Erba

Ospedale di Erba è Covid Free, ultimo paziente dimesso il 26 giugno

viviana 8 Luglio 2021

Attualità, Erba

Tag: ,

 

ERBA – L’Ospedale Sacra Famiglia-Fatebenefratelli di Erba torna ad essere una struttura “Covid Free”. È stato dimesso infatti sabato 26 giugno l’ultimo degente ricoverato per  polmonite da SARS CoV2.

Già da settimane i ricoveri per Covid erano in calo progressivo, a partire dall’ultimo nuovo ingresso (11 giugno), con conseguente riconversione del reparto in 2 aree: una per negativi con 16 letti a disposizione ed una per positivi con 22 posti letti, poi ridotta ulteriormente fino ad essere eliminata del tutto.

Come racconta il dottore Donato Bettegadirettore dell’UOC di Medicina Generale del Sacra Famiglia, “I ritmi di lavoro continuano ad essere elevati, a fronte di una percepibile stanchezza di fondo che speriamo possa beneficiare del prossimo periodo delle ferie. Lavorare in reparto è sempre complesso e non è venuta mai meno la necessità dell’utilizzo dei Dispositivi di protezione individuale. Inoltre, il personale sanitario è sempre stato attivo e coinvolto nella comunicazione a distanza tra parenti e degenti (telefonate sistematiche tra medici e parenti o videochiamate tra pazienti e familiari), data l’emergenza pandemica e l’accesso contingentato e regolato per motivi di sicurezza”.

Non avere degenti affetti da Covid in Ospedale, però, non deve far abbassare la guardia.

“Usare il termine ‘covid free’- precisa il direttore Bettega – può essere potenzialmente pericoloso perché può generare una falsa sensazione di sicurezza, come se tutto fosse alle spalle e fossimo autorizzati a dimenticare. Sappiamo bene che il SARS CoV2 circola ancora, abbiamo un problema di campagna vaccinale incompleta e di varianti che potrebbero prendere il sopravvento e riportarci in breve in una situazione di sofferenza, sottovalutando i campanelli di allarme e rischiando di andare nuovamente incontro ad un nuovo baratro a cui i ‘soliti noti’ dovranno far fronte con sacrificio e abnegazione”.

Ora è il tempo della ripartenza, ma per il personale medico non c’è mai stata una sosta:

“Non si tratta di ‘ripartire’, ma piuttosto di rigenerare energie fisiche e mentali per continuare a fare al meglio il nostro lavoro.- sottolinea il dott. Bettega – È comunque vero che tutta la progettualità (e le energie) che il COVID ha assorbito ora dovrebbero progressivamente essere riattivate e riposizionate e cercheremo di farlo”.

Restano indelebili i momenti difficili durante le ondate di contagi nel ricordo del direttore dell’UOC di Medicina Generale:

“Ricordo che nel marzo 2020 stava per saltare l’impianto ospedaliero dell’Ossigeno perché troppo ‘sfruttato’: sarebbe stata una catastrofe che abbiamo evitato grazie all’impegno di chi coordinava le attività; ricordo poi nel  novembre scorso il giorno in cui c’erano 9 ambulanze in coda fuori dal PS in attesa di affidare i pazienti al Pronto Soccorso intasato e nessun letto in ospedale: come non pensare che stavamo per essere travolti e che non ce l’avremmo fatta? E come rimuovere le sensazioni legate al suono piuttosto angosciante delle sirene delle ambulanze nel silenzio totale di strade stranamente vuote, o il sibilo quasi assordante dell’ossigeno ad alti flussi impiegato a piene mani per trattare le gravi difficoltà respiratorie in un reparto saturo di malati tra cui si aggiravano come api o formiche operose strani personaggi irriconoscibili perché infilati in tute integrali con maschera e visiera, dietro a cui c’erano infermieri e medici che non si sono mai tirati indietro e sempre hanno avuto un sorriso benché non visibile?”.

Il Coronavirus ci ha posto davanti un limite insito nella natura umana, possibile da superare solo con l’unione di professionalità e competenze:

“Forte è stato ed è il richiamo al valore e alla forza dell’essere un vero gruppo; ho avuto ed ho la fortuna di lavorare con un gruppo di persone “di buona volontà”  e di grande responsabilità (oltre che competenza) e questo ha reso il nostro lavoro sicuramente più efficiente ed efficace. Ognuno ha messo in campo le proprie doti umane e le proprie competenze, ci siamo sostenuti gli uni con gli altri e in questo modo posso dire “ce l’abbiamo fatta” anche se non sempre abbiamo avuto esiti favorevoli. In noi rimane qualche cicatrice perché tutta la sofferenza che abbiamo visto e il senso di impotenza che a volte abbiamo sperimentato non si cancellano facilmente. L’auspicio è che continuiamo a essere  forti perché siamo un gruppo vero anche fuori dal periodo emergenziale e di questo sono convinto”- conclude il dott. Bettega.