Merone

“Restiamo Umani per Gaza”, toccanti testimonianze durante la serata a Merone

Gloria Valli 10 Ottobre 2025

Attualità, Merone

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Grande partecipazione all’incontro di riflessione sulla situazione nella Striscia di Gaza

“Gaza è un inferno, non dobbiamo aver paura di prendere una posizione”

MERONE – Nella serata di ieri, 9 ottobre, l‘Aula Magna della scuola Media “Aldo Moro” di Merone si è riempita di persone per ascoltare tre significative testimonianze su ciò che è accaduto e che accade quotidianamente nella Striscia di Gaza. Ossia quelle di Egidia Beretta, madre dell’attivista per i diritti umani Vittorio Arrigoni; Angelo Rusconi, capo progetto di Medici Senza Frontiere e quella di Don Marco Zanotti. Presenti all’incontro il sindaco di Merone, Alfredo Fusi, l’assessore alla cultura, Lucia Meroni e la presidente della commissione biblioteca, Daniela Frigerio, che hanno organizzato l’incontro.

Il sindaco di Merone, Giovanni Vanossi,

La prima a prendere parola è Egidia Beretta che ha ripercorso la storia di Vittorio e la sua immensa passione per i diritti umani: “Già da piccolo in lui era forte il senso di giustizia, di pace e solidarietà. Per onorare la vita doveva mettersi al servizio dei più piccoli e dei più poveri. La sua prima visita in Medio Oriente fu nel 2002 quando andò a Gerusalemme Est. Poi andò Jenin dove fece da scudo umano insieme ai suoi compagni dell’International Solidarity Mouvement ai ragazzini che uscivano da scuola perchè ad aspettarli fuori c’erano i carrarmati israeliani”.

“A causa delle azioni pacifiche di interposizione e le proteste contro il muro dell’apartheid, finì sulla lista nera degli indesiderati di Israele. Ma la questione palestinese gli era entrata nel cuore e non poté fare a meno di tornare e tentò per due volte di entrarci. La prima in pullman dalla Giordania ma venne brutalmente picchiato ed espulso. La seconda volta venne bloccato in aeroporto e scelse di andare in carcere. Dopo quella esperienza ci vollero dei mesi prima che si riprendesse”.

Vittorio Arrigoni non si arrese e il 23 agosto 2008 con le navi Liberty e Free Gaza, ruppe il blocco via mare che dal 1967 Israele impone alla Striscia, quello che la Global Sumud Flottiglia non è riuscita a superare a causa dell’abbordaggio avvenuto in acque internazionali: “Lì Vittorio con gli internazionali rimasti dell’ISM aiutò i pescatori in mare e i contadini nei campi perché la loro presenza facesse da deterrente alle navi da guerra e ai cecchini sulle torrette. Poi quando iniziò l’operazione Piombo Fuso, nel 2008, divenne la voce dei senza voce. Ieri come oggi, Israele non consentiva l’accesso ai media internazionali. Perciò quando si seppe che lui era lì veniva chiamato da tutti per sapere cosa succedeva e il Manifesto raccolse le sue testimonianze in un libro Gaza-Restiamo Umani”. 

“Vittorio mi raccontava dei terribili massacri che avvenivano. La Striscia è il posto al mondo a più alta intensità abitativa e se bombardi su un obiettivo sei consapevole che farai una strage. Ricordo una volta che mi raccontò che non riusciva a riprendere i volti maciullati dei bambini, dopo che era stata sganciata una bomba vicino ad una scuola, perchè anche lui stava piangendo e tremando nel frattempo. Vittorio tornò a Gaza per l’ultima volta nel 201o continuando a scrivere sul suo blog Guerrilla Radio e su Peace Reporter ma venne sequestrato da un gruppo che si diceva sarafita, le cui motivazioni sono ancora oscure ed ucciso nella notte nell’14-15 aprile del 2011”.

