LAMBRUGO – Per lui è una passione, ma per qualcun altro potrebbe diventare una ricetta anti-crisi. Ettore Cappelletti è pronto a svelare la propria arte, frutto di anni e anni di sacrifici, a qualche giovane volenteroso che, perchè no, potrebbe avviare un mestiere. D’altronde come dice il conosciuto lambrughese “Non esistono scuole di meridiane”. E quindi lui, gnomonista che rifiuta questa definizione, è disponibile a offrire il suo tempo e i suoi studi.
Ettore è un vero personaggio non solo a Lambrugo, dove è nato e vive, ma in tutto l’erbese. Nato prematuro nel 1933, ha subito imparato a combattere per la vita. “Oggi dico che a salvarmi è stato lo sport – afferma l’uomo – Da bambino ho iniziato a correre e non mi sono più fermato”. Ettore, compiuti gli studi, si è dedicato alla professione di geometra fino al 1990, anno in cui è andato in pensione. “Finito il lavoro, ho subito pensato che dovevo trovare qualcosa da fare. E così ho coltivato quattro passioni: l’ambiente, lo sport, le poesie e le meridiane“.
Per quanto riguarda il primo ambito, Ettore è stato uno dei fondatori del gruppo naturalistico lambrughese che ha operato dall’inizio degli anni ’70 fino ai primi anni ’90. “Poi lo abbiamo sospeso, c’era tanto da fare e sempre meno persone. Oggi però ripristinare questo gruppo è un’idea che mi torna in mente spesso – ammette – Oggi più che mai servono volontari in paese che possano arrivare dove non può più il pubblico”.
Lo sport, invece, è il grande amore di Ettore. E’ stato protagonista di corse su strada e marce (tra cui la marcia di Nimega in Olanda) e il risultato sportivo più importante lo ha ottenuto nella staffetta 4×400 nazionale. E’ diventato anche allenatore e per 20 anni ha tenuto corsi in paese. L’esperienza più bella però è legata al gemellaggio erbese con Tournon sur Rhone. “Nel ’73 sono stato contattato dall’allora sindaco di Erba: voleva qualche idea per “gemellare” le due città anche da un punto di vista sportivo. Ho sconsigliato di organizzare match che avrebbero portato alla vittoria di una formazione e alla sconfitta dell’altra e ho pensato di proporre in prima persona un’impresa sportiva”. Con altre 7 persone, Cappelletti è partito a piedi e ha raggiunto la città francese. “Ci siamo organizzati per l’estate del ’74 e, ai primi di agosto, ci siamo messi in cammino. Erano 503 chilometri, divisi in 10 giorni. Ricordo un gran sole e i chili persi ma è stata una bellissima avventura: in tutte le tappe ci accoglievano come eroi, una bella soddisfazione”. E poi Cappelletti ha iniziato anche a organizzare marce, come la “Giro Laghi” a Lambrugo, poi denominata “Quattro Ponti sul Lambro”. Un amore, quello per la corsa, che Cappelletti ha lasciato solo ora per un problema a un ginocchio, compensato però dalle passeggiate che ancora compie sul Cornizzolo.
Oltre a tanti ricordi, dal cassetto della casa di via Stazione sono uscite 240 bellissime poesie. Anche questa è una passione di lunga data. “Le prime poesie che ho scritto sono dovute a una punizione della professoressa di Italiano delle scuole. Dato che non volevo studiare le poesie a memoria ma ero molto bravo a scrivere i temi in classe, l’ultimo che ho fatto prima della maturità, ha voluto lo trasformassi in poesie con endecasillabi e rima alternata. Recuperata “La bufera”, questo il titolo del poemetto che raccoglie quelle prime poesie, Cappelletti ha riscoperto la penna, si è iscritto all’Acarya, ha vinto importanti concorsi ed è pronto a presentare il suo primo libro (sarà presentato il 28 novembre prossimo).
Un filo rosso lega gli hobby di Cappelletti: l’allenamento. Ci vuole per essere uno sportivo, ma è necessario anche per trovare le rime nella scrittura. E poi è assolutamente indispensabile per amare la matematica. “Mi piace la trigonometria, in particolar modo, invento formule su qualsiasi cosa. E proprio coltivando questo “pallino”, è arrivato a definire le regole per disegnare una meridiana moderna. “Ho messo davvero l’anima in questa impresa e oggi sono orgogliosissimo di quanto ho fatto e spero con tutto il cuore di poter tramandare quest’arte a qualcuno”. Perchè interessarsi di meridiane? “Facevo parte di quel 99% delle persone che davanti a una meridiana pensa sia sbagliata perchè la sua ora non corrisponde a quella dell’orologio”. Con questo “tarlo” in testa, Cappelletti ha iniziato a interessarsi alla materia, a leggere libri e a frequentare il planetario. “Ho scoperto che quasi tutte le meridiane sono cosiddette “antiche”: le loro ore non corrispondono a quelle dell’orologio. Io invece mi sono imposto di realizzare una meridiana che, in qualsiasi luogo venga collocata, possa restituire esattamente l’ora dell’orologio. Per 3 mesi sono andato al planetario e ho imparato tantissime cose, utili per la mia nuova sfida. Poi ho recuperato un vecchio attaccapanni in cantina, l’ho fissato sul terrazzo e tutti i giorni, al rintocco delle ore del campanile, dal 5 aprile 1990 al 5 aprile 1991, ho segnato il punto dove finiva l’ombra prodotta dal sole”. Una vera impresa per lui ma anche per la sua paziente famiglia che ha supportato il “lavoro” di Ettore. “Alla sera univo i punti. Ho disegnato 220 linee (tante sono state le giornate di sole di quell’anno)”. A quel punto il sole aveva disegnato la prima meridiana di Ettore, una meridiana orizzontale. Rimaneva quindi il problema di trasformarla in verticale. Come fare? “Ho usato una candela, uno stelo e una piccola parete di legno: ho passato notti e notti sul tavolo a pensare e, alla fine, ho capito che ci sarei arrivato anche con la logica: bastava ribaltare la meridiana di 90 gradi”. E così, con i calcoli alla mano, Ettore ha realizzato la prima meridiana verticale su commissione: a Castelmarte nel ’95. “Al momento ne ho fatte 18 (una anche sulla facciata del comune di Lambrugo, vedi foto), alcune orizzontali e altre solo calcolate. Per fare una meridiana mi occorrono alcuni giorni di rilievo, un mese di calcoli e poi altri 5 giorni per riportare il disegno sulla parete. Poi prosegue il lavoro il decoratore”. Un “lavoraccio”, insomma, verrebbe da dire, ma Ettore non lo sente come un peso, anzi, e non vuole nemmeno farsi aiutare dal pc con i calcoli. Ora però tutto questo sforzo sarebbe bello fosse ricompensato. Ettore cerca qualche giovane interessato a continuare la sua opera. Una vera e propria idea anti-crisi: Ettore infatti assicura che se l’avesse fatto come mestiere, oggi sarebbe ricco.