MILANO – Nel 2013 in Lombardia si sono registrati 33.992 incidenti stradali con lesioni a persone, che hanno causato 438 morti e 46.956 feriti (rispettivamente 18,7 per cento, 18,2 per cento e 13 per cento del totale nazionale). E’ uno dei tanti dati contenuti nel rapporto dal titolo “L’incidentalità sulle strade della Lombardia”, redatto dal Cmr (Centro regionale di Governo e Monitoraggio della Sicurezza stradale) della Regione Lombardia e presentato oggi a Palazzo Lombardia, durante la Quarta Giornata Regionale sulla Sicurezza Stradale.
Dallo studio, che rielabora i dati forniti da vari enti (Istat, Aci, Ministero dell’Interno, dei trasporti, della difesa, Upi, Anci, polizia stradale e centri di monitoraggio regionale), si evince che, ogni giorno, durante il 2013, si sono verificati mediamente 93 incidenti stradali che hanno comportato lesioni a persone e precisamente la morte di 1,2 persone e il ferimento di altre 128.
Lo studio mostra anche, a partire dal 2002, un trend positivo in Lombardia, con una variazione percentuale annua decrescente e una riduzione di tutti gli indicatori, a eccezione dei morti per gli anni 2006 e 2012. Sono 111 le vite umane risparmiate sulle strade italiane nel 2013 (oltre il 20 per cento in meno rispetto al 2012), associate a una riduzione meno consistente del numero sia di incidenti (-4,5 per cento), che di feriti (-4,3 per cento).
Nel complesso si è registrata una costante riduzione dell’indice di mortalità (morti ogni 100 incidenti), sia per il territorio nazionale (1,86 per cento) che per la Lombardia (1,29 per cento). In costante crescita l’indice di lesività in Lombardia, che conta, nel 2013, 138 feriti ogni 100 incidenti e che comunque risulta inferiore alla media nazionale (142 feriti ogni 100 incidenti). Nel confronto tra il territorio nazionale e la Lombardia è evidente che, per entrambi gli indicatori, la Lombardia influenza l’andamento nazionale, pur presentando valori inferiori, che, nel 2013, vedono una forbice di 0,58 punti per l’indice di mortalità e quasi 4 punti per l’indice di lesività.
La Lombardia si piazza al terzo posto tra le regioni italiane per minor numero di decessi causati da incidenti. Nel confronto tra le regioni, la Lombardia, pur contando in valore assoluto il maggior numero di incidenti, morti e feriti, mostra indicatori di mortalità tra i più bassi, sia per il numero di morti (4,39 morti ogni 100.000 abitanti) che per l’indice di mortalità (1,29 morti ogni 100 incidenti).
Il Programma europeo di azione per la sicurezza stradale 2011-2020 prevede, entro il 2020, un ulteriore dimezzamento del numero dei morti sulle strade e una riduzione dei feriti gravi. La variazione percentuale del numero dei morti, osservata annualmente nel periodo 2001-2013, mostra l’evidente diminuzione della mortalità. Sotto questo aspetto la Lombardia mostra una flessione più consistente dei morti di quanto rilevato a livello nazionale. Con riferimento al contesto europeo e nazionale i tassi di mortalità, che permettono il confronto tra i diversi territori, calcolati come rapporto tra il numero dei morti in incidente stradale e la popolazione residente, evidenziano una riduzione per tutte le zone considerate, ma più consistente per l’Italia e la Lombardia (-13 unità per milione di abitanti) che per l’Ue (-11 unità).
Per quanto riguarda poi la stima dei costi sociali, ossia il danno economico subito dalla società e conseguentemente dal cittadino, derivante dall’incidente stradale, in Lombardia il costo sociale dei sinistri stradali con lesioni a persone per il 2013 è stato di oltre 3 miliardi di euro, pari a 302 euro procapite, dato che risulta maggiore rispetto alla media nazionale (296 euro procapite), secondo i parametri forniti dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit).
Su scala regionale, maglia nera alla provincia di Milano, dove si concentra il 43 per cento degli incidenti, il 42 per cento dei feriti e il 24,7 per cento dei morti. Seguono a distanza le province di Brescia, Bergamo e Monza e Brianza. Quest’ultima mostra l’indice di mortalità più basso (0,69 morti ogni 100 incidenti) seguita dalla provincia di Milano e Varese con indici di mortalità sensibilmente inferiori alla media regionale. Le sole province di Milano, Lecco, Monza e Brianza presentano indici di lesività (fe riti ogni 100 incidenti) inferiori alla media regionale. La riduzione più consistente del numero dei morti nel periodo 2010-2013 si è registrata a Sondrio (-8 morti pari a -47,1 per cento), seguita da Cremona (-18 morti). La provincia di Lodi mostra invece una tendenza negativa (+5 morti pari a +41,7 per cento); la provincia di Milano presenta variazioni percentuali superiori alla media regionale e numericamente significative con -3.511 incidenti, -33 morti e -4.982 feriti).
