Ponte Lambro

Ponte Lambro. Scavi archeologici: un viaggio virtuale nella villa romana di Schieppo

Miryam Colombo 14 Ottobre 2018

Attualità, Cultura, Ponte Lambro

Il tavolo dei relatori presenti alla conferenza di Ponte Lambro

 

PONTE LAMBRO – Chiudete gli occhi. Immaginate di essere in un grande prato circondato dalle montagne. Intorno a voi non case e palazzi, ma faggeti, querceti e vigneti. Fate qualche passo in avanti fino a raggiungere alcuni edifici, raggruppati uno accanto all’altro: entrate e sul pavimento di terra battuta vedete anfore e giare, poco oltre una grande vasca con residui di uva e succo.

È all’incirca questo il luogo che, almeno secondo gli studi, dovrebbe essere apparso a chi passava in località Schieppo, a Ponte Lambro, durante il I secolo d.C. dove sorgeva una vera e propria azienda agricola romana, villa in latino. Ma la storia recente dell’edificio inizia nel 1985 quando il contadino proprietario dell’appezzamento avrebbe rinvenuto della calce bianca durante l’aratura profonda del terreno. Interpellati prima l’Amministrazione comunale e poi alcuni esperti, tra cui il Direttore del Museo di Como Lanfredo Castelletti e il professore Giancarlo Galli, era stato richiesto il sopralluogo da parte della Soprintendenza ai Beni Culturali. L’ipotesi della presenza di un insediamento, formulata dopo il ritrovamento di reperti superficiali, era stata confermata da indagini geofisiche sancendo così l’inizio delle attività di scavo.

Ieri, venerdì, una conferenza nella sala consiliare di Ponte Lambro ha ripercorso le tappe fondamentali delle operazioni che avevano permesso di riportare alla luce il complesso oggi reso visibile grazie alla tecnologia 3D: un gruppo di tecnici coadiuvato dagli studiosi che si sono occupati della villa di Schieppo ha infatti elaborato un programma che attraverso l’uso di visori appositi permette di visualizzare su uno schermo la ricostruzione dell’edificio in tre dimensioni.

Un incontro davvero partecipato dai cittadini pontelambresi e non solo. A notarlo lo stesso sindaco Ettore Pelucchi: “Sono davvero contento di questa partecipazione così numerosa – ha dichiarato durante i saluti iniziali – Nel 2015 il Comune di Ponte Lambro in sinergia con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e con la Soprintendenza ha avviato una convenzione che ha permesso di ampliare gli studi, ora pubblicati sulla Rivista Archeologica Comasca (n. 198/2017), dei reperti. Si tratta di una scoperta che ha forti ripercussioni sulla valorizzazione del nostro territorio”.

Maria Rita Livio, Presidente Provincia di Como

 

Nei loro interventi hanno espresso il medesimo parere anche Maria Rita Livio, Presidente della Provincia di Como, e Giancarlo Frigerio, Presidente della Società archeologica comense. “La ricostruzione 3D dell’edificio rappresenta una possibilità ulteriore che la tecnica ci dà per entrare nella vita delle persone del passato” – ha precisato la dottoressa Livio che prendendo esempio dall’amore che Plinio il Vecchio aveva mostrato verso la città di Como ha sottolineato “Anche in questo caso, c’è stato impegno, vi sono cure amorevoli che dimostrano grande attenzione verso il patrimonio comune”. Sull’importanza della valorizzazione del passato e della cultura locali è intervenuto anche Pietro Berra, presidente dell’associazione “Sentiero dei Sogni”.

Da sinistra, il sindaco Ettore Pelucchi, l’ex sindaco Carlo Tavecchio e la dottoressa Maria Fortunati

 