Altrettanto intensa la testimonianza del capo progetto di Medici Senza Frontiere, Angelo Rusconi che prima di aprire il suo intervento ha fatto ascoltare alla platea il rumore assordante dei droni che imperversano per 6/7 ore al giorno sui cieli della Striscia in modo da straziare quotidianamente la popolazione sul terreno e costringerla a vivere nella paura: “Se prima Gaza era l’anticamera dell’Inferno, ora è l’inferno. Ero stato l’ultima volta undici anni fa e quello che c’era allora, ora non c’è più. Ci sono solo macerie. In due mesi non c’è stata una notte senza bombardamenti. La vita è appesa ad un filo. Le persone a Gaza sono come un topo dentro una scatola e chi controlla la scatola decide il tuo destino”.

“Sopra di te ci sono i droni, ci sono i droni che ti seguono, i droni che sganciano bombe ogni notte e sei costantemente nelle mani dell’esercito israeliano che ti colpisce senza motivo e senza che tu sia una minaccia. Infatti, vengono sganciate bombe sui bambini che vanno a prendere l’acqua per sopravvivere. Abbiamo passato 13 settimane con il blocco delle frontiere e non passava nulla. Noi eravamo fortunati e mangiavamo una volta al giorno. I prezzi dei generi alimentari sono cresciuti a dismisura. A Gaza non esiste più il verbo al futuro, lì le persone sono ben oltre la resilienza per loro è proprio una lotta vera e propria per sopravvivere. Adesso si calcola che in 30 km quadrati, vive un milione di persone. Non si parla più di violenza ma di sadismo, perchè quando fai vedere alla tv israeliana che insegui bambini o donne incinte col drone e poi gli lanci una bomba sopra, allora non c’è più umanità“.

“Siamo allo svincolo della storia, e quando in un paese di fianco al nostro il Sindaco ordina di togliere la bandiera della pace dalla scuola elementare a questo punto dobbiamo chiederci in che punto della storia siamo. Come diceva la Montessori, la pace non va solo chiesta ma deve essere insegnata. Invito tutti gli amministratori qui in sala a prendere una posizione e a mantenere accesa l’umanità dentro di noi per tutte quelle persone che hanno perso la vita e continuano a morire a Gaza. In 13 settimane di blocco hanno fatto entrare 20 camion, quando in tempi normali ne facevano entrare 500 al giorno, chiedendo alla gente di mettersi in fila ordinatamente per avere la propria razione ma poi arrivavano i droni a sparare sopra la persone in fila”.

“Noi abbiamo un ospedale o quel che rimane ed ogni volta che c’erano le distribuzioni di cibo sapevamo che dovevamo preparare i letti perchè saremmo stati inondati di feriti. Dobbiamo ricordarci che a tutte le organizzazioni umanitarie è vietato distribuire cibo se non alla Gaza Humanity Foundation supportata da un organizzazione paramilitare americana. Dobbiamo avere il coraggio tutti di dichiarare che questo è un genocidio: a Gaza sono state tagliate le condutture d’acqua e gli unici pozzi rimasti pompano acqua salata e per i desalinizzatori serve gasolio che stanzia da più di un anno a Rafah. Ora la gente è in festa per questo accordo di pace perchè la popolazione è esausta, qualsiasi cosa è meglio di niente, almeno che si smetta di bombardare”.

“Oggi a Gaza si bombarda più degli altri giorni perchè storicamente il giorno prima di un accordo o di un cessate il fuoco si deve scaricare il caricatore. Indipendentemente da cosa abbiamo votato, dobbiamo tornare ad essere cittadini attivi e dire che non siamo d’accordo con le scelte del governo e chiederci cosa possiamo fare noi. Siamo il terzo esportatore di armi per Israele e importatori di materiali hi-tech. Solo la nostra indipendenza economica ci ha permesso di rimanere a Gaza a lungo altrimenti saremmo dipesi dalla scelta dei governi e non avremmo potuto aiutare una popolazione che sta continuando a soffrire e a morire”.

Chiude gli interventi don Marco Zanotti lanciando un messaggio di speranza raccontando delle sue visite a Gaza e di come le persone che prima della costruzione del muro erano vicine continuano ad aiutarsi lanciando del cibo da una parte all’altra. “Quello che vediamo in televisione è niente, non è più un paese ma la persone ci abitano ancora. Non bisogna perdere lo sguardo e mantenere costantemente alta l’attenzione sulla vita di queste persone e continuare ad aiutarle”.