Dall’analisi dei dati degli incidenti per tipologia di strada risulta che sono i centri urbani i luoghi in cui avviene il maggior numero di incidenti, anche se presentano il più basso indice di mortalità (0,71 morti ogni 100 incidenti). Nel 2013 sulle strade urbane lombarde si sono verificati 27.263 incidenti (80,2 per cento del totale), che hanno causato 36.288 feriti (pari al 77,3 per cento del totale) e 194 morti (pari al 44,3 per cento del totale) con un indice di mortalità di 0,7 morti ogni 100 incidenti. Dall’analisi dell’indice di mortalità, emerge che l’indicatore di mortalità nelle strade urbane è 0,6 per cento, raddoppia per le strade provinciali entro l’abitato (1,2 per cento) e si quadrupla per le strade statali entro l’abitato (2,5 per cento); strade provinciali e statali all’interno dell’abitato confermano la loro pericolosità (in crescita rispetto sia al 2010 che al 2012). Nel 2013 assistiamo a un’inversione di tendenza degli indicatori anche per le strade fuori dall’abitato, che, pur confermandosi tra le più pericolose, vedono diminuire il numero di incidenti, feriti e morti. Gli indici di mortalità più elevati si registrano nelle strade extraurbane e precisamente sulle strade provinciali (4,1 per cento) e sulle strade statali (3,7 per cento).
Sulle strade extraurbane si registra un miglioramento soprattutto della mortalità (-26 per cento dei morti sul 2012), la maggior parte degli incidenti si concentra sempre sugli stessi tratti, come evidenzia lo studio “Localizzazione degli incidenti stradali 2013” realizzato dall’Aci.
Tra le maglie nere, al 3° posto nella graduatoria a livello nazionale, si trova la Tangenziale Est di Milano (tratto tra Cologno Monzese e Brugherio), con 14 incidenti per chilometro. Fra le strade più pericolose per i motocicli, invece, entra nella classifica la Ss36 del Lago di Como e dello Spluga, che si colloca, sempre a livello nazionale, al 13° posto, con 5 incidenti per chilometro.
La maggior parte degli incidenti stradali avviene tra due o più veicoli (77,8 per cento), i restanti casi (22,2 per cento) vedono coinvolti veicoli isolati. Le tipologie di incidente più frequenti sono lo scontro frontale-laterale (42, 4 per cento) tra i veicoli in marcia e la fuoriuscita o sbandamento (43,8 per cento) tra i veicoli isolati.
L’indice di mortalità mostra come lo scontro frontale sia la tipologia più pericolosa (4 morti ogni 100 incidenti), seguita dalla fuoriuscita di strada (quasi 3 morti ogni 100 incidenti), dall’urto con ostacolo (2 morti ogni 100 incidenti) e dall’investimento di pedone (quasi 2 morti ogni 100 incidenti). La voce “investimento di pedone” presume il coinvolgimento di un solo veicolo. I pedoni morti sono 73. La differenza (6 pedoni) è stata attribuita, dagli organi rilevatori, a natura incidente “tra veicoli”.
Tra le 47.394 persone infortunate nel 2013, il 61 per cento (28.939 unità) è rappresentato da individui di sesso maschile, rispetto al 2001 aumenta di 5 punti la quota percentuale delle donne infortunate, che passa da 34,6 a 38,9 per cento nel 2013: nel dettaglio aumenta di 5,4 punti percentuali la quota delle conducenti donne, di 4,3 punti le donne pedoni e di 2,7 punti le donne passeggeri. Continua anche nel 2013, per entrambi i sessi, la diminuzione sia dei morti (-1,4 per cento delle donne e -6,1 per cento dei maschi) che dei feriti (-29,1 per cento per le donne e -18 per cento per gli uomini).
Infine, dal rapporto risulta che nel computo di ‘morti+feriti’, oltre i due terzi dei conducenti appartengono alla fascia di età 18-54 anni; 2 su 4 passeggeri appartengono invece a quella 18-24 anni, 0-13 anni e 25-29 anni. Per quanto riguarda poi i pedoni, si distribuiscono abbastanza uniformemente in tutte le classi. Gli indici di gravità evidenziano la prevalenza delle classi anziane (70 e oltre) sia fra i pedoni (media 3,5 morti ogni 100 pedoni infortunati), che fra i conducenti (media 2,3 morti ogni 100 conducenti infortunati) e 2 passeggeri morti ogni 100. Il valore massimo si registra nella fascia di età 85-89 anni, con oltre 7 pedoni morti ogni 100 pedoni infortunati e quasi 5 passeggeri ogni 100.
Fonte: Agielle