
ASSO/CANZO/CASLINO D’ERBA – La nuova strada di Scarenna continua a far parlare di sé: se da un lato c’è chi ancora si batte perché il tracciato alternativo a quello esistente non venga realizzato, dall’altro gli enti comunali e sovracomunali procedono con l’iter burocratico preliminare cercando una soluzione che possa accontentare tutte le parti senza creare malcontenti e danni ambientali.
A dare un aggiornamento sull’evolvere della situazione è Patrizia Mazza, presidente della Comunità Montana del Triangolo Lariano, che, in qualità di istituto sovracomunale, è stata beneficiaria del milione e 100 mila euro stanziati da Regione Lombardia con il bando Borgo Ospitale per l’edificazione della nuova arteria.
“Al momento i professionisti incaricati sono al lavoro per preparare il progetto preliminare – ha spiegato -. Tuttavia, l’unica soluzione che al momento sembra realisticamente percorribile è quella di creare una strada che corra parallelamente al corso del fiume Lambro in corrispondenza della già esistente mulattiera che parte dalla cosiddetta Cappelletta”.
Ed ecco spiegato il perché. Secondo quanto emerso da alcuni studi geologici effettuati nella zona, sarebbe totalmente da scartare l’ipotesi di ripristinare il vecchio tracciato che nel 2010 era stato compromesso dal cedimento del versante roccioso adiacente, in quanto si renderebbe necessaria la costruzione di un vallo alto almeno 5 metri con un sedime di 10 metri che avrebbe la funzione di schermare la carreggiata dalle rocce che potrebbero staccarsi e cadere nuovamente. L’intera parete sarebbe infatti estremamente instabile, ragione per cui anche gli esperti si sono visti costretti a rinunciare alla possibilità di posizionare reti paramassi che risulterebbero inutili nel caso in cui avvenisse un crollo dell’entità di quello del 2010.
Irrealizzabile anche la soluzione di creare un ponte che attraversi il fiume in corrispondenza di via Monte Grappa, sulla sponda opposta. Per rispettare la normativa vigente, infatti, l’impalcato dovrebbe avere un’altezza tale per cui le strutture previste andrebbero a bloccare l’accesso delle case che si affacciano sulla via.
Al netto di queste considerazioni, per gli enti coinvolti l’unica possibilità sarebbe quindi quella di creare il percorso nel punto già individuato. In quest’area Comunità Montana ha recentemente commissionato alcune analisi del suolo mediante carotaggio: “Abbiamo affidato l’incarico per questo tipo di accertamenti – ha continuato la Mazza – che sono volti proprio a capire ‘cosa ci sia sotto’ per verificare la fattibilità degli interventi e programmare in maniera mirata gli stessi. In base ai risultati, faremo le valutazioni necessarie”.
Nel frattempo monta la polemica dei gruppi ambientalisti che si oppongono alla creazione della strada. A questo proposito la presidente della Comunità Montana ha precisato: “Terremo sicuramente conto dell’impatto ambientale che questa struttura potrà avere sul territorio, considerato anche il fatto che nella zona sono presenti dei pozzi che conferiscono l’acqua ai paesi vicini. Inoltre, in futuro le Amministrazioni comunali potrebbero decidere di intervenire con opere di risanamento ambientale funzionali, ad esempio, alla realizzazione di un’eventuale pista ciclopedonale”.
“Tuttavia – ha continuato la Mazza -, vorrei fare una precisazione: negli scorsi giorni ho effettuato un sopralluogo della mulattiera constatandone purtroppo l’abbandono e il degrado. Quella che viene definita da alcuni un’oasi si è trasformata di fatto nel punto in cui i cittadini portano i propri cani senza aver cura di raccoglierne le deiezioni. Un gesto che non solo rende poco agevole il passaggio sulla mulattiera, ma che ‘contamina’ l’erba dei campi rendendola inutilizzabile per l’alimentazione del bestiame che, sentendo l’odore degli escrementi, non si ciba del fieno. Per non parlare dei rifiuti che vengono abbandonati“.
“Prossimamente incontreremo i sindaci dei Comuni interessati – ha chiosato la Mazza – anche per capire le loro intenzioni. Vorrei solo sottolineare che come Comunità Montana ci siamo fatti portavoce delle istanze mosse negli scorsi anni dalle Amministrazioni comunali che, da tempo, chiedevano il ripristino di questa arteria ritenendola un’importante valvola di sfogo per la zona residenziale di Scarenna e, in caso di traffico intenso, anche per la Vallassina. Sarebbe quindi spiacevole dover rinunciare ai finanziamenti ricevuti nel caso si decidesse di fare marcia indietro sull’intervento”.