Presente alla serata, anche la dottoressa Maria Fortunati, responsabile negli anni ’80 della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Como, Bergamo e Sondrio: “Torno commossa a Ponte Lambro – ha spiegato – Nonostante abbia sempre seguito i lavori in tutti gli scavi di mia competenza, resto molto affezionata a questa villa. Dal 1987, quando abbiamo iniziato le operazioni, c’è sempre stata grande collaborazione con l’Amministrazione in particolare con l’allora sindaco Tavecchio”. Tra il pubblico, ieri era presente proprio l’ex sindaco Carlo Tavecchio, intervenuto per un saluto: “Ringrazio la Soprintendenza che allora mostrò la sensibilità di partire da quei piccoli reperti rinvenuti per avviare gli scavi – ha dichiarato – Oggi do atto al sindaco Pelucchi di aver trovato e recuperato la villa”. Riprendendo la parola, la dottoressa Fortunati ha spiegato: “Purtroppo il finanziamento regionale ottenuto con grande fatica per coprire e rendere accessibile il sito è stato perso. Abbiamo quindi preferito interrare nuovamente i muri restaurati posizionando un telo geotessile di protezione, ghiaia e strato prativo: mancando la copertura, la struttura viene tutelata dall’usura nel sottosuolo.

Da sinistra, i professori Marco Sannazaro e Furio Sacchi

 

La ricostruzione virtuale della villa, elaborata dall’architetto Davide Corti e dal geometra Augusto Anzani, ha lo scopo di rendere visibile e quindi facilmente intuibile l’edificio rinvenuto in località Schieppo. Alla base del lavoro di elaborazione sono ovviamente i dati raccolti e studiati in seguito alle campagne di scavo attive a fasi alterne dal 1987: sono stati i professori Furio Sacchi e Marco Sannazaro dell’Università Cattolica di Milano a illustrare quanto scoperto.

I resti emersi in località Schieppo appartengono alla zona rustica di una villa che si presume attiva tra il I e il III secolo d.C. e che, dopo un periodo di abbandono o di destrutturazione nel III secolo (testimoniata dal ritrovamento di 29 monete),  sarebbe rimasta poi attiva fino al V secolo. Nel corso degli scavi sono stati individuati diversi corpi di fabbrica per uno sviluppo complessivo di circa 150 metri: in particolare, ad attirare l’attenzione degli archeologi è stato un grande edificio a pianta rettangolare (lungo 23 metri e largo 8,5 metri) nella parte nord del complesso. Secondo gli studiosi questo edificio avrebbe subito nel corso dei secoli alcuni importanti cambiamenti che lo avrebbero portato da magazzino in epoca romana a struttura abitativa in epoca tardoantica: in una prima fase, infatti, l’edificio sarebbe stato adibito allo stoccaggio dei prodotti coltivati e importati e alla vinificazione dal momento che restano tracce di quello che sembrerebbe un calcatorium, ovvero la vasca in cui l’uva veniva pigiata. In epoca medievale, la stessa stanza sarebbe invece sottoposto a interventi di consolidamento e di ripartizione in ambienti più piccoli con funzioni abitative: in prossimità dell’antico calcatorium sono stati rinvenuti dei focolari e dei frammenti di cocci impiegati per la cottura dei cibi.

È proprio questa stanza ad essere stata ricostruita con la tecnologia 3d: attraverso l’uso dei visori o del mouse, è possibile spostarsi nelle diverse zone della sala ed è possibile farlo nel tempo, cioè passando dall’epoca romana a quella tardoantica individuando così i cambiamenti nelle funzioni e nelle strutture a cui il luogo è stato sottoposto. “La ricostruzione, pur basandosi sugli studi e sui ritrovamenti, non ha la pretesa di essere filologicamente corretta – ha spiegato il professor Sannazaro – L’obiettivo principale è mostrare le trasformazioni che il grande ambiente a subito per meglio rendere la suggestione dell’aspetto della villa nei diversi periodi”.

Oltre a illustrare nel complesso la pianta della villa, a cui probabilmente potrebbero affiancarsi altri edifici con funzione di residenza vera e propria, l’attenzione è stata rivolta ai reperti rinvenuti e in particolare alla fibula raffigurante il cavaliere, divenuta simbolo stesso degli scavi: si tratta di una spilla femminile di tipologia zoomorfa di cui si hanno testimonianze in zone oltralpe. Un pezzo unico, dunque, nel suo genere in territorio italiano, come lo è la villa stessa: “La villa di Schieppo – ha concluso il professor Sannazaro – rappresenta un unicum nel comasco: è un tassello importante che si inserisce nella ricostruzione della storia del IV-V secolo“:

Il tour virtuale della villa è disponibile al sito http://www.progettovr.com/schieppovr18/schieppovr18.html