ERBA – Il Teatro Excelsior di Erba gremito in platea e in galleria per poco meno di due ore di grande suggestione, in un clima traboccante di affetto per il “festeggiato”: questo, in sintesi, il bilancio delle due serate (5 e 6 giugno) de Io sono il Buon Pastore, la sacra rappresentazione ideata dalla comunità di Crevenna in occasione dei 50 anni di sacerdozio di don Ettore Dubini, vicario parrocchiale di Santa Maria Maddalena. Uno spettacolo curato in tutti i dettagli – dal testo alla recitazione, dai costumi alle scenografie “virtuali”, dagli effetti di luce alla colonna sonora -, portata in scena da una compagnia di circa 80 volontari (tra attori e collaboratori dietro le quinte) e salutata al termine da applausi scroscianti e ripetuti.
Alla prima serata hanno assistito, tra gli altri, il sindaco di Erba Mauro Caprani (seduto al fianco di don Ettore), il presidente del Consiglio comunale Claudio Ghislanzoni con altri consiglieri (l’iniziativa era patrocinata dal Comune), il prevosto monsignor Angelo Pirovano con altri sacerdoti della Comunità pastorale Sant’Eufemia, il premio Oscar Franca Squarciapino e ospiti provenienti da Misinto (città natale di don Ettore) e da Paderno Dugnano (dove è stato parroco per 33 anni prima di venire a Crevenna). Tra questi ultimi, anche Franco Targa, presidente della Cooperativa Emmaus creata da don Ettore nel 1986, che al Villaggio Ambrosiano sta realizzando Casa Zarepta, una struttura residenziale protetta per persone con disabilità: un progetto a cui è stata destinata parte degli incassi delle serate. Per desiderio della compagnia, la serata è stata dedicata ad Alessia Borella, insegnante e madre di famiglia, molto conosciuta e stimata in città per il suo impegno associativo, prematuramente scomparsa il giorno prima.
Quando le luci in platea si sono abbassate, non è stato difficile entrare nell’atmosfera della rappresentazione, in atto unico, ma divisa in tre parti tematiche: «L’Annuncio», «La Passione» e «La Chiesa». Merito di una scenografia di grande impatto, basata su immagini (alcune delle quali frutto dell’intelligenza artificiale) riprodotte sul ledwall a fondoscena, che hanno contestualizzato i vari “quadri” della vicenda. Nella prima parte, durante il racconto degli Evangelisti, il ricorso alla tecnologia multimediale – ottimamente diretta dal banco di regia – ha consentito anche di proiettare scene fotografate e filmate realizzate nel nostro territorio per rievocare alcuni passaggi della vita di Cristo: la chiamata degli apostoli sul Mar di Galilea (il lago di Alserio), il Discorso delle Beatitudini (le alture alle spalle di Crevenna), l’ingresso in Gerusalemme (il borgo di Villincino) e così via.
Grande apprezzamento, naturalmente, per la performance degli attori, calatisi nei rispettivi ruoli con naturalezza e spontaneità. Ampio risalto, ovviamente, per la figura di Cristo, un Daniele Torresani convincente per presenza scenica e serenità d’animo. Ma tutti gli interpreti – da quelli a cui erano richiesti monologhi impegnativi a chi era chiamato a brevi battute – hanno svolto il loro compito con bravura ed efficacia, dando vita a una rappresentazione realmente corale e meritandosi il consenso del pubblico in entrambe le serate.
Angelo Garofoli, autore del testo e regista, si è pubblicamente complimentato con tutto il gruppo, rievocando i lunghi mesi di prove effettuate a partire da settembre nell’oratorio di Crevenna e richiamando la tradizione erbese di sacre rappresentazioni nella quale ora anche Io sono il Buon Pastore si iscrive di diritto: dalle Passioni di Cristo al Licinium degli anni Venti, Cinquanta e 2000, al Dramma del verbo Amare (opera dello stesso Garofoli), in scena all’Excelsior nel 1985.
Ai complimenti del regista si sono aggiunti, naturalmente, quelli di don Ettore. «Quando siamo partiti, sinceramente non pensavo che avremmo ottenuto un risultato di questo genere…», ha confessato, ricordando il personale auspicio espresso all’inizio delle prove, e cioè che questa rappresentazione fosse caratterizzata da uno slancio “evangelizzatore”. «Mi sarebbe piaciuto che questo spettacolo fosse una sorta di “missione di popolo”… Ci siamo riusciti, grazie a voi – ha detto, rivolgendosi alla compagnia -. Non avete solo interpretato un copione, avete dato voce al Vangelo. E l’avete comunicato al pubblico».
Al termine della prima serata, Mattia Canali – interprete del giovane Ettore che confessa i suoi dubbi esistenziali a Cristo nel Getsemani -, a nome della compagnia, ha donato a don Ettore una piccola statua di Gesù “Buon Pastore” proveniente da Lourdes, a ricordo dell’occasione e a suggello della stima e dell’affetto che tutta la comunità manifesta per lui. Domenica 9 giugno (all’indomani dell’anniversario esatto della sua ordinazione) don Ettore celebrerà la Messa a Misinto; a Crevenna, invece, il clou delle celebrazioni sarà in luglio, in concomitanza con la festa patronale di Santa Maria Maddalena.
La messa in scena de Io sono il Buon Pastore è stata integralmente filmata da Televallassina, che la manderà in onda prossimamente, in data ancora da definire.
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