Erba

“La mia lotta al Coronavirus”. La testimonianza di Roberto Dugo

Caterina Franci 14 Aprile 2020

Cronaca, Erba

Roberto Dugo in uno screen del video pubblicato dal figlio Corrado (Konrad il Brianzolo)

 

ERBA – “Voglio essere onesto, qualche volta ho avuto paura e pensato al peggio. Ora sto meglio, ma il percorso per la guarigione completa è ancora lungo”. Roberto Dugo, 68 anni, erbese, presidente della Cooperativa Il Melograno e membro dei Lions Club di Erba, papà del conosciuto video maker Corrado (in arte Konrad Il Brianzolo) parla dal letto dell’Ospedale Sant’Anna di Como dov’è ricoverato da due settimane dopo aver contratto il Coronavirus. Commercialista, appassionato di immersioni, Roberto Dugo oggi sta meglio ma dovrà rimanere in ospedale sotto osservazione ancora per un po’, “almeno una decina di giorni, credo”.

“Anche per me è iniziato tutto con un po’ di febbre, la temperatura oscillava tra i 37,5 e 38°, e qualche colpo di tosse – ci racconta – ho erroneamente pensato e sperato si sarebbe tutto risolto in breve, a casa. Avevo sentito di alcune persone ammalate che erano guarite senza bisogno di ricovero. Invece la situazione è degenerata. Dopo essermi confrontato con il mio medico di base sono stato sottoposto al tampone all’Ospedale Fatebenefratelli di Erba, sono risultato positivo al virus. Siccome non stavo ancora malissimo sono rimasto a casa per una settimana, poi ho iniziato a fare fatica a respirare. E’ una malattia davvero infida” ha raccontato Roberto.

A quel punto, visto l’aggravarsi della situazione, Roberto ha contattato il medico di base che ha suggerito il ricovero immediato: “Ho chiamato il 118 e mi hanno portato al Pronto Soccorso di Cantù: quando sono arrivato sono rimasto traumatizzato. C’erano persone malate ovunque, letti arrangiati nei corridoi, praticamente non c’era più un metro quadro di spazio. Mi sembrava di essere in uno di quegli ospedali da campo, davvero sono rimasto sconvolto. Mi hanno messo ad aspettare su una sedia a rotelle e poi sono venuti a dirmi che mi avrebbero trasferito a Como”.

Una volta arrivato al Sant’Anna, Roberto è stato visitato e ricoverato: “Mi hanno fatto una tac e poi è iniziata la terapia con l’ossigeno, durata fino a pochi giorni fa. Proprio prima della Pasqua hanno sospeso la terapia di giorno. Di notte invece dormo con il ventilatore polmonare. Ho ripreso a parlare da poco, prima era una grande fatica”.

Insomma Roberto ha lottato, ed è sulla strada della guarigione, anche se, come raccontato, i medici non si sono sbilanciati sulle sue dimissioni: “Prima di tornare a casa mi aspetta la riabilitazione, sempre attraverso il ventilatore polmonare, poi dovrò essere trasferito in un altro reparto per il recupero completo. Immagino ci vorranno ancora almeno dieci giorni. L’importante è riprendersi bene” ha commentato, rivolgendo un ringraziamento allo staff medico che da oltre due settimane si occupa di lui: “Il lavoro di medici, infermieri, Oss e tutti gli operatori sanitari è encomiabile“.

E’  una lotta difficile, questa è una malattia davvero infida – ha ribadito Roberto – più di una volta ho pensato al peggio. Il momento più brutto? Quando un infermiere mi ha chiesto il numero ‘di casa’ in caso di necessità. Ho capito che me lo stava chiedendo per poter informare i miei familiari in caso le cose si fossero messe davvero male. In quel momento ho capito quanto è importante tenersi strette le piccole cose e non darle per scontato, mai. A partire dagli affetti che in questa situazione difficilissima vengono meno, fisicamente. Ho riscoperto l’importanza di apprezzare le piccole cose”.

Nei giorni scorsi aveva fatto il giro del web il video girato da Konrad Il Brianzolo dedicato a tutti i ricoverati, compreso suo padre. “Volevo fare un video di auguri a tutti i ricoverati e uno a sorpresa a mio papà ricoverato anche lui. Poi ho capito che aveva la forza e la voglia di parlare allora ho pensato che sarebbe stato più bello che fosse lui a raccontare l’esperienza. A lui e a tutti quelli che stanno combattendo dico: non siete soli! Un abbraccio alle famiglie di chi non ce l’ha fatta, e un grande incoraggiamento a chi sta lottando. Torneremo presto ‘a fanàiman!’ ”

Un augurio che “si è fatto” anche Roberto: “Tornerò a fare andare le mani, nel mio giardino e nel mio studio!”.

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