura comunitaria che accoglie richiedenti asilo. Nel nostro progetto di integrazione prevediamo una seconda fase, in cui li inseriremo in appartamenti (sempre con la presenza di un operatore che li seguirà per insegnargli a muoversi sul territorio). Il titolare dell’accoglienza e dello “smistamento” degli utenti è sempre la Prefettura che quindi può, in qualsiasi momento, decidere dove spostarli. Ritengo importante che gli ospiti non vengano sballottati ogni pochi mesi anche perché ogni centro ha delle regole che possono anche se di poco, variare: è da queste piccole differenze che spesso nascono i problemi.
Gli Amministratori hanno riferito che non c’è comunicazione tra le parti. Come mai? C’è qualche iniziativa che intendete fare per spiegare a loro e all’intera popolazione la vostra realtà e il vostro lavoro in città?
Siamo arrivati circa tre mesi fa in Erba, nel periodo in cui solitamente le persone sono in ferie e i ritmi diminuiscono (non per noi che lavoriamo con le emergenze): era già nei nostri progetti prendere contatti con le Istituzioni locali  per trovare delle modalità di collaborazione anche per impegnare al meglio i nostri ragazzi. Infine i ragazzi stessi ci hanno espresso la volontà di poter partecipare attivamente alla vita del Paese (anche partecipando alle pulizie delle strade, …). Ho più volte ribadito su giornali locali e non che i nostri Centri sono sempre aperti per chi volesse conoscere i nostri ragazzi, “perdere” un pò di tempo per capire cosa porta intere etnie/popolazioni a migrare e confrontarsi sulle differenze culturali e sulle difficoltà che queste possono costituire nell’integrarsi. Per l’immediato verranno presi contatti per iniziare a collaborare.
Gli episodi avvenuti a Erba hanno creato polemiche e tensioni. Cosa si sente di dire a chi è contro la loro permanenza in città? Anche Calderoli si è espresso sulle vicende di Erba, chiedendo l’espulsione immediata. Cosa ne pensa di queste dichiarazioni?
Penso che sia meglio avere persone censite che clandestini! Persone che sono state sottoposte ad indagini sanitarie e che in linea di massima non sono in Italia per delinquere ma per essere protetti dal loro stessi Paesi. Ovviamente nel calderone ci possono essere mal intenzionati e sono il primo ad affermare che questi vadano espulsi dai centri.  Quello che secondo me è importante e non strumentalizzare alcuni episodi attuati da alcuni migranti (ricordo che nessuno si è fatto male!) per attaccare altre migliaia di richiedenti asilo che in Italia seguono le regole e ringraziano per tutto quello che gli viene dato.
Subito dopo tale burrascosa giornata, è stata fatta una riunione generale in cui si sono ribadite le regole e soprattutto è stata ribadita la gravità (più o meno reale) di quello che la loro rimostranza aveva creato. E’ stato inoltre ricordato a coloro che hanno creato il disguido che verranno adottati provvedimenti disciplinari in quanto sia la Cooperativa che le Forze dell’Ordine intervenute (che ringrazio sempre per la collaborazione, anche preventiva) hanno redatto regolare verbale di segnalazione. Sarà cura delle autorità competenti poi esprimersi in merito ad un allontanamento, ad una ammonizione o quant’altro.
Ora la situazione è tranquilla? In futuro come intende procedere la cooperativa nella gestione dell’accoglienza?
 A oggi la situazione è tranquilla, non ci sono state altre tensioni e tutti gli ospiti sono consapevoli di quanto successo.
Spesso il tema dell’immigrazione viene sminuito, non si tiene conto di cosa vuol dire abbandonare la proprie famiglie ed essere esuli in un Paese che aimè ultimamente si sta dimostrando un pò ostile (non entro nel merito poichè non sono competente).
Mi piacerebbe potermi confrontare apertamente con le persone che spesso, fomentate, non sanno come realmente si può vivere in un centro di accoglienza, spiegare quello che vedo e far provare a tutti l’esperienza di conoscere il loro Mondo per poi poter affermare: “mi piace, non mi piace”.