A marzo 340 morti in più nel comasco rispetto alla media. I dati

Caterina Franci 4 Maggio 2020

Cronaca

Ospedale Sacra Famiglia Fatebenefratelli Emergenza Cronavirus_medici al lavoro al pronto soccorso_foto Matteo Biiatta (Credit Provincia Lombardo Veneta Fatebenefratelli)

 

COMO – I drammatici effetti dell’epidemia si possono leggere anche nei dati dell’Istat che ha pubblicato oggi, lunedì, un’indagine statistica sulla mortalità in Italia nel periodo dell’emergenza sanitaria e li ha confrontati con la media storica della mortalità nello stesso periodo (20 febbraio – 31 marzo) tra il 2015 e il 2019.

A livello nazionale la crescita dei decessi complessiva è del 49,4% dei decessi che passano da una media storica di 65.592 a 90.946 nel 2020. L’eccesso dei decessi è di 25.354 unità, di questi il 54% è costituito dai morti diagnosticati Covid-19 (13.710).

Quello che emerge, però, è un’Italia divisa in tre aree distinte per gradi in cui la mortalità ha registrato picchi differenti e legata al grado di diffusione della malattia.

“Il 91% dell’eccesso di mortalità riscontrato a livello nazionale nel mese di marzo spiega l’Istat, si concentra nelle aree ad alta diffusione dell’epidemia: 3.271 comuni, 37 province del Nord più Pesaro e Urbino. Nell’insieme di queste province, i decessi per il complesso delle cause sono più che raddoppiati rispetto alla media 2015-2019 del mese di marzo”.

All’interno di questo raggruppamento le province più colpite dall’epidemia hanno pagato un prezzo altissimo in vite umane, con incrementi percentuali dei decessi nel mese di marzo 2020, rispetto al marzo 2015-2019, a tre cifre: il dato più evidente è quello di Bergamo (+568%) seguita da Cremona (+391%), Lodi (+371%), Brescia (+291%), Piacenza (+264%), Parma (+208%), Lecco (174%), Pavia (+133%), Mantova (+122%), Pesaro e Urbino (+120%).

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I dati relativi alla Provincia di Como: come evidenziato dalla tabella riportata nell’indagine dell’Istat, se la media storica (2015-19) dei decessi totali nel periodo tra il 20 febbraio e il 31 marzo era di 668 morti, nello stesso periodo di quest’anno se ne sono registrati 1008

Di questi sono 174 sono classificati ufficialmente come morti legate al Coronavirus e inciderebbero per il 17,3% sul totale dei decessi.

“L’analisi combinata dei dati di mortalità giornaliera Istat con i dati della Sorveglianza integrata dell’Iss ha evidenziato che la mortalità “diretta” attribuibile a Covid-19 in individui con diagnosi confermata, nel primo trimestre 2020 è stata di circa 13.700 decessi – spiega l’Istat in riferimento al dato nazionale – Esiste una quota ulteriore di circa altri 11.600 decessi per la quale possiamo, con i dati oggi a disposizione, soltanto ipotizzare tre possibili cause: una ulteriore mortalità associata a Covid-19 (decessi in cui non è stato eseguito il tampone), una mortalità indiretta correlata a Covid-19 (decessi da disfunzioni di organi quali cuore o reni, probabili conseguenze della malattia scatenata dal virus in persone non testate, come accade per analogia con l’aumento della mortalità da cause cardiorespiratorie in corso di influenza) e, infine, una quota di mortalità indiretta non correlata al virus ma causata dalla crisi del sistema ospedaliero e dal timore di recarsi in ospedale nelle aree maggiormente affette”.