ERBA – Riceviamo e pubblichiamo:
Non si parla, per una volta almeno, del comparto tessile o della consueta cartolina turistica che attrae visitatori da tutto il mondo. È Erba, la cittadina a metà strada fra i due capoluoghi lariani, a indicare la strada. Una strada percorsa da oltre duemila persone sabato pomeriggio, dalle 17 alle 18, in una Marcia della Pace mai così partecipata. Ma non è il numero – pur significativo – a catturare l’attenzione.
È la straordinaria capacità dei cittadini di interpretare autenticamente la necessità di pace, dando vita in pochi giorni a un’iniziativa che ha raccolto l’adesione di oltre quaranta associazioni diverse. Il bisogno di pace, la consapevolezza della tragedia che si sta consumando in Palestina, sono stati declinati non sul terreno della contrapposizione, ma su quello del dialogo e della collaborazione tra le realtà sociali e civili del territorio.
È qui che vive il valore del “modello erbese”: non soltanto nel numero dei partecipanti – comunque la più grande manifestazione per la pace degli ultimi anni – ma nella capacità di costruire ponti, non muri. Un modello che racconta un nuovo modo di intendere l’impegno sociale: quello che mette al centro le persone, gli obiettivi condivisi e la volontà di costruire insieme un percorso comune.
Dario Esposito, Coordinatore UIL Lario, sottolinea: “Ed è da qui che bisogna ripartire per dare concretezza a quanto la UIL, assieme a tanti altri, chiede da tempo: due popoli, due Stati. In questi giorni, il Segretario Generale della UIL Pierpaolo Bombardieri ha rilanciato l’appello per una grande iniziativa popolare nazionale, senza bandiere né appartenenze, che sappia riportare il tema della pace al centro, nella sua urgenza e nella sua verità umana.
Dario Esposito conclude: Erba non può essere ricordata solo come un bel sabato pomeriggio. Sia d’esempio su quanto sia importante evitare di polarizzare temi che dovrebbero vederci tutti uniti. Lavoriamo perché la parola “pace” torni a unire, non a dividere.