Como

Blitz antimafia dei Carabinieri, 9 indagati nel comasco

Caterina Franci 11 Giugno 2020

Cantù, Como, Cronaca

COMO – E’ iniziata alle prime luci dell’alba nelle province di Monza e della Brianza, Como, Lecco, Reggio Emilia, Macerata, Reggio Calabria, una vasta operazione dei Carabinieri di Monza Brianza e Como, contro l’ndrangheta.

E’ stata data esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare – emessa dal G.I.P. del Tribunale di Milano – nei confronti di 22 soggetti, di cui 21 italiani e un serbo (16 misure di custodia cautelare in carcere, 4 agli arresti domiciliari, 2 obbligo di dimora) tutti ritenuti, a vario titolo, responsabili di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione e acquisizione indebita di esercizi pubblici, tutti reati commessi con l’utilizzo del metodo mafioso nonché detenzione e porto abusivo di armi ed associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti.

Per quanto riguarda l’attività investigativa condotta dall’Aliquota Operativa del N.O.R. della Compagnia Carabinieri di Cantù a partire dal mese di dicembre 2017, sono state emesse 9 ordinanze di custodia cautelare, di cui 5 in carcere, 3 a domicilio e 1 obbligo di dimora. Tra i reati contestati l’associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

A carico degli indagati è stata documentata e verificata un’azione di vero e proprio controllo del territorio, espressa attraverso comportamenti tali da incutere timore ed omertà nella popolazione, tipico delle organizzazioni criminali calabresi;

Il business dei servizi di sicurezza, infiltrazioni anche al Modà di Erba

Una consistente parte del business riguardava i servizi di sicurezza nei locali di pubblico intrattenimento ubicati nelle Province di Como, Monza Brianza e Milano. Il sodalizio cioè curava il servizio di sicurezza in alcuni locali notturni (tra cui, come emerso, anche il Club Modà di Erba), fornendo ‘buttafuori’, acquisendo in questo modo visibilità e potere sul territorio.

Il “business” dei servizi di sicurezza nei locali di pubblico intrattenimento spesso non è gestito da ditte o società specializzate nel settore che, rivestono invece un ruolo di mera “copertura” per i vari gruppi di “buttafuori”, bensì da alcuni personaggi chiave, appartenenti o, in qualche modo, vicini o collegati alla criminalità organizzata. Questi ultimi, per lo svolgimento dei servizi di sicurezza, si avvalgono solo in piccola parte di persone specializzate e munite della prevista autorizzazione prefettizia.

Uno degli indagati è il responsabile della sicurezza della Discoteca Spazio di Cantù dove, nell’ottobre del 2015, venne gambizzato un boss della ndrangheta appartenente alla famiglia “Muscatello” e che diventò luogo di ritrovo di soggetti appartenenti alla costa Morabito di Africo.

Le intercettazioni

“Purtroppo nella vita e nei paesi della Brianza, ci sono degli equilibri che vanno oltre il lavoro della “sicurezza” perché dietro al lavoro della “sicurezza” nei nostri paesi qua c’è sempre qualcuno dietro, ok?” è una delle frasi intercettate. Gli indagati, spiegano gli inquirenti, “si muovevano con assoluta spavalderia e determinazione e senza alcun timore o ritegno, utilizzando i metodi tipici della criminalità organizzata”.

“Chiamo il direttore del locale e gli dico…’non ti permettere di fare venire un altro da Milano a lavorare dove ci siamo noi, perchè tu il venerdì apri, il sabato sera veniamo noi, ti tiro giù tutta la sicurezza e tutti i buttafuori, e chiudi. ….!”

Le condotte poste in essere avevano certamente, come scopo secondo gli inquirenti, di favorire le attività della ’ndrangheta  e, in particolare, anche il mantenimento dei sodali detenuti: “Tutti i mesi bisogna mandare il regalo agli amici che purtroppo non ci sono più a lavorare con noi, ed hanno bisogno di mangiare giustamente no?”

La ‘locale’ di Seregno

L’operazione è frutto di due complesse e vaste indagini, confluite in un’unica attività investigativa, svolte, con il coordinamento della D.D.A. di Milano (Procuratore Aggiunto dott.ssa Alessandra Dolci, Sostituti Procuratori dott.ssa Cecilia Vassena e dott.ssa Sara Ombra) rispettivamente, dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Monza e dal Nucleo Operativo Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Cantù.

Da un lato l’indagine ha approfondito le dinamiche criminali della locale di Seregno operante nei comuni di Seregno, Desio, Giussano, Verano Brianza, Carate Brianza, Meda e Mariano Comense, locale che, nonostante le pesanti condanne subite dai suoi appartenenti a seguito dell’operazione Infinito, “si è dimostrata ancora fortemente radicata nel territorio” scrivono gli inquirenti, dall’altro ha consentito di documentare ancora una volta “il capillare e totale controllo da parte della ’ndrangheta nelle attività economiche del territorio con particolare riferimento, questa volta, al business dei servizi di sicurezza nei locali di pubblico intrattenimento ubicati” nelle province di Como, Monza Brianza e Milano e all’attività dei rivenditori ambulanti di panini “per i quali è la ‘ndrangheta a decidere le postazione e a dirimere eventuali controversie sorte tra i rivenditori ambulanti”.

In particolare, gli indagati, tra cui spiccano i cugini Umberto Cristello , da poco scarcerato per precedente condanna per il reato di associazione mafiosa, e  Carmelo Cristello, erano in grado di incutere timore ed omertà.

Le estorsioni

“io …omissis… ve lo giuro… se gli ridate tutti i soldi a …omissis… vi sparo dai coglioni fino alla gola e ve li faccio saltare al cervello… questo poco ma sicuro… e tu lo sai benissimo come la penso eh… te l’ho detto anche a casa tua …omissis…”. E’ una delle frasi intercettate e che ha svelato le attività estorsive e di “recupero crediti” effettuate dall’associazione criminale,  modalità estorsive in cambio di una percentuale sull’intero capitale da recuperare.

“A dimostrazione del grado di infiltrazione della ‘ndrangheta nel tessuto socio-economico del territorio – spiegano gli inquirenti – è emerso che tale attività di recupero credito veniva sempre richiesta, e non offerta, sia da imprenditori sia anche da gente comune. Affidare il recupero di discrete somme di denaro in cambio di una percentuale sull’intero capitale da recuperare è ormai divenuta una pratica sempre più diffusa tra gli imprenditori locali e rappresenta oggi una importante fonte di introiti per le organizzazioni criminali, le quali, di fatto, trattengono per sé una grossa percentuale del debito riscosso, riuscendo, contestualmente, ad inserirsi nelle stesse imprese committenti o, comunque, nel settore commerciale locale”.

Il traffico di droga

Nell’ambito delle indagini è stato accertato anche un voluminoso traffico di sostanze stupefacenti, del tipo cocaina, hashish e marijuana, per un valore complessivo stimato in 300mila euro, ponendo in sequestro Kg. 8,300 di sostanza stupefacente del tipo marijuana nonché oltre gr. 200 di hashish.

Nel corso delle perquisizioni eseguite, presso una cascina sita a Meda (MB) è stato rivenuto un ordigno artigianale pericoloso del tipo “bomba carta” che verrà fatta brillare da personale specializzato del Nucleo Artificieri di Milano, nonché nr. 63 confezioni di prodotti anabolizzanti a carico di uno dei destinatari sul quale sono in corso ulteriori accertamenti.

Sono state tratte in arresto in flagranza di reato per traffico internazionale di stupefacenti 7 persone, 2 delle quali con l’ausilio della Gendarmeria Francese.